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in fondo, il Trevisano sur un palischermo in fuga, la capitana tutta forata in deriva e indi a tre miglia sommersa; il presidio dei ridotti in precipitosa ritirata, il ponte distrutto; quindici galèe, tre navi grosse, e molte minori sottomesse; duemila morti, tremila prigioni: perdita di soli quaranta collegati".

Così terminossi in una giornata d'inverno la guerra di Ferrara per battaglia anfibia in terra e in acqua, fluviale e marina; donde Giulio seppe cavare gran frutto a beneficio degli stessi Veneziani, e riusci finalmente a diffinire la intricata e strana questione della libertà del mare. Per questo mi sono fermato sul Po, e mi ci trattengo ancora infino a compiuto racconto, spettatore del marzial trionfo dei Ferraresi e del Duca. Di che Lodovico Ariosto, quantunque assente in quel giorno correndo per le poste ambasciatore straordinario del Duca a chiedere i soccorsi di Roma, ci ha lasciato ricordo nel classico poema, dove canta le glorie della sua patria innanzi all' istesso sovrano, cui dirige il discorso 25. Pro

"COELIUS CALCAGNINUS, Comment. de venetæ classis expugnatione, in-fol. Basilea, 154, p. 484.

BELCAIRUS, Comment., lib. XI, in-fol. Lione, 4625, p. 332.
BEMBUS cit., lib. IX, prop. fin.

GUICCIARDINI cit., lib. VIII.

PAOLO GIOVIO, Vita di Alfonso da Este, in-12. Venezia, 1597, p. 25.

25 LODOVICO ARIOSTO, Orlando furioso, XL, 2:

« Ebbe lungo spettacolo il fedele

Vostro popol la notte e il dì che stette,
Come in leatro, le inimiche vele
Mirando in Po tra ferro e fuoco astrette:
Che gridi udir si possono e querele,
Ch' onde veder di umano sangue infette,
Per quanti modi in tal pugna si mora
Vedeste, e a molti dimostraste allora.
» Nol vidi io già, ch' ero sei giorni innanti,

cedevano a remo sul fiume otto galèe, prescelte tra le meno guaste, colle armi in mostra, e le bandiere nemiche in forma di trofeo: seguivano appresso i barconi del ponte disfatto, tutti pieni di prigionieri disarmati, e attorno fuste e brigantini di guardia colle milizie vittoriose. Il duca Alfonso vestito di tutt'arme, e sopravi lo strascico della clamide sovrana, sfoggiava dalla poppa della galèa dei Marcelli; e il cardinale Ippolito modestamente sopra una barchetta ordinaria, senza intromettersi negli onori della vittoria, dimostrava coi fatti di cederla tutta al fratello. Le trombe squillavano marziali armonie, e l'artiglieria rinforzava il concerto della pubblica esultanza vivamente espressa dalle altissime acclamazioni dei popoli accalcati sulle due ripe, o concorrenti appresso ai vincitori sopra burchi, scafe, gondole, battelli, lancioni, caicchi, sandali, schifi, in somma sopra palischermi d'ogni maniera.

Ritorno volontieri alla voce Palischermo, perchè mi credo onorato di parlare e di scrivere la lingua di Dante e di Colombo, anzichè accattare stranezze dalla Senna e dall' Ebro. I documenti del secolo decimoterzo, i classici,

Mutando ogni ora altre vetture, corso
Con molta fretta e molta ai piedi santi
Del gran Pastore a domandar soccorso.

Poi nè cavalli bisognár nè fanti,

Ch'in tanto al leon d' or l'artiglio e il morso
Fu da voi rotto, sì che più molesto

Non l'ho sentito da quel giorno a questo.
» Ma Alfonsin Trotti, il qual si trovò al fatto,
Annibale e Pier Moro, e Ascanio, e Alberto,
E tre Ariosti, e il Bagno, e il Zerbinatto,
Tanto me ne contar ch' io ne fui certo.
Me ne chiarir poi le bandiere affatto,
Vistone al tempio in gran numero offerto;
E quindici galèe che a qneste rive
Con mille legni star vidi captive. »

i giurisperiti, i viaggiatori, l'Ariosto, il Pulci, il Botta, il Carena, tutti ripetono Palischermo: tanto che se v'ha nella lingua d' Italia tecnico vocabolo di marineria da ogni uomo ricevuto, gli è proprio desso. Bel termine e vivo nella nostra lingua soltanto; la quale ci conserva, specialmente nelle cose del mare, le originali tradizioni dei Pelasghi. Secondo le radici arcaiche esprime la pluralità degli scalmi (Tous σxaλμós); e secondo le italiche esprime pala e scalmo, cioè remo e caviglia. In somma risponde al supremo concetto di genere universale, tanto necessario nel discorso ordinato e diffinitivo: e comprende con una sola voce ogni maniera di piccoli legni assegnati principalmente a camminare coi remi, e a non dilungarsi troppo dal lido o dai navili grandi, pel servigio dei quali sono fatti e condotti. Sotto questo supremo genere entrano i subalterni, come dire palischermi marini, lacustri, e fluviali; e le diverse specie da caccia, da pesca, da lavori idraulici; e le diverse qualità di lusso, di salvamento, di milizia, con tutti i loro nomi particolari e distinti, come altrove ho notato, perchè si vegga la ricchezza e proprietà della marinaresca nomenclatura italiana, onde siam francati dalla miseria e dalla vergogna di accattare altrove 26. Mi hanno risposto dicendo, che oggidi i marinari non costumano più la voce Palischermo; e in vece usano dire Imbarcazione. Grammercè di tali novelle, Signore, chiunque tu sii ostinato a stravolgere le voci con manifesto neologismo, e servile imitazione straniera, in senso non mai conosciuto dai nostri scrittori accreditati. Fa senno, vieni alla prova, rimetti in onore i termini nostrani; e presto presto vedrai i marinari averli più cari e ripeterli meglio che non le stranezze puntellate dall' abuso. Tutti sanno facilmente ac

26 P. A. G., Medio èvo, II, 347.

conciarsi al bene, anche nel parlare: e gli stessi marinari ne forniscono luminosa prova, dismessa alla buon'ora tutta una congerie di vociacce, come tutti sappiamo. Essi han lasciato in specie il barbaro Canotto; tu in genere di' altrettanto della stravolta Imbarcazione, e vivi contento

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[20 febbrajo 1510.]

VIII. Per la giornata di Ferrara (nella quale di poco o di nulla s' intromise) crebbe tanto la riputazione di Giulio, che i Veneziani deliberarono volersi a ogni patto e subito pacificare con lui. Egli altresì da sua parte, chè in fondo non amava l'intramessa degli stranieri nelle cose d'Italia, e non voleva il totale abbassamento di quei Signori, volentieri dètte orecchio alle proposte; le quali immantinente tennero occupati i negoziatori dell' una e dell'altra parte: tanto che un mese dopo la battaglia tutto era fatto. Il Pontefice riceveva nella sua grazia i Veneziani, questi restituivano le città di Romagna, e insieme pubblicavano i capitoli della loro concordia. Ne' quali capitoli Giulio, tenendo conto di ciò che doveva aver promesso agli Anconitani, cavava fuori solenne dichiarazione, sommamente importante alla storia marinaresca, onde a gran trionfo della giustizia, anche per mutuo consenso delle parti, finalmente era riconosciuta la libertà del mare. Questo accordo, come tronco il corso a tante miserie e a tante guerre, così sia di compimento al largo discorso che ne ho fatto nella mia storia del Medio evo; e venga qui volgarizzato alla lettera, dall' originale latino. Nojoso documento nella forma, nel contesto e nelle continue minutissime riprese, impu

27 ARIOSTO, I cinque canti che seguono il Furioso, IV, 18: « Gittar fa in acqua i palischermi; e gente

A salutar lo manda umanamente. »

gnazioni e riserve: dalle quali tuttavia ciascuno può meglio comprendere le cavillazioni con che tale libertà era impugnata a discapito pubblico, specialmente delle città marittime della Marca e della Romagna. Eccone il tenore 28:

Capitolo decimo. Similmente gli Oratori veneti a nome del Doge e del Senato, come sopra, hanno promesso e si sono obbligati per tutto il tempo futuro in perpetuo di non impedire mai più nè frastornare diretrettamente o indirettamente, sotto qualunque pretesto o ragione, i sudditi tutti e singoli immediatamente soggetti della santa romana Chiesa, o vero delle città, castella, terre e luoghi di ogni denominazione della stessa romana Chiesa, insieme coi loro cittadini, abitatori, e popoli: similmente dicono di non impedire i sudditi mediatamente soggetti alla medesima Chiesa che tengono città, castella e luoghi d'ogni maniera in feudo o in vicariato, insieme coi loro vassalli, cittadini, contadini, abitatori e popoli delle già dette città, terre, castelli e luoghi, tanto della Marca d'Ancona, che della Romagna, compresa eziandio la città di Ferrara col suo territorio e distretto, così che le persone di tutti i predetti luoghi, e i navigli d'ogni maniera, e le merci d'ogni specie possano navigare liberamente, speditamente, e senza niuna gabella, pedaggio, imposizione, spesa, estorsione,

28 JULII PP. II, Capitula et conventiones cum illustri dominio Venetorum sub die xx februarii MDX. in-4. Roma, 1510. — Foglio volante alla Biblioteca Casanat. Miscell. in-4, volume 216.

JULII PP. II, Capitula et conventiones in tractatu inscripto, Copia cupitulorum factorum de anno MDX inter S. D. N. Julium secundum et Dominium Venetorum. Mss. Casanat., X, IV, 47, p. 160.

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