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la settimana in quaderni di dodici, sedici e più pagine: comprendeva sotto la rubrica di Roma le notizie di tutta l'Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Levante; e sotto la data di Anversa le notizie di tutta la Germania, Polonia, Ungheria e Settentrione. Ricca miniera per chi abbia criterio, e sappia lavorare al crogiuolo, sfiorata a pena dal Mai, verso la quale da più che trent'anni ho cominciato io col discorso, e poi colle stampe a condurre gli studiosi, che in Roma istessa non la conoscevano 59. Valga l'esempio del primo giornale istorico di Roma, pubblicato nella stessa città l'anno 1845, dove sono inseriti alcuni brani di questi Avvisi, cavati dai codici dell' archivio Gaetani. E non sono mica secrete corrispondenze e private di Gianfrancesco Peranda secretario col suo padrone cardinal Enrico, come quivi stesso congetturano i Saggiatorioo: ma veri frammenti delle semipubbliche gazzette a penna di quel tempo, come potrà accertare chicchessia, confrontando le parole, i fogli, lo stile, e le date dei codici Gaetani colle date, e stile, e fogli Vaticani, e Urbinati, Ottoboniani, Casanatensi, e simili; perchè troverà essere tutte copie identiche dello stesso originale. Copie che sono state conservate presso coloro, i quali non avevano bisogno di distruggerle. Torniamo all' armata.

[1832.]

X. Nel corso dell'anno trentuno il nostro Capitano aveva apparecchiato secondo i suoi pensamenti le dodici galèe convenute tra i ministri del Papa e di Cesare per attaccare gli Ottomani in Levante. Alla buona

59 P. A. G., Marcantonio Colonna alla battaglia di Lepanto, Firenze, Le Monnier, 1862, p. 157. (Queste cose medesime in poche parole.)

60 IL SAGGIATORE, Giornale romano cit., 1845, t. IV, da p. 65 a 75.

stagione del trentadue salpava dalle nostre spiaggie ben fornito d'armi, di gente e di danaro, e si riduceva nel porto di Messina: luogo destinato pel ritrovo di tutta l'armata cristiana, che sotto gli ordini supremi di Andrea Doria doveva operare contro i Turchi. In Messina si raccolsero insieme più che cento vele: cioè dodici galèe di Roma condotte da Antonio Doria, quattro di Malta col cavalier Bernardo Salviati, trentotto imperiali cavate in numero pressochè uguale da Genova, da Napoli, dalla Sicilia e dalle Spagne; si raccolsero trentacinque navi, compresa la caracca di Malta, pel trasporto delle munizioni e degli attrezzi: navi armate in guerra, piene di buoni soldati, e di grosse artiglierie, e più una ventina di legni minori, fuste e brigantini, pei servigî minuti "'.

6 Prese le cifre e le varianti dagli storici che cito continuamente, Giovio, Sigonio, Cappelloni, Bosio, Bizzarro, Foglietta, ed altri, si può formare il seguente

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La Caracca di Malta, chiamala Sant' Anna, fatta costruire dai cavalieri sulle coste di Nizza, merita di essere specialmente ricordata nelle storie marittime, per intendere la forma, costruzione, velatura, corazza, forza e armamento dei grandi vascelli da convoglio nel secolo decimosesto, secondo i minuti ragguagli lasciatici dai contemporanei. Quanto a grandezza di scafo, ripeterò le parole del Bosio che la chiama gran macchina, grandissima nave, e superbissimo vascello da guerra 62. Sei ponti coperti: due sott'acqua, uno a livello, e tre al di sopra, compresovi il cassero e i suoi ripiani di poppa, alti più di venticinque metri dall'acqua, tanto che il calcese d'una galèa messasi sotto nol raggiugneva. Attorno logge, gallerie, giardinetti, e vasi d'aranci e di fiori. Lo scafo per tutta l'opera viva foderato di lastroni di piombo colla chiovagione di bronzo per manco consumo; e la metallica corazza molle, secondo la natura del piombo, per difesa dei colpi e degli squarci in virtù di ammorzamento 63. La sua capacità si valutava a diciotto mila salme grosse di Sicilia, cioè tremila tonnellate di carico, oltre il suo corredo ordinario di artiglierie, armi, e provvigioni per sei mesi. Tre alberi verticali con tre gabbie sovrapposte, e grandi pennoni di vele quadre, trevi, parrocchetti, e pappafichi. Due mezzane alla latina. Gli alberi maggiori imbottati, il cui piede in coverta misurava dieci metri di circonferenza. Cinquanta cannoni grossi e colubrine in batteria, altrettanti petrieri, sagri, e falconetti sul cassero e sulle gabbie, trecento marinari, quattrocento tra soldati e cavalieri: saloni, camerini, corridoj, cappella, e armeria con tutto il fornimento di armi offensive e difensive

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6 Bosio cit., III, 150. — (Di Caracca, vedi indietro a p. 84.) 63 P. A. G., Medio èvo, alla voce Corazza. - E Navi romane, terza ediz., p. 7.

per cinquecento persone. Gran dire per un vascello che non entrava nella linea, ma soltanto nei convogli !

[Agosto 4532.]

Dopo gli indugi consueti nel mettere insieme tante cose e tante persone, finalmente usciva dal porto di Messina l'armata cristiana: Antonio Doria e le galée romane di vanguardia, Andrea nel corpo di battaglia con trentotto galèe, al retroguardo il Salviati colle quattro galèe di Malta, appresso tutto il convoglio a vela. Navigavano secondo i rilievi dei promontorî maggiori, dal capo dell' Arme allo Spartivento, al Rizzuto, alla Leuca, e finalmente allo Schinario del Zante.

Dall' altra parte Omer-Aly (notate il nome **) con ottanta galere rasentava le marine della Grecia per tenere quei popoli in rispetto, e l'Italia in apprensione. Ed i Veneziani, allora in pace col Turco, non facevano lamento; ma sotto il comando di Vincenzo Cappello dal Zante con sessanta galèe ben armate codiavano i movimenti degli Ottomani, senza molestarli. Venezia, tuttochè sola, e per semplice cautela, aveva sul mare un' armata più potente che non tutto il resto della Spagna, dell'Imperio, e dell'Italia in guerra viva. Avvicinandosi i nostri al Zante, uscivano incontro i Veneziani per fare i saluti: tre divisioni di venti galèe l'una in ordine di fronte, tutte a remo, e pavesate a festa. Le nostre galèe appressavansi in tre colonne di tre righe e sei file per ciascuna: di vanguardia Antonio, nella battaglia il Principe, al retroguardo il Salviati: le navi alla coda sotto vela a

** Bosio, III, 114, B: « Generale dell' armata turchesca Imer Ali. » I cronisti, e i latinisti in vece di Omer-Aly scrivono Omerale, Umerale, e simili.

DE HAMMER cit., IX, 211, lo chiama Ahmed-beg.

scacchiere. Venuti a giusta distanza, le colonne passavano tantosto all' ordine di fronte, così: l'antiguardo di fianco poggiando alla destra stende vasi in ala da quel lato; la battaglia sottentrava sur una linea nel mezzo, e il retroguardo arrancando a sinistra quasi a un tratto apriva l'altra ala, e compiva l'ordinanza di battaglia 65. Appresso una ventina di palate per farsi più vicini e meglio e ordinati tutti insieme; e allora spala remi, affrenella, issa pavesi, fiato alle trombe, e fuoco ai pezzi. I Veneziani al modo stesso in ordinanza, spalati, affrenellati, e pavesati, salutavano; e offrivano quanto lor fosse lecito pei trattati: porti, vettuaglia e ricovero.

Tale il primo incontro di Andrea Doria, divenuto principe e capitano generale del Mediterraneo per Carlo V, coll' armata navale dei Signori veneziani al Zante: incontro amichevole e cortese dall' una e dall' altra parte. Alcuni storici gli mettono in bocca oltracció una bella parlata, invitando quei Signori a unirsi seco contro il nemico comune; e un'altra orazione non meno bella appiccano a Girolamo da Canale, capitano del golfo e luogotenente del Cappello, per iscusarsene. Baje coteste: niuno meglio di Andrea doveva sapere non esser lecito, nè onesto, per arbitrio di private suggestioni tentare la fede dei capitani contro gli ordini del loro governo in materia così grave come la guerra; niuno conoscere meglio di lui doversi il tal caso le belle parole portare in senato a Venezia, non in galèa al Zante.

Dunque passò oltre verso la Grecia, deliberato di

65 BIZARUS cit., 491: « Acierum ordo explicatur.... Antonius Auria, qui primo præerat agmini, in dexteram sensim deflectit.... Andreas introrsum.... Salviatus ad lævam concitavit remiges.... Æquata omnium triremium fronte. »

GIOVIO cit., 269.

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