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legno si gettano del continuo nel cavo aperto da lui per rimettersi a livello, secondo la natura dei fluidi. Ti dirà che il vertice di quel solco è al tagliamare, i filoni sul rilievo dell'acqua attorno ai due fianchi, il vortice dietro alla poppa dove i filoni vanno a riunirsi; e ti mostrerà la traccia che rimane sull'acqua visibilissima anche in tempesta, alla distanza di mille metri, più o meno, secondo la velocità del bastimento e lo stato del mare. Ti dirà che i marinari non dicono solco, ma Scia; perchè non è fossa uguale in tutto a quella dei campi dove la terra resta come l'aratro la lascia; ma al contrario nel mare l'acqua ricade dopo il passaggio del bastimento, cercando sempre come fluido l'equilibrio di livello. Ti dirà che la voce Scia, derivata dai Pelasghi, comune ai Greci e ai Latini, dura sempre tra' marinari italiani nel significato proprio di traccia lasciata sull'acqua dal bastimento in moto progressivo, e che le molteplici varianti dei dialetti 83 viemeglio confermano la ortografica lezione di Scia. Onde Sciare assolutamente, per tornare indietro sulle proprie tracce;

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82 HENRICUS STEphanus, Leopold, aliiq. Lexicon: « Exià, ãs, ǹ. Umbra, adumbratio. »

VITRUVIUS, Archit., I, 2: « Sciagraphia, frontis et laterum adumbratio. »

83 MANUZZI, Vocab. coll'esempio del PULCI « Assia, e Assiare. » ROFFIA COL PANTERA, Vocab. « Sia e Siare. »

CRESCENTIO, Nautica, 142, coi Napolitani « Zia, e Ziare. » 84 CARLO BOTTA, Viaggio. Continuamente: « Scia e Sciare. » FANFANI, Vocab. « Sciare. » Non registra Scia.

CARENA, Veicoli, 96: « Scia, quella traccia, o solco, o striscia che lascia sull'acqua dietro di sè la nave che cammina. »

L. FINCATI (cap. di vascello). Dizionario di marina, in-16. Genova, 1870: « Scia, traccia lasciata dalla nave nel fendere il mare nel suo moto progressivo. Sciare, vogare in dietro in modo da far progredire colla poppa. Sciavoga, avanti da un lato, e indietro dall'altro per girare. »

GUGLIELMOTTI, Guerra de' Pirati.

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Sciare alla banda, per girarsi sul posto; Scione per groppo nodo di vento contrario rabbiosissimo e subitaneo che ti ricaccia indietro sulla scia, a rischio di fiaccarti l'alberatura e di profondarti nel pelago; e Scionata per colpo del detto scione.

Che se darai segno di intendere e di gradire questi ragionamenti, l'istesso piloto colla cortesia e franchezza. propria del marinaro ti scorgerà dall'altra parte alla testa del naviglio, per mostrarti il principio di questo fenomeno in quella che dicono Prora fluida; cioè in quel volume d'acqua che si solleva proprio alla prua del bastimento, e gli si rovescia innanzi quando cammina. Monta sul graticolato, e tra i balaustri del bàtolo vedi volume d'acqua premuto a un tempo di fronte dal bastimento corrente, ed alle spalle dalla circostante massa inerte; volume costretto dalle due forze a sollevarsi nel mezzo davanti al tagliamare ed al petto del naviglio che lo investe. Vedine la figura di grande catino rovescio, col convesso all' insù, e la superficie di regolare emisferio: vedine il colore più e più scuro, ma liscio e lucente come di acciajo brunito: e laddove i labbri del catino ritrovano il livello delle acque circostanti, quivi frangersi, arruffarsi, schiumare, fuggire, e correre pei lati fino a rimescolarsi nel vortice della scia. Tieni pur sempre l'occhio fisso al tagliamare, e quel catino rovescio è sempre li, e quelle schiume dei lati fuggono sempre di là, e il volume cresce o scema, secondo la velocità del naviglio, tanto che segue il suo cammino. Ma se una volta il bastimento si arresta, allora da sè a un tratto catino, labbri, spuma, filoni, e ogni cosa sparisce alla prua. Osserva i fatti sul gran libro della natura ; ed essa ti sarà guida a ragionare e a calcolare più dei maestri. Procedi col metodo di Aristotele e di Galileo, così per ordine prima l'osservazione, poi il raziocinio, e final

mente il calcolo; non a rovescio, come fanno certi cotali oggidì. Altrimenti la ragione si appoggia sul vuoto, e dal calcolo non caverai un punto più di quanto vi hai messo. Questo io ripeto in genere delle scienze naturali, e specialmente dell'applicazioni loro all'arte nautica; cui, dopo lungo studio e non ignobil pratica, soglio dir mia. Siami concesso lasciar correr questi pensieri filologici e tecnici come gli ho scritti sul mare, ritraendoli del vero nella sostanza e nei particolari, donde soltanto può essere che venga un po' di freschezza e di vita al discorso, trattando argomento difficile, senza menomarne punto di esattezza e di verità. Per certo non fo maggiore assegnamento sugli artifizi oratori, che sulle dottrine positive: però metto fatti nuovi e antichi, ragionamenti, specchi, e numeri. Lascio ai novellieri tutta la leggerezza della follia romantica, e ai rètori la licenza di menare le onde in tempesta giù all'imo tartaro, e di sollevarle poscia (gonfiando le trombe) insino alle stelle.

[5 agosto 1522.]

La dimora di Tarragona si prolungò quasi un mese per ispedire gravi e urgenti affari di Spagna, e per raccogliere alcune fanterie che Adriano aveva fatto scrivere a rinforzo della squadra e della guardia. Finalmente la sera del cinque d'agosto, essendo ogni cosa in punto, riprese la via del mare; e con lui sulla capitana il cardinal Cesarini, don Lopez Hurtado vicario imperiale, il duca di Sessa, il conte di Cabras, l'ambasciatore d'Inghilterra, l'orator di Milano, il legato di Ferrara, il vescovo di Feltre, e buon numero d'altri prelati e baroni, che a gran diletto navigando approdarono il di seguente sull' ora di vespro in Barcellona. Era la bella capitale di Catalogna tutta in festa per rimeritare

l'onore inusitato della visita papale. Oltre al concorso di tutte le classi dei cittadini sul porto, oltre alle salve dei castelli ed al rintocco delle campane, avevano ordinato archi trionfali, e molti edifizi magnifici e belli; ed un nobile ponte alla marina, coperto di ricche drapperie. Temendo però non forse avesse a rovinare, carco come era di infinito popolo, non volle Adriano mettervi il piede; ma in quella vece si fece condurre dal palischermo agli scali del molo vecchio, sotto al Mongiuì indi tra la folla mescolatamente e sempre a piedi si avviò verso la cattedrale di santa Eulalia. Il molo nuovo, che ora forma la parte migliore del porto, non esisteva in quel tempo, perchè gittato alla fine del cinquecento, come ricorda il celebre ingegnere idrografico della marineria papale Bartolommeo Crescentio nel suo Portolano, con queste parole 5: « A ridosso sotto Mongonia vi è bonissimo riparo da Ponente e Libeccio; ma oggidì sotto al molo nuovo di Barcellona vi stanno meglio, essendo ben ormeggiate. Le prime galèe che ivi hanno dato fondo, e detto la prima Messa, sono state le galèe pontificie ».

Dalla chiesa sarebbesi Adriano incontanente rivolto al porto, se una buriana improvvisa con tuoni, lampi, e gran pioggia non l'avesse costretto a riparare nel palagio del vicerè, dove fu servita la cena. Lasciate ai marinari la voce Buriana, che non può essere sostituita da altre voci, per indicare quelle specie di temporalaccio che in piccolo spazio e per breve durata con certa accozzaglia di nugoloni si scarica in pioggia sopra un luogo determinato, quando li vicino sarà bellissimo tempo. Succede per lo più di estate, e col vento più se

35 BARTOLOMMEO CRESCENTIO, Portolano della maggior parte de' luoghi da stanziare navi e galèe in tutto il Mediterraneo, in-k. Roma, tipog. del Bonfadino, 1598, e 1602, p. 5.

reno del luogo, per esempio tra noi succede colla Tramontana o Borea, donde gli venne il nome

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Dunque dopo la buriana, fattosi al solito sereno il cielo e tranquillo il mare, Paolo Vettori sparò il cannone della partenza: segno prescritto a tutti di doversi incontanente rimbarcare. Adriano levossi tra i primi con alquanti famigliari più solleciti ; e a lume di fiaccole andò ciascuno al palischermo assegnato per le rispettive galèe. I neghittosi che durante lo spazio di tolleranza dentro un'ora non furono presti al convegno, ebbero a battersi l'anca sul molo di Barcellona, a venire per altra strada, o a tornarsene alle case loro 87. Intanto il convoglio papale costeggiando la Catalogna, raccoglievasi ogni sera in alcun porto di quelle marine: il giovedi sette di agosto a san Paolo, il venerdì alla Calella, il sabato a san Felice, la domenica alla Rosa, schivando di proposito il porto delle Palme, perchè infetto dalla peste. Finalmente il giorno appresso spuntarono il capo delle Croci, ultimo confine orientale delle coste iberiche 88.

[12 agosto 1522].

Ecco dinanzi le riviere della Francia, ed ecco attorno le rivalità della Spagna. I consiglieri di Carlo V, stretti a' fianchi dell' augusto viaggiatore, posero e vin

86 STRATICO, Vocab. di marina.

FANFANI, Vocab. dell' uso.

87 ORTIZ cit., 381: « Intempesta noctis conticinio, ecce tonitrua bombardarum quibus.... omnes vocabantur ad triremes.... illud signum omnibus comune.... multos remansisse suspicor.... quorum aliqui postea evecti sunt.... alii vero ad sua redierunt. »

88 ORTIZ Cit., 381: « In portu sancti Pauli, (Sampau) ventum est ad portum qui dicitur La Cala de Calella.... in portum cognominatum Sancti Felicis (Sanfiliù) et de Rosas.... promontorium nuncupalum Cap. de Creus.... Palamox intactum reliquimus quia peste laborabat. »

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