C. Valerio Flacco e Apollonio Rodio: saggio criticoTipografia della Camera dei deputati., 1894 - 202 Seiten |
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Seite 52 - Talor m'assido in solitària parte, Sovra un rialto, al margine d'un lago Di taciturne piante incoronato. Ivi, quando il meriggio in ciel si volve, La sua tranquilla imago il Sol dipinge, Ed erba o foglia non si crolla al vento, E non onda incresparsi, e non cicala Strider, né batter penna augello in ramo, Né farfalla ronzar, né voce o moto Da presso né da lunge odi né vedi.
Seite 51 - Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna.
Seite 111 - Quale un fanciullo, con assidua cura, Di fogliolini e di fuscelli, in forma O di tempio o di torre o di palazzo, Un edificio innalza; e come prima Fornito il mira, ad atterrarlo è volto...
Seite 106 - Non so se il riso o la pietà prevale. Come d'arbor cadendo un picciol pomo, cui là nel tardo...
Seite 107 - Lario, ea quel sussurro canta il nocchiero e allegransi i propinqui liuti e molle il flauto si duole d'innamorati giovani e di ninfe su le gondole erranti: e dalle sponde risponde il pastorel con la sua piva: per entro i colli rintronano i corni, terror del cavriol, mentre in cadenza di Lecco il...
Seite 119 - Nell'infinito seno Scende la luna; e si scolora il mondo; Spariscon l'ombre, ed una Oscurità la valle e il monte imbruna; Orba la notte resta, E cantando, con mesta melodia, L'estremo albor della fuggente luce, Che dianzi gli fu duce, Saluta il carrettier dalla sua via; Tal si dilegua, e tale Lascia l'età mortale La giovinezza.
Seite 101 - L'ha riposato alfin su l'erba, quando Regger nol puote, e gli va intorno errando, Come orsa che l'alpestre cacciatore Nella pietrosa tana assalita abbia, Sta sopra i figli con incerto core, E freme in suono di pietà e di rabbia...
Seite 52 - Né farfalla ronzar, né voce o moto Da presso né da lunge odi né vedi. Tien quelle rive altissima quiete; Ond'io quasi me stesso e il mondo obblio Sedendo immoto; e già mi par che sciolte Giaccian le membra mie, né spirto o senso Più le commova, e lor quiete antica Co' silenzi del loco si confonda.
Seite 58 - L' anima mia, che con la sua persona Venendo qui, è affannata tanto. Amor che nella mente mi ragiona, Cominciò egli allor sì dolcemente, Che la dolcezza ancor dentro mi suona. Lo mio Maestro, ed io, e quella gente Ch' eran con lui, parevan sì contenti, Come a nessun toccasse altro la mente.
Seite 155 - Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare.