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nessuno, ma trucidavan sulle rembate, sulla palmetta, al piè dell' albero, o ricacciavano indietro mal concio chiunque si presentava: nè anche più potendosi maneggiare l'artiglieria di prua, per essere i legni di amici e nemici tutti confusi gli uni sugli altri, e i Turchi in mezzo prolungati a contrabbordo: in somma ridottosi il combattimento all' uccellare di archibuso o di spuntone per abbattere o infilzare dovunque si vedesse la minima particella di un corpo fuor dei pavesi, fosse di turco o di cristiano; finalmente si parve il vantaggio di chi studia nei libri, anche intorno alle cose di milizia e di marina: il vantaggio di chi sull' esempio degli antichi non lascia di tenere da ogni parte del suo bastimento, anche a tergo e sui fianchi, macchine e strumenti di offesa e difesa. Le galèe nostre, secondo gli inventart ufficiali, portavano cannoni alle bande: due pezzi da dodici sui fianchi; e similmente quattro smerigli alla mezzania, ciò era altri quattro pezzi da sei laterali "". Al modo istesso le galèe di Malta, come dice espressamente il Bosio, solevano portare un mezzo cannone dall' una e dall'altra parte della mezzania sul posticcio; pezzi acconci sulla conveniente piattaforma al di sopra dei banchi 58. I quali mezzi e quarti cannoni e smerigli facilmente si potevano mettere in batteria, o ritirare nella stiva, secondo le occorrenze del navigare e del combattere, per mezzo dello affusto a scalone, che per sua snodatura faceva piano inclinato, attissimo a rimaneg

57 DOCUMENTI, inventari e autorità cit. a p. 368, e 370: « Inventario delle galere di Nostro Signore, etc. fatto in Roma addì 26 aprile 1534. · Artiglieria........ due quarti cannoni per le bande........ quattro smerigli per le bande.

58 Bosio cit., III, 474, D: « Il mezzocannone che le galera della Religione sogliono portare dall' una e dall'altra banda a mezzania, nella posticcia. »

giare il pezzo, come altrove si è detto 59. Le palle laterali, devo ora io dire, provaronsi di buon peso la mattina del ventitre per decidere la sorte dell' ostinato combattimento: ed il fuoco dei Romani e dei Maltesi fece traboccare a favor dei Cristiani la bilancia. Come si cominciò dai fianchi a giuocar coi tiri di ficco, tantosto parve ai Turchi disperata la difesa. Anzi più, veduta una delle loro galere per quei colpi sfondata e sommersa, tutti abbiosciarono. Posero giù le bandiere, gittarono al mare le scimitarre, che avevano bellissime di acciajo damaschino; e salutando inermi colla mano alla bocca, alla fronte ed al petto, conforme l'uso nazionale, si arresero. Undici galèe guadagnate, una sommersa, duemila cinquecento morti, ottocento prigionieri, sessanta cannoni. Vittoria pagata a caro prezzo, restandovi i vincitori presso che disarmati per la moltitudine dei morti e dei feriti, messi insieme infino a mille cinquecento persone.

Quei che considerano la ragione dei fatti possono per molti esempi intendere, quanto talvolta in mare, più del numero dei navigli, valga la bravura e il numero dei combattenti 60: chè certamente nel caso presente dodici legni furono a un pelo per vincerne quarantadue. Anzi comunemente si disse che le cose sarebbero andate a rovescio per noi se nell'azzuffamento di quella notte fossero sopraggiunti sol quattro o cinque legni in ajuto dei nemici, e se i nostri non avessero potuto giuocare a tempo coi pezzi di traverso

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39 P. A. G., Medio èvo, I, 203; II, 230; e qui appresso più volte, come all' Indice, voce Scalone. (Lo scalone delle galèe è

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il primo tipo del moderno affusto Moncrieff.) P. A. G., Medio èvo, II, 26.

"Jovius cit., 331. — CAPPELLONI cit., 76.

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ANTONIO DORIA, Compendio cit., 71: « Andrea trovò la sera

[Agosto 1537.]

XVI. Lo stesso giorno dopo il mezzodi l'armata volse le prore inverso il Pacso, ed ivi sostenne quanto portava una prima cura ai feriti, un po' di rattoppamento ai navigli e alle manovre, e la ripartizione della preda meno danneggiata in parti proporzionali a ciascuna squadra. Toccò all' Orsino la migliore delle galèe, con tutte le artiglierie, e grossa mano di prigionieri per remigarla". Poscia sapendo che Barbarossa veniva a cercar vendetta, fecero vela a ponente verso Messina. Il principe Doria, il conte dell'Anguillara, il priore Strozzi, e gli altri capitani incontrarono ricevimento trionfale, e feste solenni nella città; e non rifinivano le lodi dei Siciliani per gli ottimi effetti cavati dalla gloriosa campagna con forze tanto limitate contro nemici così possenti. Vedete prestezza, fede, valore e successi, quando il démone della gelosia di stato non trova appicco tra i collegati ! [Settembre 1537.]

Però a Solimano da ogni parte giungevano sinistre novelle: abbandonata la Puglia, disfatto l'esercito, perduti gli schirazzi, le galèe, la gente, gli ambasciatori; e ciò per

vicino a Terraferma all' incontro dell'isola del Paxso et aspettatole dietro il capo, essendo la luna in quintadecima, che rendeva la notte chiarissima, le investì le dodici galere.... combattute dalle due ore di notte, fino a più d'una di sole : et al fine superate restarono prese.... morirono di loro e furono feriti 2500, e di Christiani trecento morti, e mille dugento feriti. »

DE HAMMER cit., X, 471, 474, 546: « Comandante delle dodici galere Ali Celebi, Kiajà di Gallipoli. »

62 Jovius cit., 332: « Abductis aliquot hostium triremibus captivis, quæ erant integræ. »

Bosio cit., 172, A: « Il principe Doria, havendo partilo il bottino colle galere del Papa e della Religione, se ne andò al Pacsù. »

opera soltanto di una quarantina di bastimenti. Lo sdegno suo cercava vendette: e sospettando che non avrebbe sortito tanti successi l'armata nostra in quella campagna senza secreta intelligenza coi Veneziani, gittavasi perdutamente ai danni della Repubblica, facendone assalire per terra e per mare tutti i confini, massime i possedimenti della Dalmazia e della Grecia; ed egli in persona col maggior nervo dei suoi metteasi all' attacco di Corfù. Ma in queste imprese sparpagliate, non altro gli successe se non desolare le campagne, bruciare le ville, e ridurre in schiavitù alquante migliaja di contadini; avendo le fortezze, e prima di ogni altra la piazza di Corfù, fatto buona prova contro gli assalimenti suoi. In Dalmazia Camillo Orsini e il conte Giulio da Montevecchio colle fiorite legioni della Marca e di Roma non solo difesero le piazze forti, ma tolsero ai Turchi diversi castelli; tra i quali Ostrovizza, importantissima per la posizione tra Zara e Traù

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In somma caduto d'animo per tante perdite, non compensato dagli incendî, e posto anche in pericolo della vita per una congiura di Cimmeriotti, che avevano risoluto di sbranarlo nel suo stesso padiglione; vedendo di più avvicinarsi l'avversa stagione, e temendo molestie dall' armata veneziana e dalla nostra se più tardasse la ritirata, si levò Solimano a mezzo settembre dall' assedio di Corfù, ed a Costantinopoli si ridusse, non senza

6 Jovius cit., 346, 31: « Conscriptis Anconæ cohortibus et opportuno tormentorum instrumento, atque item commeatu, Pontifex liberaliter adjuvit Crosiccium in Dalmatia.... Lucas Anconitanus pontificiis præerat auxiliis.... Misso Camillo Ursino, Ostrovizzam expugnarunt. »

MAMBRINO ROSEO cit., III, 494: « I Veneziani mandarono al presidio di Zara Camillo Orsini col conte Giulio di Montevecchio, che frenarono il grande ardire dei Turchi.... Camillo assaltò con gran vigore e prese Ostrovizza, luogo forte dei Turchi. »

gran vergogna per tanti disegni tornatigli vani nel primo cominciare. All' incontro le premure di papa Paolo sortirono felici effetti a vantaggio dell'Italia e della cristianità in tanti modi afflitta. Egli stesso, che intendevane l'importanza, e pigliava animo dalla cacciata di Solimano a sperare cose maggiori, segnavane il ricordo in una medaglia simbolica rappresentante il Delfino vincitore del Coccodrillo *. Basta accennarla, perchè ciascuno ne intenda il concetto, senza spendervi altre parole, non vi si trovando cosa che tocchi direttamente all' armata navale.

[Ottobre 1537.]

XVII.

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Buon per noi che la ritirata di Solimano avvenisse in tempo, e secondo il bisogno; perchè a un punto, quando colui se ne andava da una parte a Costantinopoli, sboccavano dall'altra in Italia più numerose le genti del re Francesco: che quando si fossero incontrati insieme, certamente avrebbero ridotto a mal partito più i popoli che l'Imperatore. Nondimeno peggiori guerre si ripigliavano ai nostri danni in Piemonte e in Lombardia: il marchese del Vasto cozzava col signore delle. Humières, questi cadeva di male in peggio, il Re spedivagli il figlio con molto rinforzo, poi presentavasi esso stesso in persona sul campo. Ma venendo sempre meno la fortuna di Francia, e vedutosi il Re agli estremi, non dubitò di mandare a Costantinopoli il signore di Rincon con dieci galere provenzali per richiamare in Italia Solimano e Barbarossa ad ajutarlo.

Intanto l'armata cristiana in Messina, rifattasi delle avarie e rifornita di gente, e cresciuta colle galere di

6 PHILIPPUS BONANNI, Numismata Rom. Pont., in-fol. figur. Romæ, 1699, I, 199, tav. II, n. 35:

PAULUS. TERTIUS. PONT. Max.

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