Abbildungen der Seite
PDF
EPUB

della nostra storia merita gli si debbano consecrare alcuni cenni di biografia, affinchè egli ne venga innanzi alla marina, che lo attende convenientemente introdotto e conosciuto. Ludovico per tanto da oscuro lignaggio nato in Padova si fece per sua virtù e merito di scienze e di valore una fortuna assai grande in questo mondo 22: imperciocchè dopo aver fatto professione di medicina, con molto corredo di studi storici é di amena letteratura, venne a Roma, ove fu ben accolto da Eugenio IV veneziano; ma veggendo che in questa città si tenevano allora in grandissimo pregio le armi per le frequenti invasioni dei capitani di ventura e per le guerre dei baroni, lasciò la scuola di Esculapio, e si ascrisse a quella di Marte sotto la disciplina del patriarca Vitelleschi, dal quale per il suo valore e prudenza fu sollevato ai primi onori della milizia, e messo maggiormente nella grazia di Eugenio. Dopo la uccisione del predetto Vitelleschi egli raccolse il frutto delle sue fatiche; ebbe di presente il carico di capitan generale dell'esercito pontificio, e con questo titolo si rese celebre nella battaglia d'Anghiari il 1440, per la quale il conte Niccolò Piccinino, padre del predetto Jacopo, completamente sbaragliato andossene a morir di cordoglio in Milano, e la Marca fu ricuperata dalle mani di Francesco Sforza. Il vincitore tornato a Roma ebbe in premio prima il vescovado Traù in Dalmazia, poi l'arcivescovado di Firenze, finalmente la porpora cardinalizia, il patriarcato d'Aquileja, ed il camerlengato della romana Chiesa: tanto grande era il suo credito nel pontificato di Eugenio IV, che nulla si faceva in Roma senza il consiglio e consentimento di Ludovico Scarampo Mezzarota dell' Arena, che tutti questi nomi e titoli portava insieme con altrettanta ricchezza di fortune, così che lo stima

22. GASPAR VERONENSIS. S. R. I. Tom. III. Part. II. p. 1027.
CIACCONIUS. Vitæ Pontif. Romæ 1677. in-fol. Tom. II. p. 919.
RAYNALDUS. Ann. 1465. n. 15.

UGHELLUS. Ital. Sacr. Aquilejen. Patriarch. in-fol. Venezia 1720. p. 119.
CARDELLA. Vite dei cardinali. Tom. III. p. 95.

DE RUBEIS. Monum. Eccl. Aquilejen. pag. 1050.

CARDINALIS PAPIENSIS. Comment. in-fol. Francof. 1614. Lib. II. p. 369.

ANGELI MARIE QUIRINI. Diatriba de mutuis litteris Francisci Barbari ad Lu

dovicum Aquilej. Patriarch. in-4. Brescia 1741. p. 481.

ENEAS SYLVIUS. De Florentinis. Cap. LIV.

NICOLÒ MACCHIAVELLI. Storie fiorentine. Anno 1440.

vano il più ricco uomo di tutta l'Italia. Accoppiava alle doti esteriori la virtù della magnanimità; fabbricò case, chiese, strade, acquidotti; valoroso, prudente, risoluto; e per eccesso d'animo soldatesco portò nella sua fisonomia una mezza tinta di crudeltà e di avarizia. Questi sono i lineamenti principali delle fattezze di Ludovico, non come le vorrei io, ma quali egli aveva, secondo la testimonianza degli storici che ce ne hanno lasciato il ritratto descritto ed inciso 23. Egli, che per molti capi era adatto al generalato, accettò il carico sin dal giorno diciassette decembre 1455, e mentre il popolo romano festeggiava la sua promozione, il Pontefice per una bolla, pubblicata dal Ray naldo 24, prescriveva che dovesse comandare l'armata navale, togliere ogni autorità al vescovo di Tarragona ed al commendator di Montalbano, usare ogni suo potere nella guerra contro i turchi, trattare a nome dell' apostolica sede con i principi governi di Sicilia, Dalmazia, Macedonia, Grecia, Rodi, Cipro, ed ogni altro regno o provincia dell'Asia intorno alle cose riguardanti la sua missione, e governare a nome del romano Pontefice ogni paese od isola, ch'egli togliesse dalle mani dei nemici.

Non era quasi ancora terminato il primo anno del pontificato che già l'armata navale, in mezzo alle predette difficoltà costruita, nella maggior parte stava pronta per mettersi alla vela sotto gli ordini dello Scarampo, il quale pochi giorni avanti di partire da Roma fece nota agli ungheresi la sua prossima venuta con una lettera del ventisei d' aprile, indirizzata al padre Giovanni da Capistrano dei frati minori, quegli che poscia la Chiesa innalzò alla gloria dei santi, e che allora sosteneva le ragioni del cristianesimo nel campo dell' Ungheria. Per la forza della eloquenza popolare, accompagnata dai meriti di una vita immacolata, egli era riuscito a chiamare sotto le bandiere quarantamila volontari tedeschi, ed insieme al tanto ce

23. JACOBUS AMMANATI, vulgo Papiensis S. R. E. cardinalis. Comment. L. II. in-fol. Francofurti 1614. p. 369. « Utinam ( Ludovicus Scarampus) tam religiosi animi, quam ad sæcularia vigilis ».

JACOBUS PHILIPPUS THOMASSINI. Elogia illustrium virorum iconibus exornata. in-4. Patavii 1630. pag. 12.

BERNARDINI SCARDEONI. De claris civibus Patavinis, in-4. Basileæ. 1560 p. 129. 24. RAYNALDO. Ann. 1456. n. 12. e 13.

lebre conte Giovanni Unniade animava l'esercito dei cristiani accampato contro Maometto sulle rive del Danubio.

25

La lettera che contiene molta storia dei fatti presenti, ridotta dal latino a nostro sermone, dice così: « Ludovico patriarca, eccetera. Al religioso fratello Giovanni da Capistrano, amico nostro carissimo, salute. - Abbiamo saputo la sollecitudine grande e il santo zelo onde la paternità vostra travaglia per la salute comune dei cristiani; e facilmente abbiamo prestato intera fede alle notizie che corrono della vostra devozione alla causa della santa Chiesa, perchè già da molto tempo ci è nota la probità della vostra vita, confermata dalle opere virtuose. Vi esortiamo per tanto alla perseveranza nello stesso proposito, molto più che la Santità di nostro signore concorda pienamente con voi, ed il suo animo si accende ogni giorno più contro ai nimici nostri : quindi niuna cosa maggiormente da noi desidera, che senza indugio montiamo in galera, e n'andiamo al nemico. Già le nostre triremi sono state messe a mare, e per la maggior parte compiutamente armate; per ciò tra pochi giorni partiremo d'Italia. La capitana nostra, bellissima galera quadrireme, fornita a maraviglia d'ogni cosa necessaria al combattere e al navigare, sarà tra pochi giorni pronta alla vela. Questa l'abbiamo fatta costruire a disegno per la nostra persona. Preghiamovi, padre, a continuar sempre come sino adesso avete fatto con ogni diligenza e premura nello eccitare i principi dell' Ungheria e di Germania a questa guerra necessaria e meritoria. Deposte le vecchie gelosìe e le antiche rancure, attendano tutti concordi a volger le armi contro il nemico comune, e si tengano apparecchiati a rincalzar la battaglia dalla banda di terra quando consentiremo noi con l'armata nostra dalla parte di mare. Nell' armonia reciproca delle forze cristiane da mare a da terra noi principalmente confidiamo per ottenere tra poco un esito felice alla nostra impresa. Altro non posso dirvi al presente; ma sono al piacer vostro, e state sano. Di Roma a dì ventisei aprile 1456 ».

Pochi giorni dopo all' entrante di maggio le galere pontificie, il cardinale Scarampo, la nobilissima capitana, le fan

25. CIACCONIUS. Vitæ Pontif. in-fol. Romæ 1677. Tom. II. p. 920.

terie papali, i conti dell'Anguillara, gli Orsini, i Colonna, gli altri condottieri che avevano combattuto a Bolsena, i romani, i civitavecchiesi, gli anconitani, i fermani ( che dalla provincia loro mandarono più di tre mila guerrieri 26 ) ben armati, e pieni di fiducia sciolsero i canapi dalla spiaggia latina e rivolsero le prore inverso Turchia, ove la celeste provvidenza li guidava per compiere l'alto disegno, già dal Pontefice e dal cardinale premeditato, di dare ai maomettani l'una delle tre più terribili percosse che abbiano in cinque secoli ricevuta. Il cardinale teneva ordine di far vedere nel porto di Napoli le sue galere e mostrare con l'esempio di Roma quel che fare si convenisse alle altre corti, specialmente a quella di Alfonso, che maggiormente ne aveva debito, tanto per le promesse più volte fatte, come per rimediare ai danni delle precedenti turbolenze e per provvedere ai pericoli del regno suo più d' ogni altro esposto in Italia alla invasione dei turchi. Ma le preghiere, le ragioni, e gli esempi non produssero effetto alcuno quindi l'armata del Papa uscì dal porto, e andò sola a disfidare nell' Ellesponto la potenza degli ottomani 27.

Faceva Maometto imperadore giusto allora una grandissima guerra in Ungheria, e forte sperava poterla conquidere avanti che potessero arrivare i soccorsi dei principi cristiani da ponente; e tanto più si riprometteva la riuscita del suo disegno, quanto che rammentava il tardo adiutorio spedito nel cinquantatrè a Costantinopoli, e sapeva ancora delle turbolenze occorse in Italia. Per ciò cavate da Costantinopoli quasi tutte le migliori milizie le aveva condotte sul Danubio, e la maggior parte delle sue galere messe dal mar nero nel fiume a fine d'opprimere l' Ungherìa, entrare in Germania, e farsi poi strada alla conquista del mondo. E certamente gli sarebbe riuscita una buona parte del suo disegno se avesse potuto abbattere quel gran baluardo del cristianesimo che era la fortezza di Belgrado; intorno alla quale tanto già da lungo tempo si travagliava, che gli stessi difensori

26. FRANCISCUS ADAMI. Fragmenta de Reb. Gest. in civit. Firm. cap. cv. ext. ap. BURMANN. in Thesauro hist. Italiæ. Tom. VII. Parte II. p. 72.

27. CONTINUAZIONE DI CHALCONDILA Scritta da MONSIEUR DE MEZARAY. in-fol. Parigi 1662. p. 1685. – Quivi è una ridicola confusione di luoghi, di tempi, e di per

sone.

l'avrebbero abbandonata se non fossero stati là presenti Giovanni Unniade e Giovanni da Capistrano; il primo dei quali li confortava coll' esempio dell' indomabile suo coraggio, il secondo con la efficacia delle sante parole, ed ambedue con quella sublimità d' eroismo, che sola poteva compensare la disparità

delle forze.

In quel tempo arrivò in levante, che non era molto inoltrato il mese di luglio, l'armata pontificia; e siccome vi giunse opportunamente, e con disegno premeditato e scritto in quella lettera del cardinal Scarampo, che avanti abbiamo recitata, così produsse tutto il migliore effetto che se ne potesse desiderare. Imperciocchè essendo entrato il cardinale nella Propontide assai prima che i turchi non lo aspettassero, cominciò a tempestare furiosamente in tre o quattro luoghi di quelle marine; poi si fece vedere vicino a Costantinopoli, e spargendo rapidamente un falso allarme di sbarchi e cannonate, di notte e di giorno, in diverse parti al tempo istesso, mostrando a Maometto l'intenzione di suscitare novità nella Grecia e nella sua stessa capitale, ove il dominio era nuovo ed odiato, e la persona sua assente, lo sgomentò, gli confuse il disegno di vincere prima che venissero i soccorsi, e lo costrinse a dividere in più parti l'esercito ed i pensieri. Allora crebbe anche il coraggio ai guerrieri cristiani, che dopo gli eroici sforzi della più bella difesa riuscirono il giorno di santa Maria Maddalena, cioè il ventidue luglio 1456, a dar quella solenne e gloriosissima battaglia campale sotto le mura di Belgrado, ove l'esercito nemico fu totalmente disfatto, Maometto ferito nel ventre, il campo, le artiglierie, le tende, i bagagli in mano ai vincitori, e gli ottomani costretti a una ritirata così lontana ed incalzante che non finì altrimenti se non dentro le mura di Costantinopoli 28. La battaglia di Belgrado salvò l'Ungherìa e la Germania, come dopo un secolo quella di Lepanto salvò l'Italia: all'una ed all'altra ebbe parte efficacissima l'armata navale del Pontefice; ed in questa vittoria di Belgrado tanto giovamento apportò alla causa comune del cristianesimo la comparsa dello Scarampo presso

28. ANTONIUS BONFINIUS. Rerum Hungaricarum Decades. in-fol. Hanoviæ 1606. Dec. III. Lib. VIII

JOANNES GOBELLINUS. Comm. Pii II. Lib. I. in-fol. Francofurti 1614.pag. 27.

« ZurückWeiter »