Abbildungen der Seite
PDF
EPUB

Per la qual cosa dopo i trattati e le pratiche, venuta la conclusione del principal negozio e la stagione opportuna al navigare, convennero a Negroponte le quattro galere del Papa con Martino Zaccaria, le cinque dei veneziani con Nicolò Michieli, le quattro di Cipro con Corrado Piccamiglia, le sei di Rodi con Giovanni Biandrà, quella del Senuccio, e sopra alle galere un numeroso assembramento delle migliori soldatesche che fossero specialmente in Italia e nello Stato papale, e più concorrendo per vaghezza di onore molte altre galere, navi, e cocche di particolari persone si trovò insieme una giusta armata 30, che scorrendo il mare prese a dar la caccia al naviglio nemico, e sottomise molti legni ", e fece buoni effetti e rilevanti, talchè i turchi n'ebbero sgomento grandissimo, e non si arrisicavano più nè armati nè disarmati uscir dai porti, restando lo stendardo della lega senza contrasto padrone del campo. Non essendovi più adunque a fare alcuna cosa in mare, perchè i nemici s'erano ritirati e sfuggivano ogni occasione di combattere, propose Martin Zaccaria di rivolgersi con quell'armata a Scio e ripigliarsela, poichè gli era stata malamente tolta dall'imperadore. E vi sarebbe certamente andato a sicuro vantaggio se non lo avesse ritenuto con l'autorità sua Arrigo, dimostrando che non si dovesse guerreggiar contro i cristiani alla presenza degli infedeli, nè consumar le proprie forze e degli amici, nè allontanar maggiormente l'animo dei greci; il quale ordinamento del patriarca fu sommamente lodato dal Papa 32. Laonde non volendo i collegati consumarsi nell'ozio, nè avendo modo alcuno di combattere i turchi in mare che l'avevano tutto sgomberato, si consigliarono insieme di fare alcun acquisto in terra, specialmente di qualche città o alcun porto che si potesse facilmente mantenere come freno in bocca a dominare il corso dei focosi nimici, e tutti i voti furono per andare alla presa di Smirne.

Era negli antichi tempi la città di Smirne famosa di sua magnificenza e grandezza, patria di nobilissimi ingegni, sede precipua della jonica favella, rinomata per le cinque maravi

30. GIOVANNI VILLANI. Lib. XII. Cap. xxxvIII.

31. NAVAGERO. Storia Venet. S. R. I. Tom. XXIII. p. 1031.

32. RAYNALDUS. Ann. 1344. n. 2.

glie, il porto, la biblioteca, la scuola, il portico e il tempio traeva da Omero suo concittadino la fama, da Nauloco l'origine, da un'amazzone il nome, e la perdita d'ogni cosa dai turchi, che avendola pocanzi conquistata la tenevano, specialmente per rispetto del porto, ben difesa. Quando gli alleati ai ventotto di ottobre vi și presentarono improvvisamente, sbigottirono i nemici, e prima ch'elli si riavessero, già i nostri marinari per ingegni di machine e giuoco d'antenne erano saliti sulle torri del porto, e per forza d'arme tagliati a pezzi o gettati nel mare i difensori se n'erano fatti padroni. Poi messer Martino e gli altri capitani ordinarono l'assalto della città da più parti, così che Nicolò alla testa dei veneziani la pigliasse dal lato di terra, Martino ed i pontificî da fronte sul mare; e gli altri con loro tanto bene e concordemente andarono a gara che da ogni banda al tempo stesso entravano i vincitori, quando il presidio disordinatamente si fuggiva verso le montagne vicine. Fu l'acquisto di Smirne assai rilevante per la comodità del porto, la fortezza del luogo, e le molte dovizie che ivi si trovarono 33; ed avendo nell'anno stesso i cristiani delle Spagne conquistato Algesira sopra i maomettani di ponente, quando in levante le armi della lega ricuperavano le Smirne 34, si commossero gli animi a maggiormente favorir quell'impresa, e più d'ogni altro il Papa ne fece pubbliche dimostrazioni di godimento; e traendo partito dai successi, mandò lettere stimolanti ai maggiori principi per condurli alla lega, che si era già ridotta ad atto di felicissimo cominciamento nel tempo stesso trasmetteva denaro, vittovaglia, e munizioni, scriveva nuove milizie, ed ordinava all'armata di

33. GIOVANNI VILLANI. Lib. XII. Cap. xxXVIII.

ANONYMUS. Historia Romana, ext. inter Antiquitates Italiæ MURATORI T. III. p. 353. a 373.

ANONYMUS ITALUS. Chron. Cap. xxvI. S. R. I. Tom. XVI. p. 283.
GEORGIUS STELLA. Hist. Gen. S. R. I. Tom. XVII. p. 1081.

CORTUSIORUM. Histor. S. R. I. Tom. XII. p. 914.

Bosio. Cit. Tom. II. p. 69.

NAVAGERO. Storia Veneziana. S. R. I. Tom. XXIII. p. 1031.

PAOLO MOROSINI. Storia Veneta. Lib. XI. in princip.

STEPHANUS BALUZIUS. Vita Paparum Avenion., in-4. Parisiis 1693. Tom. I.

p. 258. 269. 890.

RAYNALDUS. Ann. 1344. n. 3.

34. RAYNALDUS. 1344. n. 6. in fine.

svernare in levante. Per la qual cosa il patriarca come ebbe restituito il culto cattolico nella città, ristaurate le muraglie, e postovi buoni ordini di governo e di presidio, venne a racconciarsi con maggior comodità nel porto di Negroponte.

[blocks in formation]

Non passò guari tempo che i turchi avendo udito la partenza dell'armata, dopo essersi già raccolti con trenta mila cavalli, e gente a piede innumerabile, vennero a metter fuori l'assedio a Smirne con più campi: guidava l'oste nimica uno dei primi ufficiali dell'imperadore Orcano, chiamato Omèr pascià, volgarmente Marbasciano, ch'era già stato governatore a Smirne, e n'era fuggito il giorno stesso che i nostri la occuparono. Costui formò sue linee d'assedio tanto per impedire che gli alleati non corressero il paese, quanto anche per ricuperare la piazza che aveva perduta. Dall' altra parte il presidio chiamato a battaglia mostrò francamente il viso agli avversari, e li fece chiariti che avevano cuore non solo ad espugnare, ma anche a mantenere la città: mentre poi spedivano alcuni legni sottili che rapportassero al legato in Negroponte le novità occorse dopo la sua partenza. Ed avendo il patriarca col suo consiglio deliberato che si dovesse ricondurre tutta l'armata a Smirne, di presente ritornarono, e videro che la città si difendeva bene, ed ogni giorno si facevano dall'una e dall'altra parte prove mirabili di valore. Che anzi dopo l'arrivo del soccorso i nostri non si tenevano contenti a difendere la terra ch' era fortissima massime dopo che eglino l'avevano riparata, ma uscivano fuori alla campagna a guastare i lavori del campo nimico, cosicchè ai turchi ne veniva gravissima molestia e continuo danno.

[ocr errors]

Per la qual cosa Marbasciano che perdeva là sotto molta gente rallentò la battaglia, e rivolse l'animo agli inganni che in gran parte riuscirono a suo talento. Imperciocchè fece la vista di andarsene a quartieri d'inverno, e lasciati pochi battaglioni alla guardia delle trincere, come se volesse convertire l'assedio in blocco, si ritirò con la maggior parte dei suoi dietro alcune colline, ove celatamente per alquanti giorni soprastette. Gli alleati dal canto loro, veduto il campo così sottile, stimarono d'uscir fuori a certa e facile vittoria; però la mattina del

diciassette gennaio, giorno di sant'Antonio, fatto impeto contro ai guardiani delle trincere con poca fatica li superarono, ed acciecati da soperchia fidanza, mentre alcuni si perdevano fuor di strada dietro ai fuggitivi, e gli altri andavano per bottino, i capitani principali appresso al patriarca entrarono per quei campi in una chiesa di antichissima struttura, che dicevano fosse stata la prima sede del beato Giovanni apostolo, a far gran festa e sacrificio, credendo aver tutto vinto. Ma allora appunto Marbasciano per certi segni conobbe i successi, fece discendere i turchi dalle montagne ch'erano assai presso, e circondati i cristiani male in ordine e peggio in guardia di presente li ebbe rotti e messi in volta il patriarca poi, messer Martin Zaccaria capitano delle galere pontificie, messer Pietro Zeno capitano dei veneziani, il siniscalco del re di Cipro, il generale di Rodi con altri venti dei principali cavalieri e più cinquecento persone tra ufficiali e soldati, sorpresi nella chiesa, furono in quello stesso luogo tutti uccisi e le loro teste spiccate dall'imbusto mandate in dono all' imperadore 35. Gli altri si fuggirono nella città, e bene avvenne che per la sconfitta non isbigottirono, ma valorosamente salvarono e difesero la terra, sì che per battaglie che vi dettero i turchi non la poterono racquistare, anzi ne morirono molti di loro trafitti dagli esperti balestrieri che dentro si tenevano alla difesa.

IV.

:

- Il colpo di Omèr pascià aveva troncato le parti più nobili del corpo dei collegati, per ciò volendo sollecitamente riparar le perdite il Pontefice cruccioso pel massacro di tanti uomini principali e da bene, sostituì al carico della legazione il vescovo di Bologna a mare, e creò capitano delle sue galere Bertrando del Balzo signor di Certedone facendo istanza che l'uno e l'altro dovessero quanto prima passare all'armata. Ma perchè impediti ambedue da alcune loro faccende non potevano così presto spacciarsi quanto sarebbe stato necessario, affinchè nel mezzo tempo non mancasse governo il Papa spedì al ve

35. GIOVANNI VILLANI. Cron. cit. Lib. XII. Cap. xxxvII.

ANONIMO. Storia Romana. ext. ap. MURATORI Antiq. Ital. Tom. III. p. 364. CORTUSIORUM. Hist. Lib. VIII. Cap. xvI. S. R. I. Tom. XII. p. 914. NAVAGERO. Hist. S. R. I. Tom. XXIII. p. 1032.

JOANNES VITODURANUS. Chronicon. ext. ap. ECCHARDUM. Tom. I. p. 1909.

scovo di Candia il breve di vicelegato, ed a Corrado Piccamiglia che conduceva le galere del re di Cipro diede il carico di capitano delle galere pontificie sino a nuova provvisione ; al modo stesso creò capitano generale della lega il cavalier Giovanni di Biandrà priore di Lombardia dell'ordine di Rodi che con le galere sue si ritrovava alle Smirne 36.

Ma il principal disegno del Pontefice era quello di spedire il maggior rinforzo che potesse di navi e di milizie in oriente, quindi rinnovò le bolle per l'indulgenze di colpa e di pena a chi vi andasse o mandasse, e intimò che si predicasse la croce in Italia dai migliori oratori di quel tempo, poichè il re di Francia non permetteva che uscisse gente dai suoi stati mentre era in procinto di guerra cogl'inglesi. Allora fu che dalla corte d'Avignone fu rimandato di quà dai monti a predicare il passaggio quel mirabile uomo dei suoi tempi, alla cui voce rispondevano tutti i cuori con tale un entusiasmo che deve essere ricordato per esempio di quel che possa sugli animi umani l'eloquenza; io dico di quel frate Venturino da Bergamo dell'abito di san Domenico, che con la sua predicazione aveva fatto effetti miracolosi nelle provincie di Lombardìa, di Toscana, e di Romagna, così che appresso a lui camminavano convertiti i più scellerati uomini, micidiali e rubatori di quell'età, ed egli se li conduceva a Roma vestiti di penitenza, in frotta di più che diecimila per volta, predicando con la voce sua e con il contegno dei suoi la pace, la conversione e la virtù 27. Questo religioso di apostolico petto venne col mandato a predicare, e non solo ricevette molte migliaja di crociati per le Smirne, ma fu dei primi ad arrivare in quella stessa città che doveva essere il luogo della sua tomba: alla voce di lui, e degli altri oratori non vi fu città d'Italia che non si commovesse per l'impresa d'oltremare; e Giovanni Villani ricorda non solo coloro

36. Bosio. Tom. II. p. 69.

37. GIOVANNI VILLANI. Lib. XI. Cap. xxIII.

JACOBUS ECHARD. Scriptores Ordinis Prædicatorum. T. I. p. 620. anno 1346.
ANONIMO. Storia Romana, ext. ap. MURATORI Antiq. Italiæ. Tom. III. p. 273.
JOANNES ANTONIUS FLAMINIUS. Vita beati Venturini a Bergomo.

LEANDER ALBERTUS. De viris illustr. Ord. Præd.

BOLLANDISTI. Acta Sanctorum. T. III. mensis martii ad diem 28. inter prætermissos pag. 710. b.

« ZurückWeiter »