Abbildungen der Seite
PDF
EPUB

per Marcantonio Colonna e per Carlo Sforza altrove ho detto e dirò 3.

Tornato però Bernardo di Corone a svernare in Malta, ebbe suo malgrado a trovarsi involto in una sanguinosa baruffa, della quale non posso passarmi, perchè entra come causa prossima della sua chiamata in Roma; e perchè mi dà ragione degli uomini, dei tempi e dei fatti che ho a trattare. Ai primi di marzo in Malta, un gentiluomo fiorentino, seguace del Salviati, aveva steso morto in duello un giovane cavaliere della lingua di Provenza, con grandissima alterazione degli zii e degli altri parenti ed amici; che molti e prosuntuosi ne aveva l'ucciso nell'isola. Costoro accecati dalle furie della vendetta, tutti in frolla assaltarono a tradimento per la strada il Fiorentino: il quale quantunque con alcuni compagni valorosamente si difendesse, nondimeno toccò la peggio, e a pena potè ritirarsi grondante di sangue. Qui non finisce: hanno a esser cinque i ripicchi, e assai peggiori gli altri tre successivi de' due precedenti. Tutti quei signori a biasimare le superchierie e le uccisioni; e ciascuno da sua parte inteso a ripetere uccisioni e superchierie: cioè a commettere i medesimi falli biasimati in altrui. Tanto è folle la superbia, e tanto è cieca la passione di

P. A. G., Marcantonio Colonna alla battaglia di Lepanto, Le Monnier, 1862, p. 19. Documento coi nomi e cognomi di settantasette gentiluomini che formavano la casa militare del Capitan generale; e appresso al libro settimo tornerà lo stesso col capitano Carlo Sforza.

PAOLO DE MOCHIS, gentiluomo romano, in una lettera a Pier Luigi Farnese duca di Parma, narra come testimonio di veduta la fedeltà dei trenta gentiluomini poveri, provvisionati da Cesare Borgia duca Valentino, che soli gli restarono fedeli, e lo salvarono dalla furia del popolo romano dopo la morte del Papa. Lettera pubblicata dal RONCHINI nel giornale perugino del 1872, intitolato: Erudizione Artistica.

[ocr errors]

sordinata! I familiari del Salviati e gli amici del Fiorentino tornarono in piazza, gridando e bravando contro i Provenzali: e li una terza puntaglia, spargendosi dall'una parte e dall' altra di molto sangue. Pareva nella notte seguente quietato il tumulto: e già il Grammaestro dava corso alla giustizia contro i religiosi dell'abito, e il Salviati da parte sua metteva in catena una diecina di gentiluomini, quando i Francesi fatta secretamente tra loro una conventicola in casa del commendator d'Orleano, entravano la mattina seguente sotto falsi pretesti a bordo della capitana, dove spietatamente uccidevano a ghiado quattro di quegli incatenati. E avrebbero a uno a uno agghiadato anche gli altri, se al primo rumore non fossero accorsi i soldati, i marinari, e l'istesso Salviati in persona per frenare quei traditori, e per cacciarli via senza altro dal bastimento. Ma che? venuto poco dopo in terra, il medesimo Salviati a richiamarsi col Grammaestro di così grande eccesso, non era a pena entrato in casa sua, ed ecco l'assembraglia di tutti i cavalieri francesi, provenzali e alvergnasci a bandiere spiegate venirlo ad investire: ecco tutta la lingua d'Italia venirlo a soccorrere, e dagli altri alberghi delle lingue diverse uscir fuori i cavalieri in arme, e accostarsi chi di qua chi di là per ajutare questi o quelli. Parrebbero sogni, se non fossero fatti realmente successi! E dico fatti in plurale, perchè se ne hanno parecchi simili nelle storie di costoro; ed io, tuttochè per incidenza, ne avrò a ricordare un altro nel settimo libro. Non prenda mara. viglia il lettore: anzi per l'esempio dell'altrui nequizia guardisi meglio dal disordine delle passioni, ed alta sopra la ferina mantenga la dignità dell' unama natura. Altrimenti nel furore trapassano ogni segno e grondano

Bosio cit., III, 122.
VERTOT cit., IV, 244.

GUGLIELMOTTI. Guerra de' Pirati.

1.

29

sangue gli artigli delle belve, gli unghioni dei cavalli, le spade dei cavalieri.

[Aprile 1533.]

In somma dopo una giornata di orribile confusione ebbero a lavorare i tribunali e il carnefice: cavalieri strozzati, sommersi nel canale, degradati, cacciati dall'isola. E il priore Salviati, moderatamente tenutosi sulle difese senza uscir di casa durante il tumulto, la mattina seguente se ne tornava a bordo: e per levarsi da ogni trista occasione, scioglieva i canapi e con tutta la squadra se ne veniva prestamente in Civitavecchia. Allora papa Clemente lo nomino capitano delle galèe romane, col triplice intendimento di compensarlo in qualche modo delle ingiurie sofferte in Malta; di dargli giusta ragione a non ritornarvi, finchè gli umori ardenti dei nemici non fossero freddati; e di riunire in un sol corpo, sotto lo stendardo papale, sedici galèe; cioè le dodici di Roma, e le quattro di Malta, per mandarle unitamente contro i Turchi, secondo i concerti presi col Grammaestro e coll'Imperatore.

[Maggio 1533.]

Cosi i Salviati, venuto al possesso delle galèe e della castellania di Civitavecchia, pose gli ordini dell'armamento: e poi corse in Roma, ove era richiesto del suo parere intorno alle cose di Corone. E molto cadde in concio che al tempo stesso venissero al Papa lettere recentissime di don Girolamo di Mendoza, governatore

* Bosio, 125, A: « Il prior Salviali colle quattro galere della Religione in Civitavecchia.... da lui intese le relazioni di Corone.... » 126: « Sua Santità lo mandò in Civitavecchia.... dandogli il carico delle galere della Chiesa.... il corno destro dell' ordinanza al Salviati colla squadra delle galere ecclesiastiche colle quattro della Religione. »

delle armi in quella piazza, il quale diceva trovarsi già strettamente assediato per terra e per mare, le provvigioni di bocca e le munizioni di guerra cominciargli a mancare; ricordasse il Doria la fede datagli del soccorso, e pensassero gli altri principi della cristianità a non lasciar perdere quella piazza, nè a confondere la fiducia dei Greci, già tanto esaltati, con che facilmente potrebbesi e in poco tempo ricuperare tutta la Morèa.

Il Capitano novello confermava pienamente i giudizî del Mendoza; e per la perizia sua nelle cose di guerra e di mare, e per la cognizione speciale di quei luoghi, dove aveva due anni combattuto, insisteva sulla necessità del soccorso con tutta l'armata, altrimenti anderebbe al certo perduta ogni cosa. Di che facendo gran ressa il Salviati, e con lui i ministri di Roma, e al tempo stesso anche il Doria da Genova, finalmente venne.dall'Imperatore l'ordine che si dovesse soccorrere Corone con tutta l'armata; anzi più aggiungervi quelle altre dodici galèe nuove, che don Alvaro di Bazan aveva fatto costruire nei porti di Spagna.

[4 giugno 1533.]

II. Quindi il nostro squadrone, bene in ordine e fornito di tutto punto, salpò da Civitavecchia alli quattro di giugno, e fu così presto in Napoli, come Andrea Doria col resto dell' armata. Ma il Principe in confusione, non potendo imbarcare le fanterie spagnole assegnate a questo viaggio, perchè si erano apertamente ribellate sotto il pretesto delle paghe, e per compenso avevano saccheggiato la città di Aversa, e fatto di grandi malvagità in tutta la provincia. Pazienza, tempo, Fe

• MAMBRINO ROSEO, Continuazione delle Storie del Mondo di Giovanni Tarcagnota, in-4. Venezia, Giunti, 1598, III, 153. PAOLO GIOVIO cit.

COLLENUCCIO, ROSEO, E PACCA, Storia di Napoli, in-4. Ve

derigo di Toledo, il marchese del Vasto, e danari sonanti ammansarono la stizza di quei feroci, che si lasciarono condurre a Messina, dove il Principe aveva ancora a provvedersi di vittu glia, di munizioni, e di molte altre cose occorrenti al soccorso della assediata città. Al cui presidio intanto, volendo accrescere le spe ranze, mandò con una scelta galèa velocissima Cristoforo Pallavicini, adottato in casa Doria, perchè portasse l'avviso del soccorso vicino. Cristoforo, arditissimo manovriero, di pieno giorno e alla vista dei nemici passò per prua dinanzi alle galèe dei Turchi, ed entrò a salvamento nel porto piccolo di Corone. Colà pose in terra alcuni rinfreschi, dette il danaro, rimise le lettere: e senza attendere altrimenti alle difficoltà ed agli sconforti, coll'istesso coraggio e fortuna volle tornarsene per recare personalmente al Principe piena contezza dello stato della piazza, e come il presidio si teneva saldo nella speranza della sua venuta ".

[Luglio 1533.]

Oltracció ebbe il Principe pienissima informazione di molte altre cose necessarie a sapere per suo governo, e che non si volevano manifestare a tutti, specialmente intorno alle condizioni dell'armata nemica, condotta dal vecchio Lufty-bey. Cristoforo aveva contalo novanta legni; sessanta galèe grosse, e il resto fuste e brigantimi aveva veduti i gagliardetti dei pirati di Ponente, e del Moro d'Alessandria: e di più tutto il naviglio sugli

nezia, 1613, II, 143: « Occorse di giugno che i soldati vecchi spagnuoli abbollinatisi per conto delle paghe havevano occupato Aversa, et saccheggiatala; et futto di gran danni ad altri luoghi in Terra di La

voro. »

1 CAPPELLONI cit., 52.
SIGONIO cit., 460.

« ZurückWeiter »