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sandro uscì di Roma a cavallo col Duca, e con quell' accompagnamento maggiore che loro si conveniva: sei cardinali, Pallavicino, Orsino, Cosenza, Sanseverino, D'Este e Borgia; sette vescovi, gli oratori dei principi, il tesoriero, il secondo cirimoniere, sei cantori della cappella, e tutta la famiglia cosi del Papa come dei cardinali, e di quegli altri signori, cencinquanta persone. La prima notte si posarono a Palo nel castello di casa Orsina. Dopo il desinare del di seguente, tutti di nuovo a cavallo per la via Aurelia, e la sera in Civitavecchia; dove Alessandro e il Duca alloggiarono nella Rocca, e gli altri qua e là per le case della terra.

[19 febbrajo 1502.]

Nel porto sorgeva pavesata a festa la squadra navale per scortare i viaggiatori e per traghettarli all' Elba ed a Piombino sei galèe nuove, altrettanti legni minori, e due galeoni di alto bordo colle masserizie, e co' cavalli. Alla testa il capitan Lodovico del Mosca, e sottesso gentiluomini e cavalieri di paraggio, e gran rinforzo di fanterie borgiane 27. Per supplimento alle ciurme, ed a rinforzo del palamento, non avendo schiavi maomettani, il Valentino aveva fatto mettere al remo quasi tutti i carcerati di Roma, e una grossa brigata di oziosi e di vagabondi tolti alle strade e alle bettole della città; di che venne biasimo anche al Mosca. Il sabato se27 BURCARDUS cit., ap. ECCHARDVM, II, 2437; « Sanctissimus Dominus noster exivit Urbem, iturus Cerveterem, Cornelum, el per mare Plombinum. Erant paratæ pro eo sex galeæ, pro quarum usu missi fuerant quasi omnes carcerati Urbis.... et multi capti per plateas et tabernas.... prout fieri potuit. »

AMMIRATO cit., 265: « Il Papa arrivato a Piombino a' ventisei di febrajo con tre galere, tre fuste, tre brigantini, due galeoni, e un baloniere. »

guente sull'ora di vespro le galèe sfilavano in parata verso la fossa di Corneto, e la corte cavalcava alla volta della stessa città, dove giugnevano la sera per riposare nel palazzo del fu cardinale Giovanni Vitelleschi. Questo insigne capolavoro di architettura, murato nella prima metà del quattrocento, esiste ancora: e quantunque non mai condotto a compimento, fa di sè nobilissima mostra per ricca magnificenza e squisita leggiadria. Chiunque sente il bello dell'arte non può essere che non lo riguardi sempre con maggiore ammirazione e diletto. Bellissima la fronte principale, grandiosa la corte e il portico interno, ricca la decorazione delle finestre e delle cornici, graziosi e delicati i fregi scolpiti di rilievo sul travertino. Monumento importante per la storia delle arti, non conosciuto quanto si merita, perchè fuor di mano in piccola città. Il capitano Sacchi ne' suoi Ricordi determina l'epoca del lavoro nel 1439, tace il nome dell' architetto 28, nè ho potuto saperne di più da quegli egregi coltivatori delle memorie patrie che sono monsignor Domenico Sensi, e conte Pietro Falzacappa.

Divisava Alessandro partirsi di Corneto la sera della domenica, dirigendosi a Castro, città vescovile poscia distrutta, e voleva alla spiaggia di Montalto imbarcarsi verso Piombino. Ne fa fede la lettera seguente 29: Ai Toscanesi, salute ec. Essendoci noi partiti di

28 CRONACHE E STATUTI DI VITERBO, tra i Documenti pubblicati dalla Società di Storia Patria per Toscana, Umbria e Marche, in-4. Firenze, 1872, p. 171. Ricordi del cap. PIER GIAN PAOLO SACCHI giuniore: «4438. Io stei in Corneto fino ad otto di febraro del 1439 dove per commissione di sua Signoria reverendissima di esso mio signore patriarca Gio. Vitelleschi feci finire il palazzo suo in Corneto.... dalli fondamenti che io ne ebbi particolar cura. »

29 ALEXANDER PP. VI, Tuscaniensibus, Datum Corneti die XIX februarii MDII, pont. an. x, pubblicata nell' originale latino da Se

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Roma a fine di pigliare alcun conforto per sollievo dello spirito affaticato, e volendo visitare la città di Piombino, ci troviamo questa sera in Corneto, e passeremo il prossimo lunedi per la nostra città di Castro. Ma perchè sentiamo dire che colà patiscono carestia di biade,. e che al contrario la città vostra ne abbonda, noi per tenore delle presenti, e per quanto avete cara la nostra grazia, ed evitar volete la nostra indignazione, vi imponiamo che dobbiate con ogni cura e sollecitudine mandare alla suddetta città di Castro orzo e fieno quanto si può; e similmente pane e ogni altra maniera di vettovaglia, tanto che per le ore antimeridiane del predetto giorno di lunedi tutto sia in punto nella stessa città. Così voi sarete per fare a noi cosa grata, altrimente grandissimo dispiacere. Di Corneto, 19 febbrajo 1502, del nostro pontificato anno decimo. »

[21 febbrajo 1502.]

Le provvigioni di Toscanella saranno servite solamente al cardinal di Cosenza, ai cerimonieri, ed a pochi altri, mandati avanti l' istesso giorno per la via di terra a preparare splendido ricevimento nel punto di arrivo; chè tutta la corte, dopo il vespro della domenica venti di febbrajo, entrarono nelle galèe alla spiaggia di Corneto, e la mattina seguente al tocco del mezzodi, sparando a festa le maggiori bombarde, con gran gazzarra di trombe e di tamburi, discesero alla riva di Piombino 3o. Pensate

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condiano Campanari. Tuscania e i suoi Monumenti, in-8. Montefiascone, tip. del Seminario, 1856, t. II, p. 280, doc. 85.

30 MARINO SANUDO, Diari Veneziani, mss. alla Marciana, IV, 84: « Si have da Roma che il Papa è andato per mare a Piombino acqui. stato per suo figliuolo.... In Roma dicevano questa fosse una fuga per

luminarie, giuochi, suoni, e danze menate dalle genti di quel luogo; e pensate liberalità, grazie, e doni, ricevuti.

[25 febbrajo 1502.]

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VII. Io seguo il Mosca, che a' venticinque di buon mattino si rimette alla vela, e trasporta Alessandro, Cesare, e la corte all' Elba, distante circa dieci miglia da Piombino 1. Dopo un'ora, traversato il canale co' venti di Levantescirocco a mezza nave, entra nel sicurissimo seno di Portoferrajo, donde i viaggia. tori passano quel giorno e il seguente in feste e in visite, alle borgate e ai luoghi vicini, specialmente alle inesauste miniere del ferro. La sera del sabato ventisei tornano tutti a Piombino, e finalmente il martedi primo di marzo prendono congedo per tornarsene a Roma. Alessandro coi sei cardinali, i prelati e la famiglia sulla Capitana; Cesare per sua maggior comodità sulla Padrona, e gli altri si allogano sui diversi legni, tra la consueta gazzarra degli spari e dei suoni, pensandosi a gran diletto navigare.

[4-5 marzo 1502.]

Ma il mese di marzo, che tutti sappiamo stravagante più d'ogni altro nell' anno, entrava proprio di quel

non aspettare il re di Francia, dubitando essere deposto dal papato. »

SEBASTIANO BRANCA DE' TELLINI, Diario romano dal 1497 al 1517. Mss.-COD. VATIC., 6388. COD. CAPITOL. cred. XIV, 7. – COD. BARBER. XXVIII, 22, n. 1103. Breve scrittura, tuttavia inedita, notizie di Roma, e certezza di date.

81 BURCARDUS cit. : « Die vigesima quinta februarii, feria sexta SSmus D. N. et dux Valentinus intravit galeam quæ transfretavit ad insulam Elba ubi mansit usque sabatum ad diem 26, quo die sero rediit Plumbinum. »

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giorno a confondere le vane speranze: e lo Scirocco regnante nel Tirreno, che si era infino a li tenuto maneggevole, cresceva furioso, e più che mai contrario al ritorno. Gran vento, grosso mare, dirotta pioggia; cielo scuro, orizzonte ristretto e vergato per ogni parte dai fili spessi ed obbliqui dell' acqua a vento. In somma tetra prospettiva, adombrata dal fosco colore che pigliano le vele sempre che siano bagnate. Archeggiavano e prueggiavano di piccole bordate: ma certi ormai di non avanzare nel viaggio, e risoluti di non voler tornare indietro a Piombino, gittavansi stentatamente nei ridossi deserti di quelle maremme: prima nel golfo della Follonica, poi alla cala del Forno, dove passavano tre giorni senza riposo e senza conforto. Intanto le provvigioni, che non erano fatte per sopperire a lungo, cominciavano a mancare; nè si poteva far cucina. Di che smagati i cortigiani, e conquisi dallo spavento, dal disagio e dal digiuno, cadevano ammalati; e qualcuno in compendio ne moriva. Tutti soffrivano, e più d'ogni altro il Mosca, non essendoci persona che da lui non volesse qualcosa d'impossibile; ed egli di notte e di giorno, all'acqua e al vento, in mezzo a tutti in faccenda. Finalmente senza dir verbo, faceva risolutamente salpare i ferri, e con tutto lo sforzo dei remi, e qualche scossa di vela nel momento opportuno, pigliava rifugio a Santostefano sulla bocca dello stagno d'Orbetello la sera del cinque; menandosi appresso la brigata tanto avvilita, che niuno si ardi toccare tromba o tamburo, nè dar voce, nè ammettere visita o invito dei terrazzani, per non lasciarsi vedere in quello stato.

Il di seguente cedeva alquanto la furia del vento, ma non del mare: ed Alessandro, smanioso di levarsi al più presto da tanto travaglio, ordinava la partenza,

GUGLIELMOTTI. Guerra de' Pirati. — 1.

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