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navi dall' una all' altra parte trapassando rimenavano la curia avignonese alle sponde latine; contrastavano ai disordini dello scisma in oriente ed occidente, e porgevano ai greci gli estremi soccorsi sino alla caduta di Costantinopoli.

Appresso vengono gli sforzi fatti per ricuperare la imperiale città e difendere l'Italia dai turchi; specialmente quel primo ed unico esempio di voto che fece Calisto terzo per la guerra, donde provenne il suo straordinario armamento, la grande e memorabile vittoria sotto Belgrado, la difesa di Cipro e di Rodi, e la conquista delle più belle isole del mare Egeo tenute per tre anni a suggezione pontificia. Segue la crociata di Pio II ed il navale suo sforzo che doveva guidare alla proda di lontane marine la persona istessa del Papa, se la morte non lo avesse trasportato a più rimoto termine, quando era sul punto di sciogliere in Ancona le vele ai venti.

Con felicità maggiore di prosperi successi sottentrò Sisto IV al carico di una nuova crociata: la navale armata del Pontefice condotta dai due cardinali Oliviero Caraffa, e poi da Paolo Fregoso, secondò la mossa d'armi dei Veneziani e del re Ferrante di Napoli: con i primi fu ripresa. Smirne e fatti altri progressi in Asia; con i secondi, e col naviglio dei Genovesi, si giunse a ricuperare Otranto dalle branche dei Turchi. Nè deve stimarsi piccola lode pe❜l Pontefice l'aver dato man forte a cacciar via quella peste che minacciava ammorbare il resto d'Italia.

Così per li tempi successivi procede la storia a narrare l'acquisto di Piombino e dell'Elba ridotta a vassallaggio di Alessandro VI; alcune imprese marittime di Giulio II, di Leon X, e di Clemente VII, ad altri simili avvenimenti nella guerra di campagna tra Paolo IV e gli Spagnuoli; i capitoli per la guardia del mare da Terracina all' Argentaro; i soccorsi guidati a Rodi dal generale Paolo Vettori; la venuta dei cavalieri di san Giovanni a Civitavecchia c la unione della loro marina con quella del Pontefice; le

varie battaglie date ai pirati; le spedizioni in Africa contro Barbarossa, Dragut, il Giudeo, Cacciadiavoli, ed altrettali temuti e potenti corsari, sino alla impresa biennale delle Gerbe nella quale Flaminio Orsini generale della squadra pontificia suggellò col sangue la saviezza dei consigli e delle previdenze, onde vivendo e morendo procacciò salute a tutta l'armata cristiana.

I soccorsi spediti all' assedio famoso di Malta, ed i successi della vittoria a Lepanto fruttificarono dappoi a vantaggio della marina pontificia, e fecero che il quinto Sisto disegnasse di stabilire permanentemente una squadra per la difesa dello Stato. Egli armò dieci galere, deputò una congregazione di cardinali a presiedere sopra l'armata navale, e con una bolla fissò i regolamenti e la dotazione di quella per tutti i tempi a venire 7. Sisto V nudri speciale amore verso la marina militare, ed io sotto gli auspici del suo nome e pontificato porrò la minuta dichiarazione delle triremi pontificie, disegnando in ordine e misura ogni membro di questa qualità di naviglio oggi disusato, e che una volta era il primo fondamento delle battaglic navali: al tempo stesso darò accurato ragguaglio di ogni cosa spettante agli ufficiali, ed alle leggi onde quelle si governavano.

Nel tempo di Paolo V, per le pratiche di amministrazione economica introdotte dal cardinal Cesis, si aprirà la via a trattar questa istessa materia di militare economia marittima applicata alle consuetudini ed antiche costumanze dello Stato pontificio, e fondata in ogni sua parte sopra gli strumenti della camera apostolica intorno a questa bisogna. Pe'l tempo medesimo sino al 1645 si troveranno le notizie della raunanza che quasi ogni anno facevano a Messina le

7 Pro Triremium manutentione. Constitutio quae incipit In quantas. Sub die decimo Kal. Februarii 1583. Non trovasi nel Bollario, la pubblicherò tra i documenti. - Item Const. Immensa aeterni Dei. Sub die 22. Januarii 1587. Institutio quindecim Congregationum S. R. E. Cardinalium. Congregatio Sexta pro Classe paranda et servanda ad status ecclesiastici de

fensionem.

galere del Papa, quelle degli altri principi italiani, e del re di Spagna, sotto nome di armata cattolica, per contrapporsi alla flotta ottomana affinchè non danneggiasse le riviere d'Italia, ove ogni anno alla buona stagione quei perpetui nemici si presentavano come turbine desolatore.

Apertasi poi la campagna dai Turchi in Candia con una guerra ostinatissima che durò venticinque anni, si leggeranno i soccorsi continui prestati dalla nostra marina ai veneziani. Il principe Ludovisio, ed i conti Zambeccari, Bichi, e Bolognetti, generali che furono delle galere del Papa, parteciparono di tutte le navali imprese tentate e condotte a termine nel tempo di quella guerra memorabile; sinchè la bandiera di Venezia abbandonata da tutti gli amici ebbe per ultimo sostegno il bali Rospigliosi e le navi di Clemente IX.

La conquista di Morea e delle principali fortezze che il Turco possedeva nella Grecia ci schiude un largo sentiero di gloriosi avvenimenti, ai quali procedettero con velocissimo corso un piccolo drappello di prodi uomini che negli ultimi sedici anni del secolo decimosettimo per terra e per mare valorosamente pugnando conquistarono il Peloponeso e le isole ond' è coronato. Le imprese di quella trilustre campagna girano attorno nelle storie come pertinenza dei veneziani: essi realmente davano il nome alla guerra, vi mettevano il maggior nerbo delle forze, e pigliavano possessione di guadagni. Ma insieme al lion di san Marco, ed in ogni più arrisicata fazione, sfolgorarono le armi, e spicciò il sangue dalle vene delle milizie navali e terrestri trasmesse da Innocenzo XI e da' successori in soccorso della signoria che a grande istanza ne richiedeva. Quelle genti condotte dal Malaspina, dai Ferretti, Bussi, Orselli, Montevecchi, Monaldi, e da altri campioni i cui nomi si leggeranno a suo tempo, acquistarono un diritto solenne a toglier parte se non delle provincie conquistate, almeno della lode a prezzo di sangue meritata. Noi riguarderemo l'armata e l'esercito del

Pontefice, senza avidità di lucro, e per solo fine di pubblico beneficio, affrontare la morte, ed ogni maniera pericoli di mare e di terra, di guerre e di assalti, in guisa da riportarne segnalati trofei, e gli elogi singolarissimi dell' eroe di quella età, che fu Francesco Morosini, cui le vittorie sopra ai nemici, il decreto della sua patria, ed il suffragio della posterità chiamarono, a somiglianza degli antichi conquistatori, il Peloponesiaco. Noteremo ancora che vi fu il caso nel quale l'esercito dei veneziani sbarattato in fuga, dovette riconoscere la sua salute dalle milizie del Pontefice che stettero salde due ore in fierissimo combattimento a sostener l'impeto dei nemici per guardare le spalle ai compagni.

L'ultima mossa delle forze navali riunite dalle potenze cristiane contro al turco fu nel 1716 per la difesa di Corfu. La squadra pontificia entrò in mare con l'armata di Genova, Toscana, Malta e Portogallo. L'isola invitta fu liberata, sciolto l'assedio, cacciata in fuga la flotta nemica, assalito e ridotto agli estremi Dulcigno: ma quando si antivedevano maggiori progressi l'Alberoni da Spagna violò la fede, assali la Sardegna, minacciò le Sicilie, e costrinse l'imperadore ed i veneziani a sottoscrivere in Passarowitz la pace col turco.

Dopo quel tempo la storia nostra si aggirerà per le marine del Tirreno seguendo le tracce della squadra papale sempre in lotta con i pirati africani. Sarà un periodo di racconti meno strepitosi al cospetto dell'Europa, ma singolarissimi per dimostrare ed intendere la condizione speciale di questa marina, gli ordini e costumanze sue, ed i servigî che essa di per sè senza altrui ausilio prestava non solo ai navigatori dello Stato, ma anche a quelli di ogni altra nazione trafficante in questi mari. Gli olandesi, i francesi, i napolitani, i liguri la ritrovavano sempre pronta alla difesa dei cristiani, e sovente ancora festeggiante nella vittoria dei legni nemici che si traevano appresso rimburchiati. Il nome grande di Benedetto XIV entrerà in lode e si unirà nobilmente

alla storia della marina, narrandosi quanto egli fece con alcune sue leggi per lo incremento della medesima, e pe'l vantaggio che procacciò al commercio con l'armamento delle fregate per la guardia del mare nei tempi invernali. Poi seguono le notizie della flottiglia messa in acqua da Pio VI, e la final distruzione della marina pontificia in Egitto all'entrar del secolo decimonono, che pone il termine al mio lavoro. Dai fatti emerge una gran verità, che la marina è stata in genere favorita dai pontefici, ma specialmente dai maggiori in santità de' moderni tempi come san Pio V e venerabile Innocenzo XI, dai più solenni in politica pari a Giulio II e Sisto V, e dal più profondo in dottrina che fu Benedetto XIV.

Le cose predette saranno accompagnate da molte altre notizie di varia erudizione, così che gli animi dopo lo strepito delle battaglie ed il fragor delle armi potranno riposarsi sopra alcune più liete ed utili considerazioni che per diversi rispetti alla marina si riferiscono. Per ciò secondo l'ordine dei tempi si troveranno i ragguagli dei viaggi marittimi dei Papi e di altri personaggi; le ragioni della azienda economica, e le vicende degli appaltatori cui davano il nome di assentisti degli armamenti pontificî; il governo spirituale degli equipaggî e il ministerio dei cappellani; i ricoveri ospitalieri per li feriti e pe' languenti; ed il trattamento degli schiavi. Poi anche i servigî che la marina rendeva negli affari ecclesiastici, nel possedimento d'Avignone, nelle guerre degli Ugonotti, contro le bande dei facinorosi, ed ogni altra comodità e tutela nei flagelli della pestilenza e della fame onde furono difese più volte la capitale, e le altre terre del littorale mediterraneo. Quindi ancora ho stimato conveniente alla storia annodare le notizie dei porti e delle spiaggie frequentate dalla squadra navale, principalmente poi gli edifici delle torri, fortezze, arsenale, darsena, acquedotti, ed ogni altra opera fatta perchè la squadra medesima con vantaggio maggiore navigasse o svernasse. Finalmente ho voluto

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