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rebbe i cuori dei cristiani a seguirlo, ed al felice cominciamento terrebbe dietro ogni altro desiderato progresso. Di presente poi fece partire per Ragusa una delle galere pontificie foriera della sua venuta, e sopra quella imbarcati dugento soldati della sua propria guardia ed una compagnia di balestrieri, ordinò che dovessero mantener le difese della piazza e trasmettere le notizie di quel che potesse accadere 66. E furono tanto efficaci queste provvisioni, che il Turco non volendo anche pregiudicare gl'interessi suoi nè chiamarsi addosso tanto impeto di guerra, quanto esso pure ne sospettava potesse venirgli insieme con la inusitata comparsa del Pontefice romano in quel luogo, si tirò indietro senza altra pretensione, come i senatori della città da lì a quattro giorni mandarono a riferire in Ancona.

Intanto si aspettava l'arrivo dei veneziani sopra i quali il Papa faceva certissimo fondamento, tanto per le promesse che ne aveva ricevute, quanto perchè essi già erano in guerra col Turco e non potevano a meno per loro interesse di mettersi tutti intieri dalla sua parte. Nondimeno stando già da un mese l'armata pontificia ad ordine col Papa che aspettava in Ancona, non compariva lo stuolo de' veneziani, perchè il doge Cristoforo Moro procacciava scusarsi in senato di non poter satisfare al desiderio della sua repubblica d' andare in levante, mostrando esser vecchio, impotente a combattere, e poco pratico del mare: ma siccome quei senatori modestamente gli fecero intendere, che non si potesse far di meno di adoperar la persona sua per l'occorrenza presente, così più per rispetto altrui che per volontà propria finalmente si ridusse ad imbarcarsi il ventinove di luglio, e giunse il dodici di agosto alla vista d'Ancona portando seco dodici galere. L'armata pontificia allora uscì dal porto tre miglia con cinque cardinali ad incontrare il principe, spiegò tutte le bandiere, e fece ogni altra navale dimostrazione di onoranza inverso i più fedeli alleati: i veneziani poi dal canto loro, calate le vele tutte ad un tratto e messisi a remo, corrisposero al saluto; e, secondo che allora portavano le cirimonie, riverirono la squadra papale come più degna: dopo di chè chiamate quinci e quindi in mostra le milizie, e ordinatamente scom

66. CARD. PAPIENSIS cit. pag. 358. et epist. 41. p. 486.

partitele a poppa, a prua, alle scale, ed ai portelli, come se fosse il momento della battaglia, vennero vicini quasi a toccarsi gli uni cogli altri, nel qual tempo rinforzando le voci e le acclamazioni, tuonando le artiglierìe dalle due parti, e percuotendo le spade e gli scudi, se ne venivano insieme verso il porto a spettacolo di giocondissima letizia 67.

Il santo Padre, quantunque già in letto e malato, udito lo strepito delle cannonate, e desideroso di vedere le feste che in suo nome si facevano ai veneziani, si lasciò condurre ad una piccola finestretta della sua camera esposta al mare, e da quel luogo per alquanto tempo considerò l'unione della armata sua con quella di Venezia, lieto in cuore che qualcuna delle potenze cristiane avesse pur risposto alla sua chiamata : ma fu un breve indugio ai suoi patimenti, perchè sentendosi già tanto oltre con la infermità, conobbe vicino il termine della sua vita, ed insieme di quella impresa. Quando lo rimenarono nel letto ripeteva dolorosamente queste parole: Pocanzi l'occasione di navigare in Ragusa è mancata a me: ora mancherò io all'occasione di navigare in levante. E così come egli disse avvenne: imperciocchè dopo la predetta levata, che fu l'ultima di sua vita, crebbe il male a tal segno da non potersi accordare l'udienza nè anche al doge di Venezia quantunque istantemente la richiedesse, fosse venuto a posta con gran desiderio di vederlo. La notte seguente perdè quasi la voce, ed avendo ricevuti i sacramenti della Chiesa, raccomandando ai cardinali più tosto a cenni che a parole le cose del cristianesimo, morì la notte del quattordici agosto vigilia dell'assunzione di nostra Signora in cielo. Pareva fatalità che esso, al paro di più suoi predecessori, venisse a mancare propriamente quando si avvicinava un miglior costrutto; cosa che poi dopo la battaglia di Lepanto successe ancora a san Pio.

e

La morte del Pontefice, cioè del primo motore ad anima della crociata, produsse quell' effetto negli uomini radunati in Ancona, che già nella mente del lettore si è prodotto; cioè un

67. MALIPIERO cit. pag. 29.

CARD, PAPIENSIS cit. ep. 41. pag. 487.
RAYNALDUS 1464. n. 40.

CAMPANUS cit. pag. 990.

completo discioglimento della lega. I pochi crociati, ch'erano rimasti per fino allora saldi si dileguarono, i popoli allibirono, le corti si scusarono, e i cardinali a Roma si rivolsero pel conclave. Tuttavia prima di partirsi ricevettero all'udienza pubblica e solenne il serenissimo doge di Venezia, che desiderava conferire in collegio molte cose d'importanza spettanti alla crociata; là dove il doge parlò ai cardinali parole gravi e brevi, esortandoli che dovessero essere favorevoli all'impresa tolta ad onor di Dio in difesa del cristianesimo, e che nella creazione del nuovo Papa, posto da banda ogni rispetto privato, avessero l'occhio al pericolo sovrastante a tutti: affermando che la signoria di Venezia teneva le cose apparecchiate, e il re d'Ungheria aveva messo insieme un grande esercito per opporsi al nemico comune, e che bisognasse ajutarlo a danaro, affinchè potesse resistere. Dopo che Cristoforo ebbe finito di parlare, il cardinal Bessarione decano del sacro collegio gli rispose, onorandolo con parole piene di laude, e discorse sopra i meriti di Venezia, che sola tra tanti principi cristiani aveva seguito l'esempio di quel Pio che aveva messo la vita sua per la salute della sua greggia; il perchè lo ringraziò a nome suo e di tutti i cardinali; anzi volendo dimostrare coi fatti di presente la gratitudine e prontezza del sacro collegio a fargli piacere ed a seguire in tutto i suoi consigli, fece toccargli quarantotto mila fiorini d'oro che s'erano trovati presso il Papa di ragione della crociata, ed inoltre i cardinali ordinarono, che cinque delle galere pontificie andassero a congiungersi coll'armata di Venezia per quelle fazioni di guerra che il senato stimerebbe allora necessarie 68. Dopo di che essendosi il doge licenziato con i fiorini e le galere, sciolse le vele dal porto d'Ancona, ed i cardinali prestamente si ridussero al conclave di Roma.

XI. — Avanti di eleggere il successore al defunto Pontefice i porporati riprodussero la prammatica del giuramento sopra la materia del promovere la crociata, e dello spendere i guadagni

68. CARD. PAPIENSIS. Comment. Lib. I. pag. 362.
MALIPIERO citat. pag. 31.

SABELLICO ediz. veneta in-4. 1717. pag. 729.
RAYNALDUS 1464. n. 53.

dell'allume nella guerra contro i turchi; e poi volendo gratificare i veneziani al primo scrutinio con tutti i voti chiamarono pontefice il cardinal Pietro Barbo patrizio veneto del titolo di san Marco, che prese il nome di Paolo II. In Venezia se ne fecero dimostrazioni di grandissima allegrezza, ma in Roma le cose restarono fredde; perchè sebbene il nuovo pontefice avesse giurato prima e dopo di proseguire l'impresa, nondimeno considerando riposatamente la morte del predecessore, lo scioglimento della crociata, i disordini che erano accaduti, e la difficoltà di ricominciare, consultò due vescovi, dichiarossi sciolto dal giuramento, e restò contento di somministrar pecunia larghissima agli ungheri, a Scanderbeg, ed ai veneziani, senza parlar d'armi in tutto il tempo che visse, sino al 1471 69. Per ciò le cose dei cristiani in oriente non prosperarono, anzi nel suo pontificato succedettero continue perdite, specialmente quella di Negroponte, che fu da tutta la cri stianità compianta al paro e forse più della stessa caduta di Costantinopoli. Le prime parti di salvar l'Italia, allora che l'ebbe lasciate il Papa, restarono presso i veneziani; ed è cosa mirabile che la repubblica di san Marco avesse tanta virtù da resistere così lungamente in una guerra difficile contro quel potentissimo imperio che, dopo aver occupata l'Asia e rovesciata la monarchìa dei greci, pareva non potesse esser più frenato da alcuno. L'istesso Maometto pensava venirsene prestamente in Italia, e riguardando dalla costiera dell' Epiro a quella di Puglia non vedeva altro ostacolo ai suoi progressi che il piccolo tragitto di cinquanta miglia di mare. Per la qual cosa, risoluto di procedere innanzi, volle imitare i pontefici romani ed esaltare l'entusiasmo dell' islamismo per l'ascendente della religione: quindi raccolse in una moschèa la sua corte, i suoi sacerdoti, e colà publicamente giurò di rinunziare a tutti i piaceri della vita e di non rivolgere mai più il viso dall'occidente se prima non atterrasse e facesse calpestare dai suoi cavalli gli Dei delle nazioni adorati dai cristiani, e proclamasse da levante a ponente la gloria del suo profeta 70.

69. RAYNALDUS ann. 1464. n. 62. - 1469. n. 18.

vescovi che prosciolsero il giuramento.

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e 1464. n. 61, biasima i due

CARDINALIS PAPIENSIS ep. 42. et Comm. Lib. I. pag. 372. - item.
MALIPIERO cit. pag. 31. 49.

70. MICHAUD. cit. Tom. II. pag. 362.

Sotto questi auspici salì al pontificato Sisto IV, quando non solo le minacce di Costantinopoli ma le stragi di Negroponte riempivano l'Europa di orrore e siccome le cose degli uomini sono variabili al modo delle stagioni tra loro contrarie che l' una dopo l'altra succedono, così anche in Roma successe che dopo il bogliore di Pio venne la tiepidezza di Paolo, e morto questo, si rinfocò Sisto nel maneggio della guerra sacra per la qual cosa fatta speditamente una lega con i veneziani e col re di Napoli, armò ventiquattro galere sottili e sei navi tonde, parte comperate a Pisa, e parte costruite nello Stato 71, e le spedì a quelle imprese che appresso mi farò a descrivere, dopo aver messo avanti due brevi agli anconitani sopra questa istessa materia dell'armamento, scritti un mese solo dopo la sua esaltazione al papato. Il primo discorre in questi termini 72:

• Sisto papa IV, ai figliuoli diletti gli anziani, il consiglio, ed il comune della città d' Ancona. Diletti figli, salute ed apostolica benedizione. Subito che noi siamo stati per favore della divina clemenza assunti all'apice del sommo pontificato risguardando alla estrema necessità della fede cattolica ed ai pericoli imminenti sopra la cervice del popolo cristiano per la crudeltà dei turchi e per i loro sempre maggiori progressi, e volendo soccorrere ai comuni pericoli, abbiamo decretato, che debba nella prossima primavera allestirsi l'armata nostra navale nel porto di cotesta città nostra d'Ancona. E siccome per degne relazioni ci viene riferito che il porto della città medesima si trova tanto scaduto che abbisogna di non piccola riparazione, così volendo pure in qualche modo provvedere ai vostri bisogni, noi rimettiamo e graziosamente condoniamo a voi ed a cotesta comunità la somma di cinquecento fiorini d'oro di ca

71. JACOBUS GHERARDI VOLATERRANUS. Diarium urbis. S. R. I. T. XXIII. p. 90. INFESSURA. Diarium romanum. S. R. I. T. III. Parte II. p. 1143.

JACOBUS AMMANATI, vulgo CARDINALIS PAPIENSIS. Epistola 449. ad cardinalem S. Marci. in-fol. Francoforte 1614. p. 766.

FRANCISCUS PHILELPHUS. Epistolarum. Lib. XXXV. Ep. I. ad Sixtum IV. in fol. Venezia 1502. p. 245.

RAYNALDUS. 1472. n. 1. et 7.

SARACINI cit. p. 276.

MALIPIERO. Annali Veneti. - ARCH. ST. IT. T. VII. Parte I. p. 69. 73. e 74. 72. SIXTI IV. Literæ Apostolicæ ad Anconitanos sub die 17. Septembris 1471. ARCH. ANCON. MSS. BORGIANI.

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