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leverie di sicurezza e libertà civile e religiosa, purchè deponessero le armi e pagassero un tributo. Anche Amasa, nipote di Giorgio, nella speranza di essere introdotto per questa via nel principato di suo zio, entrava a parte della trama, per la quale avrebbero i mussulmani vinto la guerra, Scanderbeg trovato la morte, ed i congiurati ricevuto dappoi per le man di Maometto la punizione meritata. Giammai il pericolo di Giorgio non fu maggiore, ed opportunamente gli arrivò proprio n quei giorni il soccorso che per ordine del Papa con otto galere gli portava Gabriele Borgia; perchè mentre egli per sua sagacià scuopriva la congiura, le genti pontificie con l'autorità e riputazione loro gli fornivano il modo di opprimerla. Amasa disertò la bandiera di Cristo, e fuggì tra i nemici esecrato da tutti come traditore della fede, della patria, e del suo sangue : gli altri capitani implorarono la perdonanza del fellonesco machinamento, e Scanderbeg più che mai grande perdonò ai pentiti, brandì la spada contro gl'infedeli, ed acceso da marziale bogliore sanguinò per trasudamento dalle labbra. È noto nella storia che avvicinandosi il momento della battaglia il labbro inferiore di Giorgio diveniva convulso, e scaldato dall'ira grondava sangue. Quello era il momento delle sue vittorie uscì alla campagna, assaltò i nemici, e colla rapidità della folgore li percosse all' esterminio: ebbe venti bandiere, mille e cinquecento prigioni, tutto il campo, lasciò ventimila morti sul terreno, poco dopo vide ai suoi piedi incatenato il bassà dei turchi ed il nipote ribelle. Vittoria mirabile che fece stupire chiunque ne udì la notizia, e molto più coloro che dettero mano a con seguirla. Papa Calisto se ne rallegrò con Gabriele capitano delle sue galere in Albania, e gli scrisse in questa sentenza **: ‹ Il tuo arrivo alle marine di Epiro per soccorrere a Scanderbeg quando questi si trovava all'apice dell' estrema necessità, ci ha recato il più grande conforto. Il gaudio ne riempie l'anima pensando che i soccorsi nostri gli siano giunti al tempo opportuno, ed abbiano fatto a suo favore quello che più d'ogni altra cosa gli bisognava ». Per ciò anche Scanderbeg ne volle mo strare pubblici segni di gratitudine; e quantunque in ogni parte

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di Francia, d'Italia, e di Lamagna mandasse in dono cavalli, bandiere e schiavi, nondimeno le primizie delle spoglie trasmise a Roma, acciocchè questa città che più d'ogni altra l'aveva sostenuto ed era piena della fama del suo trionfo lo fosse altrettanto degli ornamenti e dei guadagni 5. Amasa fu mandato prigioniero in Italia, gli epiroti si strinsero sempre più intorno all'invitto principe, e Maometto pentito d'aver provocato quell'uomo di tanta virtù mandò a domandargli la pace. Dicono che Giorgio facesse risposta in questi termini: «< Turpissima cosa io stimo ogni maniera d'amicizia con te, che sei tutto lordo del sangue innocente dei cristiani versato in ogni parte di Grecia e d'Ungherìa: vorresti tu adesso opprimere anche me disarmato all'ombra dell' amicizia? Va; cercati altrove gli amici: lascia che io da me prosegua a procacciarmi col ferro quella pace che ho cominciato a gustare nel punire gli scellerati ». Il pontefice Calisto non la cedeva a questo guerriero in fatto di fermezza: per ciò al tempo stesso mandava in oriente altre quattro galere e di più sei vascelli carichi d'ogni bene per l'armata 46; prescriveva a Gabriele Borgia che con la divisione sua, lasciata la Macedonia, tornasse a congiungersi al Patriarca, ed a questo comandava che pericolando l'isola di Cipro per gl'insulti del re di Caramania le si dovesse portar soccorso, affinchè l' armata pontificia mantenesse in ogni parte il glorioso titolo che meritato aveva, di protettrice del cristianesimo ovunque fosse oppresso o minacciato.

E non vi sarà mai alcuno che fatto, studio profondo sulla storia di quei tempi, non debba convenire, che dopo la conquista di Costantinopoli altri non possa maggiormente pretendere il vanto di avere arrestata la marcia di Maometto quanto papa Calisto. Egli lo frenò sul mare, egli cooperò per diversione alla vittoria di Belgrado, egli sostenne l'Epiro e fece spalla a Scanderbeg: così che la potenza del turco non solamente non venne crescendo, ma restò anzi in ogni parte per terra e per mare grandemente infrenata. E questo stesso fu tanto noto allora a ciascuno, che produsse appunto l'effetto contrario

45. MARINUS BARLETUS. De vita et gestis Scanderbeghi. Lib. IX. edit. Francofurti in-fol. 1578. p. 168 B. in fine.

46. RAYNALDUS. Ann. 1458. n. 18. 19.

ai disegni di lui, perchè i principi cristiani tenendosi in quel modo per sufficientemente assicurati, e finita la paura che avevano del turco concepita, tanto si raffreddarono, che deposto ogni pensiero di altre spese e di altri passaggi, abbandonarono il Papa solo in quella lotta, che gli pesava addosso già da quattro anni. Anche il patriarca Scarampo ch' era uomo di guerra non vedendo soccorsi gagliardi di alcun principe di maggior potenza nè anche sperava di poter fare coll'armata sua cosa alcuna che già fatta non avesse, per ciò domandava di essere richiamato, e di poter lasciare alcun altro in sua vece, il quale si mantenesse all'ordine per le difese dei luoghi, e perchè il turco non pigliasse animo a insolentire.

Tutte queste cose riempivano d'amaritudine l'anima di Calisto, e non gli davano riposo, nè gli facevano gustare alcuna dolcezza di questa vita: le speranze, la lega, il passaggio, i principi alleati, la riscossa di Costantinopoli, la cacciata del turco dall'Europa erano ormai divenute cose disperate. Per altri tutto questo non era che un freddo rincrescimento, ma per lui erano spine pungenti e carboni accesi sul cuore che lo tormentarono a segno, in quell'età sua di ottantasei anni, insieme ad altre brighe per la successione del regno di Napoli e per disgusti di famiglia, che lo ridussero alla morte nel dì sei agosto 1458. Quasi potrebbe dirsi che la provvidenza lo portasse al papato, quando bisognava un'anima come la sua per reggere il timone alla nave del cristianesimo, perchè il turco (senza esser distrutto come flagello permanente dell' ira celeste) almeno deponesse il pensiero dell'imprese di Vienna e di Roma; e come poi ebbe per suo mezzo conseguito l'intento lo chiamasse a riposarsi in una vita più tranquilla all'ombra dei meriti conseguiti per le vittoriose sue cure.

Alla morte del sommo pontefice come sempre solevano, per la naturale inclinazione degli uomini alla varietà e per le condizioni del governo elettivo, succedere cambiamenti, così in questa circostanza cadde tutto il potere della casa Borgia, che altrettanto numerosa di parenti e di nipoti, quanto piccola di meriti e di virtù, era assai malveduta dai cardinali e dal popolo. Pietro duca di Spoleto, gonfaloniere di santa Chiesa e castellano di castel Santangelo due ore prima che morisse lo zio

partendo celatamente andò ad Ostia e per mare a Civitavecchia, ove poco dopo convennero da parti diverse tutti gli altri parenti fuggiti da Roma. Colà poco dopo morì naturalmente messer Pietro, e la rocca non tornò in mano al papa successore se non dopo due mesi, allorchè messer Galzerano che la comandava s'accordò col cardinale Rodrigo Borgia vicecancelliero di partir con lui settantamila ducati d'oro che ci erano rimasti contanti 47.

Poco dopo il cardinale Scarampo navigò di ritorno pe 'l conclave, ed avendo lasciato in oriente una parte dell'armata, menò l'altra seco in Italia 48. Egli poi fece in Roma l'ingresso pubblico da trionfatore, ricevuto alle porte, e per le strade accompagnato dai conservatori e dal popolo romano, che in mezzo agli applausi ed alle iscrizioni lo paragonarono a Pompeo, lo ascrissero al patriziato e lo ricolmarono di tutti quegli onori, che potesse la città conferire, e l'animo suo, quantunque cupido, desiderare 49.

VIII. — Quando i cardinali ebbero compiuti i funebri uffici per il defunto Pontefice si assembrarono conforme all' usanza dei maggiori nel conclave ad eleggere il nuovo Papa: e siccome nella precedente esaltazione di Calisto occorse quella novità di voto che in principio del libro ho narrato, così nel conclave susseguente venne, sopra a quel modello, un giuramento anticipato di tutti gli elettori. Imperciocchè essi di co

47. DELLA TUCCIA. GIORNALE ARCADICO T. CXXXI. 1883. pag. 204. e 206. STEFANO INFESSURA. Cronaca Romana. S. R. I. T. III. Par. II. p. 1135. RAYNALDUS. Ann. 1438. n. 41.

48. GOBELLINUS. Comment. Pii II. Lib. VIII. in-fol. Francofurti 1614. p. 205. JACOBUS AMMANATI seu Cardinalis Papiensis Comment. Lib. II. ibid. p. 369. 49. CIACCONIUS. Vitæ Pontif. et Card. Tom. II. p. 922.

JACOBUS PHILIPPUS TOMASSINI. De viris illustribus Patav. in-4. 1630. p. 14. UGHELLI. Ital. Sacr. in fol. Venezia 1717. Tom. I. pag. 615. Tom. II. pag. 33. Tom. HI. pag. 170. Tom. V. pag. 119.

MURATORI. S. R. I. Tom. XVII. pag. 1043. Tom. XXI. pag. 288. Tom. XXIII. pag. 1108.

FREHERUS. S. R. Germ. T. II. pag. 125.

PALATIUS. Vitæ Pont. in-fol. Venezia 1688. Tom. III. p. 568.

CARDELLA. Vite de' Card. T. III. p. 98.

FRANCESCO CANCELLIERI. Lettera al signor Filippo de Romanis pubblicata in Roma nelle Effemeridi letterarie, giornale edito da Gaetano Cavalletti fasc. XXII. T. VIII. luglio, settembre 1822. pag. 29. Le iscrizioni lapidarie dello Scarampo le rimetto al Tomo quinto, tra i documenti.

mune consentimento stabilirono, che avanti di dar principio agli squittinî si dovessero formulare alcuni capitoli opportuni al buon regime della Chiesa e dello Stato, l'osservanza dei quali ciascuno dovesse avanti promettere e poscia mantenere giugnendo al papato. Il Rainaldo 50 produce tutta intiera la prammatica o costituzione dello Stato papale, che fu realmente da tutti i cardinali giurata; per me basterà volgarizzare il capitolo primo che a verbo a verbo dice così: « Primamente ciascun cardinale giurerà e prometterà di continuare a tutto suo potere l'armamento già cominciato contro gl'infedeli nemici della croce di Cristo, per la dilatazione ed esaltamento della fede, sino al termine felice, secondo la facoltà della romana Chiesa, e consiglio dei suoi fratelli i cardinali della stessa santa romana Chiesa, o della maggior parte di loro ». Donde apparisce quanto si stimasse necessario il proseguir l'opera sopra gli stessi principî di papa Calisto. Sotto cotesti auspicî salì alla dignità suprema il famoso predicator della crociata Enea Silvio Piccolomini, cardinale di Siena, che prese il nome di Pio secondo, le cui prime e maggiori applicazioni furono appunto il proseguimento della guerra sacra contro al tiranno d'oriente 54. E volendo Pio promovere l'unione dei principi cristiani contro al nemico comune, intimò un congresso generale di tutti i potentati nella città di Mantova, al quale tanto sollecitamente intese, che nel più crudo rigor del verno, e dopo soli cinque mesi dalla sua elezione si mise in viaggio per essere con la persona sua a presiedere l'assemblea degli ambasciadori oltramontani e oltremarini e del primo fiore dei dotti uomini greci e latini di quella età, che tutti ad una voce, specialmente gli orientali, domandavano il modo d'infrenare i turchi.

- 1459.

Pio II, partito da Roma il ventidue di gennaio per la via di Siena e di Bologna, entrò in Mantova il ventisette di maggio; e il primo giorno di giugno fece aprire le sedute con una

50. RAYNALDUs. Ann. 1458. Pii papæ II. Anno 1. n. 5 ad 9.

JOANNES DOMINICUS MANSI. Supplementum ad Concilia Veneto-Labbæana. in-fol. Lucca 1751. Tom. V. pag. 315.

51. MURATORI. Ann. d'Italia 1458. in fine.

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