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rôcca nuova, e dove la Camera havrà modo di accomodarmi, senza alcun pagamento.

» 9. Che tutte le cose che adoprerò per me, per l'opera, e per i miei uomini habbiano a essere franche da ogni gabella, così se da Roma, come se da ogni altro luogo soggetto alla Chiesa, mi bisognerà mandare roba a Civitavecchia, siano franche da ogni gabella; e similmente quella roba e artiglieria havrò adoperata alla detta opera, volendola ridurre in Roma, sieno franche da ogni gabella o datio.

» 10. Che tutte le galere et altri legni che sono annegati nel detto porto, et ogni altra cosa, sia libera mia. 11. Che andando li miei uomini per macinar grano alli mulini vicini, li mulinari sieno obbligati posporre ogni altra persona et expedire li miei, sotto quella pena parerà a Nostro Signore, eccetera. »

I documenti, siano pure intorno a materie di piccola importanza, portano più lume e certezza alla storia di qualunque discorso, a chi li sappia intendere. Ecco qui, rispetto alla darsena di Civitavecchia, la bozza di un contratto per cavarla a certa profondità; ed eccovi insieme la certezza della sua esistenza anteriore all'opinione de' moderni che l'attribuiscono a papa Pio IV, senza attendere alle memorie perpetue del medio èvo, come ho detto altrove, e senza sapere della descrizione fattane nel quattrocento da Flavio Biondo. Anzi il presente documento ce la mostra già tanto antica nel pontificato di Leone, e mezzo secolo prima del detto Pio, che pei rottami di navigli sommersivi da tempo immemorabile e per la invetrata poltiglia, sarebbesi resa inutile se non si dava mano a rinettarla. Di più eccovi la speranza di trovarvi anticaglie e oggetti preziosi, come di fatto si è visto infino ai nostri giorni, essendosi ripescato colà tra le molte medaglie, bolli, musaici, ed

altri oggetti antichi, quel superbo braccio di bronzo di che si abbellisce ora il musèo etrusco del Vaticano. Ecco nella eccellentissima casa dei Massimi, nota agli eruditi per le edizioni romane del primo secolo, continuarsi lo slancio verso le imprese ingegnose. Eccovi il teorema della marea diurna, notissimo anche in quel tempo; e la maniera di valutarne con pratiche induzioni anche nel nostro mare gli estremi, tuttochè di poca levata nelle circostanze ordinarie. Ecco la popolare nomenclatura che allora distingueva la rôcca vecchia dalla nuova; e questa, che oggidì chiamiamo la Fortezza, già tanto avanzata nella costruzione, da potervisi alloggiare la brigata e gli operaj di messer Giulio. Ed ecco finalmente ogni cosa rimessa al giudizio di un grande artista, come dire di Bramante; il cui nome, introdotto con tanta sicurezza nel documento, per sè indica la notorietà e frequenza di lui in quel luogo; dove non poteva essere per altro che per l' opera maggiore che allora vi si faceva, ciò è dire per la fabbrica della predetta Fortezza, tutta di suo stile, come altrove più largamente esporrò. Si noti eziandio l'appellativo di Frate, dato a Bramante; perchè risponde a capello coi fatti e colla storia; e ricorda la promozione di lui all' ufficio del Piombo: ricco, geloso e nobile ufficio di suggellare col metallo dolce le bolle pontificie, secondo che usavano i frati laici dell'ordine Cisterciense; a similitudine dei quali gli altri piombatori, cavati dal ceto degli artisti, vestivano in certe occasioni l'abito consueto dei frati precessori, e si chiamavano Frati del piombo, camuffati di tonaca. e di cappuccio, come si vedono pure ritratti nelle antiche rappresentanze, quantunque non facessero niuna professione di vita monastica 9.

9 VASARI, cit., ediz. Le Monnier, X, 129, 130. « Sebastiano Viniziano chiese l'ufficio del Piombo.... Il Papa ordinò che esso

Non voglio lasciare questo documento senza venire alla conclusione. La cavatura in vece di giungere solamente alla profondità uniforme di palmi nove per tutto il bacino, passò la minima di palmi quindici, e toccò la massima di palmi venti, come risulta dalla pianta di detta darsena delineata poco dopo da Antonio il giovane da Sangallo, e coperta con una rete di scandagli, il cui originale ho trovato io stesso tra i cartoni di lui alla Galleria di Firenze, e ne ho il facsimile presso di me per la squisita cortesia del cavalier Carlo Pini, direttore e conservatore delle stampe

[4514.]

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III. Adesso mi continuo a tirar fuori dai registri le notizie, secondo i tempi. Trovo nel quattordici tre squadre in navigazione: quella della guardia consueta sotto il Vettori, composta di tre galere e di due brigantini 11; l'altra di due galere con Giovanni da Biassa, il quale, quantunque licenziato da Giulio II dopo la batta

Bastiano avesse l'ufficio.... Laonde Sebastiano prese l'abito del frate. »

ITEM, VII, 133. « Per il che Bramante meritò dal detto Papa Giulio, che sommamente l' amava per le sue qualità, di esser fatto degno dell'ufficio del Piombo. »

ITEM, XII, 233. « Michelangiolo messe innanzi e favorì volentieri Guglielmo della Porta.... e gli fece dare l'ufficio del Piombo.... il cardinal Farnese ordinò fare una gran sepolura per le mani di esso Fra Guglielmo. »

10 ANTONIO PICCONI da SANGALLO alla Galleria di Firenze, trai suoi originali, non numerati, se non con un 270 attraversato da una linea di cancellatura. Vi si leggono tre scritture di sua mano: al margine « Porticello, » all'ingresso sulla piazzetta « Giardino, » alla mancina, «< Li muri del paramento, » e sulla rete degli scandagli inumeri, « 15, 17, 18, 20, » ecc.

11 GIOVANNI CAMBI, cit., XXII, 142.

SCIPIONE AMMIRATO, cit., II, 335.

GUGLIELMOTTI. Guerra de' Pirati.

1.

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glia di Ravenna, ora nondimeno milita con papa Leone, e per lui quest'anno rimena in Francia il signore di Rochefort, ambasciatore del re presso la santa Sede; ed al ritorno, passando di Genova, da Giovanni Vespucci oratore papale in quella città riceve l'ordine di venirsene sollecitamente colle galèe in Civitavecchia per congiungersi col Vettori, e assicurare viemeglio le difese della spiaggia, e i servigi che si prevedono pel viaggio del Papa La terza muove da Ancona col cavalier Bonarelli verso Venezia per imbarcare certe artiglierie, richieste da papa Leone al doge Loredano 13, secondo la nota compilata da Leonardo di Firenze, nuovo capo dei bombardieri in castello Santangelo, succeduto di fresco al defunto Matteo Galli bombardiero romano "*.

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[Aprile 1515].

Questi apparecchi tendevano evidentemente alla spedizione generale contro i nemici comuni della società cristiana, ma non approdavano. Tutti piativano per finirla coi Turchi di là, non così però che prima non volessero di qua aver assettato le faccende loro a proprio talento. Quindi ciascuno proseguiva i suoi litigi inte

13 GUICCIARDINI, ediz. del 1645 cit., p. 594.

PETRUS BEMBUS, Epistolæ Leonis X, Pont. Max. nomine conscriptæ, inter Opera omnia, in-fol., Venezia, 1729, IV, 74, 85: « Johanni Blassiæ, classis prefecto, sub die xxx sept. MDXIV.... Eidem triremium prefecto, sub. die xxx maji MDXV. »

13 BEMBUS ut. sup., IV, 87: « Leo X, Leonardum Lauretanum Venetorum Ducem rogat, ut tormenta bellica commodet parandis navibus Anconæ constructis adversus Turcas.... Statui triremes aliquot, que Anconæ fabricatæ sunt deducere et ornare.... Peto ut tormenta bellica mihi commodes etc.... » (5 luglio 1515).

14 ARCHIVIO SECR. VAT.

Leonis Pp. X. Diversor. - «Die I dec. MDXIIII Leonardus de Florentia fuit librator tormentorum in arce Sancti Angeli, loco defuncti magistri Matthæi Galli. » — ARCH. ST. IT., an. 1866, I parte, p. 219.

stini: le divisioni tra i principi maggiori del mondo cristiano crescevano, e vicino ci bolliva aspro conflitto con Urbino, con Ferrara e con Milano, oltre alla congiura contro la vita di papa Leone, che poi scoppio nel diciassette. Il cardinal Petrucci strangolato in Castello, tre altri afflitti di gravissime pene, e il cardinale Adriano di Corneto fuggito via 15.

Il primo passo dierono i congiurati in quest'anno ai diciannove d'aprile, quando il cardinale ostiense Raffaello Riario, per sicurezza della sua persona e dei complici, richiese la rôcca di Ostia, dal cardinal Giulio dei Medici e dal castellano Gianfrancesco de Noris fiorentino. La prese a titolo di affitto, con grossa malleveria sul banco dei Balducci, e colla promessa di tenerla e goderla a uso delle oneste persone con tutte le munizioni, artiglierie e corredo; secondo legale inventario 16.

[Ottobre 1515.]

IV. Non conscio dell' iniqua trama, papa Leone il primo di ottobre partivasi da Roma verso l'Etruria marittima, e finalmente riducevasi colla corte in Civitavecchia, dove pel cavamento della darsena e pei fondali guadagnati, venuto in maggiori speranze, faceva assegnamento di nuove fortficazioni. Aveva perciò intimato colà una dieta di soldati e d'ingegneri principalissimi, coi quali alla vista del luogo intendeva deliberare il modo

15 PARIS DE GRASSIS, Diaria cærem. mss. cit., sub. die xix maji MDXVII, et segg.

RAINALDUS, Ann. Eccl. 1517 n. 92, 96.

16 ARCHIVIO SECR. VAT. Leonis Pp. X, Diversor. sub die xix aprilis, MDXV: « Deputatio Julii cardinalis de Medicis ad custodiam arcis Ostiæ, et arrendamentum dicta arcis cardinali Ostiensi.... qui promisit uti et frui arbitrio boni viri, et illam tenere nomine Francisci Antonii de Noris.... Una cum omnibus et singulis munitionibus, artiglieriis, et aliis rebus per inventarium consignatis. »

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