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di Roma. Quindi in concistoro si dolsero i cardinali amaramente della repubblica, dicendo che per avarizia e per ambizione usurpasse l'altrui; e dopo diverse pratiche deliberarono di pubblicare un monitorio nel quale, senza nominar Venezia, si minacciassero le censure a chiunque molestasse gli anconitani, o i loro navigli, o le loro mercanzie; e inoltre si concedesse a questi di assalire, sottomettere e far le rappresaglie contro coloro che fossero arditi arrogarsi alcun dominio nel mare della Chiesa. A tal fine andò in Ancona Battista Brenda giurisconsulto romano a pubblicare questa sentenza, e dirigerne legalmente l'esecuzione 99.

Nondimeno volle il Pontefice mantener la lega, e nel mezzo di questi dissapori fece navigare a levante lo Zane con la squadra sua per sostenere i fedeli, e spalleggiare i persiani secondo i patti. Allora Cassano e Maometto imbrigati tra loro avevano aperta la campagna con due sterminati eserciti di più che trecentomila uomini da ciascuna parte, e mostrandosi la fortuna favorevole ai persiani, il turco non solo perdette molte provincie, ma fu anche sconfitto in battaglia campale con grandissimo scapito di riputazione e di forza. Nelle cose del mare però non si fecero imprese rilevanti, anzi l'armata si trovò confusa per la morte di Jacopo Lusignano, re di Cipro, che fu semenza di infinite discordie. Perchè non avendo lasciato figliuoli, e soltanto la moglie, che era veneziana di casa Cornaro, incinta, vennero fuori diversi pretendenti tanto per la successione, che per la reggenza. Il senato sosteneva le ragioni della vedova Caterina figliuola adottiva della repubblica ; i cavalieri di Rodi davano favore a Carlotta, sorella del re Jacopo defunto: i primi presero gelosia dei secondi, e questi di quelli; nell'isola accaddero sedizioni restandoci morto il governator di Nicosia Andrea Cornaro zio della regina: inoltre le corti di Napoli, di Savoia, e di Portogallo si affacciarono alla eventualità della successione; e Carlotta dopo avere ricercato in varie parti i soccorsi, non trovandone migliori, andò a chiederne al soldano d'Egitto. Tutto questo viluppo fece che la vedova dovesse get

99. JACOBUS VOLATERRANUS. Diarium roman, S. R. I. Tom. XXIII. p. 94. RAYNALDUS. Ann. 1473. n. 26.

tarsi intieramente in braccio ai veneziani, e cedere a quelli l'amministrazione del regno che poi ne divennero padroni. Così dunque, essendo in quest'anno morto il re Jacopo proprio al principio della estate, con tutte quelle brighe che ho detto, restò impedita ogni operazione di guerra; e Pietro Mocenigo generale dei veneziani non appena aveva fatta una corsa in Asia per farsi vedere dai turchi e dai persiani, che tornava a Cipro, ora per assistere il re Jacopo moribondo, poscia per istallare il governo della vedova, appresso a sedare le insurrezioni, quindi per il battesimo del figlio postumo, e finalmente per comporre gl' interessi suoi con i cavalieri di Gerusalemme.

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Lorenzo Zane prefetto dell'armata papale arrivato in Oriente trovò già da ogni parte acceso il fuoco della discordia, e non avendo istruzione di mescolarcisi dentro, anche per non accrescere la materia all' incendio, quantunque veneto e patrizio fosse stimò di tirarsi da banda, e condurre le galere pontificie a Chio, donde spedì alcuni suoi ufficiali a Pietro Mocenigo in Cipro, facendogli sapere la sua venuta e pregandolo, che manifestar gli volesse quali imprese avesse disegnato di fare, perchè venisse a congiungersi con lui, e a dargli mano. Pietro, che intendeva bene di non potersi mettere a cosa alcuna lontana, allora quando la sua presenza era tanto necessaria in Cipro, fece rispondere, che il prefetto papale avesse facoltà di andare o restare a suo talento, e che venendo a congiungersi sarebbe sempre gradito, non solo per la riverenza dovuta al rappresentante del Pontefice, ma anche per la stima che si faceva della persona sua 100. Parole di urbanità che sotto lucente vernice mostravano la stizza, e la niuna speranza di fare alcun effetto.

Per ciò Lorenzo Zane operò da se solo quel che poteva per la causa comune: scorse le marine degli inimici, incrociò da Rodi a Chio, dette sollievo ai greci, disperse i pirati, e guarentì la navigazione dei cristiani. Ma allora, dopo tre mesi, la reina vedova dette alla luce un figliuolo di sesso maschile, erede della corona; e per gratificare i Veneziani e dar riputazione al governo ed ai tutori bisognò che il Legato pon

100. SABELLICO citat. p. 769.

tificio lasciasse ogni altra cosa, ed accettasse l'invito di andare a Cipro, e far da padrino all' infante insieme col generale di Venezia e con quello di Napoli, nelle quali cose passò tanto tempo tra gli avvisi, gl' inviti e le navigazioni, che appena ne restò per tornarsene a casa. Sisto poi vedendosi offeso dai veneziani, conturbato da tanti dissidi, e considerando il poco frutto che a costo di enorme dispendio traeva da quell'armamento, lasciò la guerra viva contro i turchi, finchè non fu nuovamente riscosso dai successi di Otranto 101.

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Ma nel mezzo tempo trovandosi avere a suo carico e senza partito quelle galere e quelle navi ch' erano state a militare in oriente, anzichè lasciarle marcire nell' ozio, divisò metterle in crociera sulla spiaggia romana per difenderla dai pirati; ed af finchè siffatto ordinamento rimanesse fermo in tutti i tempi futuri, non solo dette il comando della predetta guardia a Cencio Orsini, uno dei migliori marini che allora fossero in Roma, ma anche decretò che si facesse nota la sua volontà alle presenti ed alle future generazioni con una lettera apostolica scritta in questa forma 102. « Sisto, eccetera. Al diletto figlio Cencio degli Orsini, professo nell' ordine di san Giovanni gerosolimitano, priore del priorato di Roma, e dell'armata nostra marittima capitano, salute ed apostolica benedizione. La sincerità dell' affetto già provato, e la costanza di fede inconcussa, come pure l'ossequiosa ed utilissima prontezza tua nel servigio nostro e della romana Chiesa, per le quali cose ti sei mostrato sempre grandemente commendevole e non cessi ogni giorno con indefessa premura mostrarti tale, inoltre la prudenza, magnanimità, industria ed esperienza della circospezione tua sovente sperimentata ci ripromettono senza alcun dubbio, che tu procaccerai adempiere con sollecitudine, fedeltà e prudenza quelle cose, che noi stimeremo dovertisi affi

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PLATINA. Vita Sixti IV. S. R. 1. Tom. III. Parte II. p. 1037.

BONANNI. Numismat. Tom. I. p. 102.

102. SIXTI PP. IV. Officiorum. Lib. III. fol. 93. - ARCH. SECRET. VAT.

dare. Laonde, avendo noi di fresco per moto proprio ed anche per consiglio e consenso dei nostri fratelli i cardinali della santa romana Chiesa decretato di avere e mantenere quinci innanzi e per tutto il perpetuo tempo futuro una armata navale sufficientemente numerosa di galere e di altri navigli ben provvisti d'armi, di marinari, e d'ogni altro strumento di guerra per difesa e sicurezza dei mercadanti che portano merci e vittovaglie a Roma, ed anche degli abitatori delle due nostre provincie, che sono quella del Patrimonio del beato Pietro nella Tuscia e quella di Marittima, le quali si trovano lungo la spiaggia del mare, come pure per reprimere il nefario ardimento dei pirati, e volendo noi che dall' ordinamento di siffatta armata ne risulti la desiderata sicurezza e tutela dei mercadanti e popoli predetti: sperando che tu, il quale dalla inclita casa e famiglia degli Orsini sei generato e nel governo delle galere dell' ordine di san Giovanni gerosolimitano in molte battaglie per terra e per mare lungamente esperto, saprai, vorrai e potrai comandare ancora la nostra armata predetta, e quella insieme con i suoi marinari e soldati reggere e governare, e con la tua solita cura, prudenza e sollecitudine all'ardimento dei pirati resistere, noi per autorità apostolica e tenore delle presenti, a beneplacito nostro e della sede apostolica, ti facciamo e deputiamo capitano della predetta armata con lo stipendio che noi stessi ordineremo, e con la plenaria facoltà, potestà e giurisdizione, che noi fin d'ora ti concediamo, di dare la condotta alle persone necessarie per mettere l'armata ad ordine, e sostituirne altre al posto loro, e l'armata istessa con tutte le genti di capo di remo reggere e governare, e menarla in quelle parti che stimerai convenienti, e per suo sostentamento richiedere le vittovaglie ed ogni altra cosa tanto dagli abitatori delle dette provincie quanto da ogni altra persona, di comandare ai marinari ed ai soldati, di punire debitamente i mancatori e disubbidienti, di giudicare le loro cause da te stesso e per altrui mezzo, e generalmente di fare, prescrivere, comandare ed eseguire tutte e singole quelle cose che all'ufficio dei capitani delle armate navali spettano in ogni modo o per legge o per consuetudine, e che i capitani stessi son soliti fare, prescrivere ed ordinare. Tu poi con la solita fedeltà e devozione

pigliando l'istesso carico della tutela e difesa dei mercadanti e dei popoli predetti a vantaggio della città di Roma tua patria, donde il tuo priorato trae il nome, e dei tuoi concittadini e della romana curia che quivi risiede, così studierai mostrarti vigilante, utile e fruttuoso nel governo della predetta armata, nella difesa e tutela dei mercadanti e dei popoli, e nella dispersione dei pirati, che, oltre al premio della eterna felicità ripromesso ai difensori delle cause pie, sii fatto degno di conseguire da noi e dalla apostolica sede grazie e benedizioni sempre maggiori. Dato a Roma presso a san Pietro nell'anno dell' incarnazione 1477, a dì ventitrè agosto, e del pontificato nostro anno sesto. Collat. G. Blondus. L. de Marcellinis ».

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Quindi apparisce quanta sapienza di leggi, prodezza d'uomini, e copia di navigli fossero intorno alla marina romana anche allora quando, sciolta la lega, non v'era ragione di maggiore armamento al modo stesso io mi penso che si avrebbero ad ammirare molti fatti egregi del capitanato di Cencio, se gli storici nostri non avessero, quasi direi a disegno, schivato sempre di entrare nelle materie navali.

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XIV. Ritiratosi pertanto dalla lega il Pontefice e appresso a lui ancora il re Ferrante, restarono contrapposti nella guerra alla casa ottomana il re di Persia, quello d'Ungheria, e la repubblica di Venezia, senza che vi sia nulla a ridire per lo scopo mio; meno che tener segnato l'anno 1478, quando il senato veneto durante l'assedio di Scutari in Albanìa dovette consentire alla pace col nemico: così che a danno comune successe, che i veneziani avessero in quella lotta le armi in mano mentre posavano gli altri principi d' Italia, e viceversa essi posassero quando gli altri poscia dovettero correre alla guerra. Le quali cose non per disegno nè per determinata volontà di alcuno provennero ma furono effetti degli strani e sanguinosi successi d'Italia, quando gli animi dei milanesi e dei fiorentini si commovevano alla ferocia delle congiure per le quali cospiratori e principi, Sforza e Lampugnani, Medici e Pazzi bruttavano di sangue la penisola, e sopra vi cor

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