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una volta fu: ed in questo per mostrarti qual sei savio e prudente vorrai permettere al libro stesso che ti parli sin dal principio, e ti meni attorno per li diversi tempi e le varie materie che esso contiene, cosicchè il tuo giudizio si conformi a quelle considerazioni che ti verranno per ordinato discorso poste qui avanti all' occhio dell' intelletto.

La Storia pontificia è per sè stessa di gran levatura: da un lato rimonta ai fatti principali delle cose di religione, e dall'altro si distende alla fortuna di tutti i popoli per le relazioni dirette ed indirette che il pontificato esercitò sempre in ogni altra contrada; talchè non vi può essere quasi niuna cosa appartenente alla storia pontificia, la quale non vada anche legata con tutti gli avvenimenti più grandi del cristianesimo; non solo per rispetto della spirituale potestà del Pontefice romano ma anche per quella temporale esercitata dentro e fuori dello Stato ecclesiastico. Specialmente poi sotto ambedue i risguardi della duplice potestà appartengono alla storia della chiesa e del mondo le vicende rilevantissime della lotta sostenuta dal cristianesimo contro le invasioni maomettane. Dal contrasto terribile tra la insegna della luna falcata, e quella gloriosa della croce dipendeva nientemeno che la sorte della civiltà e della religione in Europa: quindi le cure ed i pensieri dei Pontefici che dall'ottavo al decimottavo secolo studiarono ogni via per liberare la cristianità da quel continuato travaglio. A questo fine i Papi sin dal principio della loro temporale sovranità pressarono con lettere e messaggi i principi occidentali ad unirsi seco loro contro i saracini: poi trattarono l'alleanza co'municipî italiani: appresso raunarono concili generali per comprimere i maomettani nell'Asia e francar la Terrasanta: quindi convocarono i fedeli a Chiaromonte per liberar Gerusalemme, a Firenze per difendere Costantinopoli, a Mantova per ricuperarlo. Per essa causa si faceva sacramento tra i Cardinali in conclave sopra certi patti da osservare per chiunque venisse eletto al Papato; si bandivano le

crociate, si aringavano a le bandiere religiose gli ordini cavallereschi, quale per sostener la lotta col ferro e col sangue, quale per soccorrere i prigionieri col sangue e con l'oro; si navigava, si combatteva con tale movimento d'animo e simpatia spontanea delle genti, che le arti belle e le lettere umane seguendo e dimostrando la corrente degli affetti si applicarono solennemente a questo argomento. Basti ricordare i poemi del Tasso e dell' Ariosto, gli episodi del Cervantes, le orazioni del Mureto, i disegni di Raffaello, le pitture dei Zuccari, ed un numero tragrande di laudazioni, poesie, scritture e dipinti, nei quali si celebrano le imprese dei guerrieri cristiani contro colui che era contrasegnato da tutti con la sola appellazione di comune inimico.

Ciò premesso ne viene la chiara idea della presente istoria che principalmente racconta l'ordine successivo dei fatti e delle imprese contro ai mussulmani nelle quali concorsero i Papi anche a sforzo di armi temporali. Imperciocchè, volendo essi tirare con l'esempio proprio il concorso dei maggiori potentati e tenerli uniti alla necessaria difesa, fecero squillare la tromba guerriera ed inviarono le loro genti al soccorso dei fedeli ed al propulsamento del gran nemico, presso al quale siccome non avevano la Dio mercè dal lato di terra comunanza di confine, così fu mestieri ordinargli contro il navale armamento di che favelliamo.

La squadra dei Pontefici spedita all'ardua tenzone ebbe in ogni fatto la sua parte non dispregevole, anzi talvolta principalissima, cosicchè per l'opera sua si produssero effetti utilissimi alla cristianità, e si accrebbe riputazione al principato. Nel vero sopra la tomba che racchiude gli avanzi mortali del Pontefice più santo dei vicini tempi, io dico di quel Pio cui fu gloria il conquidere la possanza marittima degli ottomani e dar la pinta all'antico colosso tanto che lentamente cadesse in quello infralimento, dal quale a grande stento oggidi fa prova di riscuotersi, sopra quella urna onorata

sta scritto che egli vinse alle Echinadi l'imperador dei turchi con le preghiere E CON L'ARMI 6.

Da questo fatto solenne a tutti noto prendo la mossa per andarmene poi alle altre parti del lavoro meno conosciute, dicendo: che a dichiarar pienamente la lapida di san Pio nel secondo membro niuno giammai di proposito e per pubblica scrittura si è accinto sponendo gli ordini guerreschi da esso tenuti per mezzo dei suoi ministri capitani e soldati, onde risale grandissima lode a lui medesimo che seppe averne, e deputarne tali milizie e condottieri che degnamente rispondessero al fine proposto, riportando la vittoria anche con le armi.

Per tanto della triplice alleanza, guerra di Cipro, e battaglia di Lepanto ho voluto scrivere ordinatamente un tal racconto che, toccati di volo gli avvenimenti generali, scendesse ai particolari risguardanti le armi pontificie; e messe alla luce quelle notizie che giacciono ancora per la maggior parte inedite o rarissime, ne indicasse a suo luogo i documenti e le fonti. Quindi svolgerò la tela dei fatti egregì di Marcantonio Colonna capitano generale di sua Santità, degli ordini ch'esso tenne per armare navigare e combattere, e mostrerò non solo quello che spetta a lui come a soldato, ma anche come a diplomatico che procedette per conchiudere l'alleanza quando era già quasi più che disperata, ed usò arti anche maggiori di somma prudenza e sagacità per mantenerla. Qui si parrà l'altissima virtù di quest'uomo grande di romana grandezza nel valore e nel senno che, avendo in sè trasfuso lo spirito del Pontefice, fu strumento precipuo della celeste provvidenza per quella impresa. La storia nostra terrà registro minuto del numero qualità e provenienza del naviglio, segnerà i nomi dei capitani delle galere e delle fanterie, gli stipendii, gli alloggia

6 SELYMUM TURCARUM TYRAMNUM AD ECHINADAS COMPARATA CLASSE PRECIBUS ET ARMIS DEVICIT.

menti, gli armamenti di Ancona e di Civitavecchia, le navigazioni, le tempeste, i naufragi; le corse del Colonna, le sue pratiche a Venezia e all'armata, le sue corrispondenze, le consulte, le mediazioni: quello specialmente ch'esso fece con la persona sua nel dì della gloriosa giornata a Lepanto; le venture degli altri capitani pontifici nel giorno medesimo; la partizione del bottino degli schiavi delle artiglierie e vascelli conquistati, ed il trionfo di Roma. Al modo stesso farò menzione delle imprese tentate negli anni seguenti, massime del 1572; allorchè, restando in Sicilia il signor don Giovanni d'Austria, la grande armata della Cristianità forte di dugento vele andò a trovare l'inimico in Levante e presentargli la battaglia sotto lo stendardo supremo ed ubbidienza del generale pontificio.

Sebben questa non debba riputarsi pagina meschina della nostra storia, tuttavia non è l'unica: perchè oltre alle conferenze di navale armamento tenute nel concilio di Laterano sotto Giulio secondo, ed oltre alle pratiche fatte in corte di Leone decimo, per lo stesso secolo furono bandite duc alleanze contra i Turchi. L'una del 1501 ebbe insieme collegati il Pontefice la signoria di Venezia e le corone di Francia e di Spagna; l'altra del 1538 confederò Paolo terzo papa con Carlo quinto imperadore ed i Signori veneziani. Questa riuscì a tanta solennità di scritture che fu poi dopo presa a modello nella triplice lega di san Pio, ed aprì bellissima occasione di segnalati avvenimenti: la squadra del Pontefice condotta da Gentil Virginio Orsini, celebre già per aver fiaccata l'oltracotanza dei pirati nel mar Tirreno, andò a cogliere novelle palme nel Jonio, ove le rive del promontorio azziaco, e le trionfate mura di Castelnovo risonarono le lodi del gran nome Orsino, e delle genti da esso guidate. Nell' altra l'armata pontificia cbbe segnalata vittoria alla espugnazione di Santa Maura: là alla rupe di Leucade, celebrata per il salto della poetessa tradita, le navi del pontefice al primo scontrazzo tanto animosamente det

presso

tero dentro all' ordinanza nemica, che la rovesciarono sopra la spiaggia, catturarono i legni, e sbarcate in terra le genti assaltarono la fortezza insieme con i veneziani e se la presero a lode grandissima delle armi pontificie.

Ma senza andare a ritroso, ora che per la introduzione precedente stimo aver preparati gli animi a fiducia, dirò che le materie assai svariate e rilevanti si trovano nella storia disposte secondo l'ordine naturale dei tempi, in guisa che il primo libro contiene i fatti della pontificia marina dall' ottavo secolo all' undecimo, e per entro alle poche memorie che rimangono di stagione così rimota ed oscura ricerca e quasi a vita novella richiama le due spedizioni in Africa, e le battaglie combattute nelle acque di Ostia, alla spiaggia di Terracina, sotto la rocca del Garigliano e presso la città di Luni, che riscossero lo Stato e l'Italia dalle invasioni saracinesche. Appresso scorre la navale armata di Roma lungo le rive della Palestina e dell' Egitto rincalzando i nemici. verso l'oriente per quei due secoli che durarono le prime crociate, e nella più crudele distretta apportatrici di conforto approdano in Soria le navi del pontefice appena si calmano gli animi irati nella tremenda lotta del sacerdozio e dell'imperio: talora si vedono quelle navi a solcar celatamente i mari e trafugar Pontefici perseguitati; altre volte spiegar le vele e rimenar vescovi ai concilii; e poi levarsi fiere contro ai tiranni e rintuzzar le gelosie di Venezia e di Pisa che armate dello scismatico ferro imperiale, e coperte sotto al bugiardo manto degli antipapi miravano a consumarle nei due mari. Poi nel terzo libro la narrazione si fa più larga, e vien crescendo la materia e la copia dei documenti per il ravvivamento delle navali spedizioni quando comparvero minaccevoli i turchi in Europa: quello fu tempo che Roma divenne quasi centro d'alleanza tra i principi del cristianesimo armati alla propria difesa ; allora si rinnovarono i passaggi d'oltremare, e un' altra volta per fama risonarono i trionfi e le sventure dei Romani nell' Asia: queste stesse

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