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Gli abitatori per tanto ritornarono alla pristina sede; e come folata di profughi augelli, finita la stagione contraria, si ridus– sero al nido primiero. Ma non più ville, palagi, templi, portici e delizie reperirono; anzi sassi e ruine. Sopra quelle rifabbricarono la città, si restrinsero nei loro disegni, ed appoggiati alla riva del porto murarono la terra con quattro fianchi di muro, riducendone il perimetro proporzionato alle attuali loro condizioni. Fortificarono però grandemente quel luogo con poderose torri, delle quali alcuna esiste tuttora, e sopra una rupe imminente al mare edificarono di macigno solidissimo una rocca a difesa del porto, che fu poi spesso di cittadino e di straniero sangue maculata, come si farà nel procedimento di questa istoria manifesto. 56 Innanzi a tutto poi ripigliarono il mestiero del mare, la navigazione, il commercio, la pesca, ch'erano le principali cagioni che li avevano ricondotti alla marina.

833.

XI. L'amore della unità chiaramente ordinata mi ha fatto trascorrere alquanto innanzi sino all'anno 889: e per non lasciare indietro quella nobile città distrutta o trapiantata sotto altro clima, ove non poteva certamente prosperare, son trapassato col pensiero agli anni successivi ed ho ricondotto alle navi i discendenti degli antichi navigatori. Ora mi conviene rivolgermi indietro, e trattare altri simili avvenimenti di Ostia e di Ancona. Racconterò la loro distruzione e risorgimento perchè quindi apparisca la ragione d'ogni fatto positivo o negativo dei tempi susseguenti.

Ostia è il porto più antico dei romani. Anco Marzio gettò alla foce del Tevere le fondamenta d'una colonia marittima, costruì le saline, fondò in acqua un' ala di muraglia per lo scalo delle merci, acconciò la stazione alle navi, e quella si fu la strada per la quale entrò in Roma l'abbondanza d'ogni cosa necessaria alla vita, e donde poi uscirono trionfatrici le aquile

GIBBON. Decline and fall of the roman empire. in-4. Londra 1840. p. 987. La confusione poi che alcuni introducono in così semplice trattato tra Centocelle, Leopoli, Cincelle, e Civitavecchia si può vedere nell' Holstenio, MERULA, CLUVERIO, ALBERTI TURINGIO ed altri.

Vedi gli storici segnati alla nota 1.
56. Vedi appresso Lib. III. Cap. XII

romane per comprimere gli emuli cartaginesi e protendere l'imperio dall' Africa all' Asia, ed ai confini conosciuti del mondo. Questo porto sia per le spedizioni militari che per il commercio attivissimo di tutte le nazioni coi romani era già molto famoso nel tempo dei consoli e dei primi imperadori, ed a misura che il dominio loro si era venuto dilatando, anche il porto d'Ostia aveva accresciuta la sua riputazione. E tanto altamente era salito al tempo di Claudio 57 che questo principe fu costretto d'ingrandirlo, affinchè potesse ricevere la moltitudine dei vascelli che vi approdavano da tutte le parti del mondo. Il superbo disegno di quel magnifico porto è abbastanza conosciuto, e gli eruditi ben sanno con quanta profusione ricchissima di ornamenti fosse decorato. La sua figura era di due grandi semicerchi sporgenti nel mare, e coperti innanzi da un' isola artefatta, in tutto simile a quello di Civitavecchia; aveva quindi le due bocche attorno all'isola tanto apprezzata dagli antichi che appunto ad essa dovevano i porti la loro celebrità secondo quel verso di Virgilio che dice « L'isola fa il porto 58. » E nè anche questo bastando fu appresso cavata la fossa alla diritta del Tevere ed a ridosso del primo costruito un secondo porto, più ritirato e sicuro e quasi darsena rispetto all'altro, che venne poi talmente crescendo in grandezza di fabbriche e frequenza di popolo che vi si formò una seconda città, chiamata Porto, l'una delle precipue sedi vescovili dei sobborghi romani. Ostia dopo aver partecipato alle vicende della capitale nelle incursioni dei barbari, era stata anche malamente percossa dai saracini, quando il pontefice Gregorio IV provveder volle alla sua sicurezza. Lo stesso Anastasio bibliotecario racconta il fatto in questi termini 59. « Poichè il pontefice Grego

57. SVETONIUS. In Claudium Cap. xx.

DIONIS CASSI Histor. Lib. LX.

58. DE FAZIO GIULIANO. Intorno al miglior sistema di costruzione dei porti, in-fol. con tavole. Napoli 1828. p. 30.

VIRGILIUS. Eneidos Lib. I. v. 163.

insula portum

Efficit obiectu laterum, quibus omnis ab alto

Frangitur, inque sinus scindit sese unda reductos.

59. ANASTASIUS BIBLIOTHECARIUS. In vita Gregorii IV. - MURAT. S. R. I. T. III.

Parte I. pag. 225.

rio quarto di santa e dolcissima memoria aveva sempre l'occhio con semplicità d'intenzione rivolto al servigio di Dio, alla salute del popolo, ed alla difesa della patria, così grandemente si studiava che le città del suo dominio non andassero oppressate dai nemici. Molto più che ai tempi suoi l'empia, nefasta e odiosa setta dei saracini sconfinando dai suoi paesi e invadendo quasi tutte le isole e le regioni del mondo, acerbamente insultava a tutti i cristiani, le persone a cattività riduceva, le sustanzie rapiva e desolava le intiere provincie, come presentemente ancora continua a praticare. Per la qual cosa giustamente temendo a quell'insolito e ridottabile cimento non forse il popolo al suo governo affidato, che abitava nella città di Ostia o vero di Porto, venisse a patir tribolazione o ricevere danno dalla mano niquitosa di coloro, applicò l'animo suo a trovar modo da render sicura la città di Ostia. Ed egli ebbe, come per superna illustrazione, il pensiero di fabbricare colà dalle fondamenta una città nuova anzichè ristaurar la vecchia che squassata da lunga decrepità appariva ruinosa e fievole. Adoperossi per tanto secondo l'ispirato disegno, e da terra levò suso in Ostia un'altra città assai fortissima, circondata per più alte muraglie e munita di validissime porte e ponti, stanghe e saracinesche; e poi collocò sopra alle torri trabocchi e mangani di mirabile artificio per combattere e ricacciare chiunque volesse assalirla: e per di fuori sotto le mura della città fece cavare tutto in giro un fosso profondo ad impedire gli approcci dei nimici. Allorquando si dette mano all'edificio della predetta città egli stesso il Pontefice santissimo andò a risiedere in quel luogo e con gli uomini del suo seguito pigliò una certa misura di esse muraglie, e la fabbricò da parte sua e poi dopo, finchè la città fosse ad ogni modo terminata, ebbe molti travagli, e cure grandissime perchè niuna cosa mancasse al suo totale compimento ».

XII.

839.

Dappoi che le due città di Ostia e di Civitavecchia venivano, come sopra è detto, abbattute e rilevate, un eguale

VIGNOLIS. LIBER pontifical. in-4. Romæ 1733. T. III. p. 31.

MURATORI. Annali 833.

BARONIUS. Ann. 829. N. 7.

accidente in simil modo e per parte degli stessi saracini colpiva la città d'Ancona. Le nostre provincie dei due mari sottostavano alla maligna influenza del pianeta nemico, che dalle falcate sue punte riverberava su tutta la latitudine dello Stato un raggio di luce funesta arrossato per sangue e per fuoco. Il racconto di Ancona sarà più breve, perchè furono più fugaci le sue sventure nondimeno seguendo l'usato costume metterò innanzi alcun cenno di questa nobilissima e possente città che vanta il porto più bello e di miglior approdo d'Italia su tutta la riviera dell' Adriatico. Gli storici sono divisi nel ricercare tra la più rimota antichità i primi fondatori di Ancona: alcuni vogliono che si debba ricorrere agli aborigeni, altri ai sicani, o vero ai picenti, ed ai greci. Giuliano Saracini con sessantaquattro colonne di scrittura in folio disamina otto diverse opinioni su questo proposito, dalle quali insieme con le illustrazioni di altri scrittori antichi e moderni si può dedurre che Ancona debba annoverarsi tra le più vetuste città d'Italia, alla quale poi accostandosi le colonie dedotte da altre contrade ricevesse accrescimento di popolo e di nominanza. Essa fu edificata in tal parte da dover mai sempre fiorire per marittima virtù; e sotto il governo dei picenti, degli umbri, degli etruschi e dei romani ebbe più che ogni altra città di quei contorni grandissimo lustro ed autorità nelle cose del mare, onde poscia levossi al primato di tutta la Marca o provincia del suo nome 60.

Trajano, che ben avvisava essere il commercio come la forza vitale delle nazioni, adoperò sempre che visse affinchè maggiormente si accrescesse per la prosperità dell' Italia; nè sparagnò pecunia anche dei suoi fondi privati quando occor

60. GIULIANO SARACINI. Notizie storiche d'Ancona, in-fol. Roma 1675.
ANTONIO LEONI. Ancona illustrata, in-4. Ancona 1832.

FRANCESCO FERRETTI. De vera nobilitate, in-4. Ancona 1683.

GAETANO BALUFFI, cardinale di S. R. C. Dei siculi e della fondazione d'Ancona. 1821.

TARQUINIO PINAURO, CAMILLO ALBERTINI, LANDO FERRETTI, L'ALFÈO, ed altri cronisti MSS. nell'archivio della città.

GIOVENALE chiama Ancona città dorica con quel notíssimo verso «Ante domum Veneris quam dorica sustinet Ancon >>.

STRABONE dice. « Græca est urbs Ancon a Syracusanis condita qui Dyonisii fugerant Tyrannidem.

SOLINO. Notum est Anconam a siculis constitutam.

PLINIO. Humana a siculis condita, ab iisdem colonia Ancon.

reva aprir nuovi porti, o ristaurare gli antichi sull' uno e sull'altro littorale. Tornando dalla Germania a Roma l'anno novantanove dell'era volgare passò per Ancona, ed entrato dentro in quella città, ammirando il già esistente natural porto della medesima tanto utile e tanto bello, disegnò di volerlo a tal perfezione condurre che degnamente rispondesse alla grandezza dell'imperio ed alla magnificenza dell'animo suo. Per questo ordinò che fosse non solamente nelle precipue sue membra rinforzato e rivestito, ma che di più si costruisse un prolungamento di molo a larghe pietre di marmo, e poi lo fornì di scaglioni, e vi piantò nobili colonne e anella di metallo per assicurare l'ormeggio dei navigli ed il caricamento delle merci; e fu così chiaro ad ognuno il beneficio che il senato di Roma volle dedicare sul porto medesimo al nome di Trajano un arco trionfale di semplice ma squisito disegno, formato a bozze di macigno senza cemento, che solo basterebbe (per confession del Valery) a far conoscere la grandezza dell'architettura romana. Sopra quell'arco è scolpita una leggenda che per esempio almeno ai posteri di opere grandi, di maggiori benefici e di massima gratitudine a me piace volgarizzare così. « All'imperadore Cesare, del divo Nerva figliuolo, a Nerva Trajano ottimo augusto germanico dacico, pontefice massimo, della tribunizia potestà anno decimonono, imperadore per la nona volta, console per la settima, al padre della patria, provvidentissimo principe, il senato e popolo romano dedicava, perchè egli ebbe con la sicurezza ancora di questo porto ed a sue spese provveduto che più facile divenisse l'approdo dei naviganti ai lidi d'Italia 61.

Il porto d'Ancona è formato dalla stessa natura che ha racchiuso un seno di acqua profonda tra due lingue di terra. Imperciocchè la grande catena dell' Appennino che divide per lo lungo nel mezzo tutta Italia come la spina nei pesci, partendosi dal capo di quella verso Piemonte se ne va dirittamente quasi in Ancona, come se e' volesse passare nell'Adriatico e fuggire in Dalmazia ma non però si conduce a quella : anzi arri

61. Imper. Cæsari, D. Nervæ . F. Nervæ . Trajano. Optimo. August. Germanico . Dacic. Pont. Max. Trib. Pot. XIX. Imp. IX. Cons. VII. P. P. Providentissimo. Principi S. P. Q. R. Quod. Accessum. Italiæ. Hoc. Etiam. Addito. Ex. Pecunia. Sua. Portum. Tutiorem. Navigantibus. Reddiderit ».

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