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degli studiosi ed alle citazioni degli scrittori. Allato alle tavole del vecchio Torcello, e dell' Anonimo posseduto dal Luxoro; allato a tanti altri cartografi genovesi e veneziani non disgraderà la comparsa del Crescentio di Roma, e dei Benincasa d'Ancona; e con essi entrerà quel Freduccio che primo segnò nel 1497 la declinazione della bussola; e quel Bonomi, parimente anconitano, che offeri ai Colonnesi la carta portata da Marcantonio vincitore a Lepanto ".

Ma fráttanto il capitano Cintio era giunto in Rodi, ed aveva presentato al Grammaestro le lettere di papa Alessandro, del commissario Giacopo, e del generale Benedetto. Le prime contenevano scuse per l'anno passato e speranze pel presente. Il Commissario scriveva di essersi congiunto al Cerigo coll' armata, e aver dovuto cedere alle pressantissime istanze del Generale di restarsi con lui per dargli mano nell' impresa imminente, come udirebbe a voce dal messaggiero. Finalmente il Generale con due lettere, confermando le cose scritte dal Commissario, aggiugneva che volendo questi a ogni modo andare a Rodi, non aveva altrimenti lasciato di farlo che per le grandi preghiere dello stesso scrivente, cui non

42 GRATIOSO BENINCASA, Portulario, 1435. Codice dell' Archivio di Ancona, segnato n. LXVI, di carte novantacinque, alte m. 0,28; larghe m. 0,20. Ne parla il CIAVARINI, nella Collezione dei documenti marchigiani, I, LIX; il PARDESSUS, Lois maritimes alterandone il nome in Benincosa; W. E. SMITH, The mediterranean, in-8. Londra, 1854, e ricorda l' esemplare conservato nel Museo britannico; C. DESIMONI, Lettere e note.

BARTHOLOMEUS DE BONIS HOMINIBUS anconitanus faciebat Anconæ 1570. Bellissima carta marina in pergamena, larga m. 0,93; alta m. 0,54, nobilmente miniata e conservata nell' Archivio Colonna in Roma. Grazie all' arch. Pressutti.

ATLANTE idrografico del Medio èvo, posseduto dal prof. Tammar Luxoro, pubblicato a facsimile ed annotato egregiamente da C. Desimoni, e L. T. Belgrano, in-8. Genova, 1867.

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sembrava nè onesto nè utile perdere il migliore tempo in distrazioni e viaggi di complimenti, quando si avevano eccellenti opportunità di combattere, come secretamente gli verrebbe riferito dal Capitano di Ancona e dai suoi Cavalieri.

Il Grammaestro, udite le relazioni di Cintio, lodavane il bel garbo; e ponendogli innanzi ricca collana di oro da portare sul petto per amor suo, gli consegnava le risposte. Al Papa diceva di spedire forze maggiori, e di procurare il concorso efficace delle grandi potenze: al Commissario di attendere con buona licenza e di grande animo all' impresa divisata: e al Generale, le stesse cose. ripetendo, aggiungeva buoni consigli, notizie recenti, e offerte amplissime di sè e dell' Ordine suo

[Agosto 1502.]

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XI. Mentre queste lettere di andata e di ritorno solcavano il mare Carpazio, Veneti e Romani movevano verso lo Jonio col disegno di abbassare l'orgoglio del terribile pirata Camali Aichio, che faceva da principe nell'isola di Santamaura; e da quel centro con molti bastimenti sottili infestava le riviere e i naviganti dell'Adriatico e dello Jonio.

Fra le sette isole possedute lungamente dai Veneziani, che non ha guari formavano stato indipendente sotto la protezione dell'Inghilterra, ed ora stanno insieme col regno di Grecia, non ultima di grandezza e di popolazione avvisiamo l'isola di Santamaura, chiamata altresí

43 JACOMO BOSIO, Storia dei Cavalieri gerosolimitani, in-fol. Roma, 1602, II, 560. Seconda edizione riveduta ed ampliata. FRANCESCO FERRETTI, La pietra di paragone della vera nobiltà, in-4. Ancona, 1685, p. 135.

GIULIANO SARACINI, Notizie storiche della città di Ancona, in-fol. Roma, 1675, p. 506.

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Leucade; e specialmente ricordata nelle storie pel salto che dicono quindi abbia fatto da una rupe nel mare la poetessa Saffo, tradita dal giovanetto Faone: salto che per lungo tempo a gara ripetevano gli amanti disperati della Grecia e di Roma, pensandosi di spegner pure nella scossa repentina delle gelide acque il fuoco ardente della passione. L'isola si prolunga da presso alle coste dell' Epiro, proprio rimpetto alla provincia dell'Acarnania; non essendovi di mezzo altro che un canale di dieci miglia, angusto altrettanto che lungo, e nella estremità superiore verso borea tanto sottile, da farci supporre che nei secoli più remoti sia stata congiunta da quella parte l'isola al continente. Ma nel tempo della nostra impresa,. come al presente, essa era ed è circondata per ogni lato dal mare, quantunque nella parte più ristretta, sopra bassi fondi, ed a cavaliere di alcune isolette o scogli vi sia stato gittato un ponte che sbarra il canale, mette l'isola in comunicazione colla terraferma, e mena di fronte alla metropoli, donde tutta l'istessa isola piglia il nome. Questa città così posta, e con buoni sorgitori attorno, è stata sempre piazza di molta importanza per chiunque guerreggia nello Jonio, e più o meno fortificata secondo i tempi. Nel principio del secolo decimosesto ell' era ricinta in giro di grossa e buona muraglia, fiancheggiata da massicci torrioni, munita di molta artiglieria, e maggiormente assicurata da un castello di pianta quadrilunga, protetto da cinque grandi torri rotonde, e da quattro piccole torri quadrate. Intorno alle scarpate della piazza e del castello fossi profondissimi, allagati dal mare; e aperto alle spalle sur una penisola il borgo, abitato da pescatori e da povera gente **.

44 P. VINCENZO CORONELLI, cosmografo della repubblica di Venezia, Allante Veneto, in-fol. magn., 1690, II, 27. « Isola e for

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[23 agosto 1502.]

XII. Volendo pertanto il General veneziano, Commissario nostro, da ogni lato circondare la piazza, dove per l'abbarramento del ponte non potevano spiegare in giro l'armata, fermarono di procedere con due divisioni convergenti da un lato e dall'altro al medesimo. punto obbiettivo: sí che la divisione romana colla prua a borea per didentro, fin dove è più angusto il canale tra il continente e l'isola, tagliasse le comunicazioni colla terraferma, e togliesse ogni via di sortita e di soccorso al presidio: allo incontro la divisione veneziana, per di fuori a largo mare, fino al porto di Demata, investisse la piazza é battessela dall' altra banda.

Era il ventitre d'agosto, e il Commissario nostro colle dodici galere romane, favorito dai venti australi, infilava rapidamente tra la terraferma e l'isola; oltre

tezza di Santamaura, dedicata al N. U. Matteo Sanudo, procur, di
san Marco. »

IDEM, Città, fortezze, isole e porti principali d'Europa, in-fol.
Venezia, 1689, tav. 155: Fortezze della Prevesa e Santamaura.»
T. II, 238: « Forte di Santamaura, e tav. 260, « Santamaura. »
TOMMASO PORCACCHI, Le isole famose del mondo descritte,
in-4. figur., Venezia, 1604, p. 75.

ANONIMO, Isole, fortezze e terre famose, in-8. bislungo figu rato. Venezia, senza l'anno. Bibl. Casanat., Oa, XIII, 3, p. 33, 34, 36.

IV, 146.

NICOLAS BELLIN, Atlas maritime, in-4. figur. Parigi, 1764,

CAP. W. H. SMITH, Jonian Sea, Santamaura Sourreyed, an. 1825.- Carte dell' ammiragliato britannico: «The strong castle of Santamaura. »

BASSORILIEVO in Venezia, Chiesa di santa Maria gloriosa dei Frari; sulla base del monumento, scolpito da Lorenzo Bregno e da Baccio di Montelupo alla memoria del generale Benedetto Cappello, vedesi il prospetto della fortezza di Santamaura.

passava lo Scorpione, il Drepano, la punta delle Torrette, il forte Sangiorgio; ed entrava nel grande stagno presso la estremità del canale, dove si tenevano in posta dodici galeotte di pirati. Costoro, già sugli avvisi, speravano poter cogliere l'armata nostra sprovveduta, o almeno conquidere i legni ad uno ad uno, come venissero a sfilare dall' angusto passaggio. Ma i Romani altrettanto animosi che guardinghi, sempre col piombino in acqua, tenendosi stretti tra loro in due linee di fronte, al primo comparire dei nemici, poggiarono tutti insieme sopra di loro, arrancando con tale impeto, e fulminando con tanta furia di cannonate, che tutte le galeotte volsero in fuga alla spiaggia; e i pirati gittandosi a guazzo fuggirono, lasciando i dodici legni abbandonati in potere dei vincitori "5.

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Non per questo i nostri marini indugiarono punto in festa o in bottino: anzi provvidamente seguirono la vittoria. E poichè niuno più poteva togliere dalle loro mani la preda, tirarono innanzi, ruppero il ponte, appostarono quattro galèe alla terraferma per impedire i soccorsi; e sbarcando sull'isola un migliajo di fanti, investirono la piazza dal lato meridionale, e occuparono il borgo. La sera dello stesso giorno, coperti dalle case,

45 RAYNALDUS cit., 1502, n. 21.

PETRI BEMBI, Rerum venetarum historiæ, lib. VI, in-4. Venezia, 1718, p. 212.

GUICCIARDINI, Storia d' Italia, in-fol. Venezia, 1738, p. 404.
Bosio cit., II, 564.

DE HAMMER, Storia dell'impero osmano, versione ital., in-16. Venezia, Antonelli, 1828, VII, 135: « La flotta papale di venti galere, e la veneziana assediarono e conquistarono S. Maura.... Gli storici osmani passano perfino sotto silenzio la detta conquista. » Però anche il De Hammer procede confuso colle persone, coi luoghi e co' tempi, cose d'altronde chiarissime pei documenti che qui si citano.

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