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sore quel Maometto II che trasferì la residenza in Costantinopoli, disegnando poi di là portarsela a Roma 1.

Come le armi ottomane comparvero così vicine e minaccevoli all'Europa, le più grandi potenze quasi per naturale istinto ne concepettero sgomento grandissimo e si apparecchiarono alle armi. La Germania, l'Ungheria, la Polonia, i veneziani, gli spagnoli, i cavalieri di san Giovanni ed i Pontefici romani fronteggiarono contro all'invasione del Turco, e dopo più secoli e più vicende gli segnarono l'ultimo confine sulla riviera degli scitici, e poi gli dettero a Lepanto quella percossa dalla quale non si è riavuto mai più. I Pontefici di Roma divennero allora come centro ed anima di quelle leghe che furono dai cristiani fermate contro di lui; essi le promossero usando a tempo la sacerdotale possanza, il sussidio del danaro, e la forza delle armi. Gli annalisti ecclesiastici svolgono l'argomento della efficacia pontificale nelle corti dei principi cristiani per reprimere il nemico 2: i registri della camera apostolica conteggiano le cifre dei milioni trasmessi da Roma ai combattenti, e questa mia storia metterà alla luce tutte in un corpo le imprese dell' armata pontificia. La quale in tutte le fazioni di mare ebbe alleati i cavalieri dell' abito di san Giovanni gerosolimitano per la connessione che naturalmente aver doveva la marinerìa di un ordine religioso con quella del capo della religione medesima; quindi gli uni e gli altri navigarono quasi sempre di conserva, e alcuna volta il general del Papa tenne sommesso alla obbedienza e stendardo suo il generale dei cavalieri, alcun'al

1. BESSARIONIS card. epistola II. ad proceres Italiæ de periculis imminentibus. ext. ap. GEUFFRÆUM. Aulæ Turcica descriptio. in-12. Basilea 1877. Tom. I. p. 335. LEONICUS CHALCONDILA, Historia Turcarum.

RAYNALDUS. Ann. Eccl. 1300. n. 36. et sequent.

MORISOT CLAUDIUS. Orbis Marit. Lib. II. Cap. xxxi.

TROCHET DE BOISMELEE. Hist. de la Marine Tom. I. Lib. XIV.

2. Basta scorrere l'indice del RAINALDO, dal 1300 in poi alla parola Turcæ, per vedere quanta riempitura faccia questa stirpe negli annali della Chiesa.

3. INVENTARI di tutte le posizioni, strumenti, tabelle, e chirografi risguardanti le materie camerali divise coll'ordine relativo al nuovo metodo con cui si ritengono nella computisteria generale della reverenda camera apostolica, al titolo SoVVENZIONI si trovano due volumi in folio ove sono registrate le somme ingenti di denaro trasmesse da Roma alle potenze cristiane per la guerra contro i turchi. Esistono nell'archivio camerale al palazzo Salviati, insieme con gli strumenti originali delle materie spettanti all'amministrazione economica dello Stato.

tra il primo per volontà del Pontefice fu sottoposto al comando del secondo, sempre con reciproca benivoglienza. Anzi spesso i Papi usarono cavar gli ufficiali della lor marinerìa dall'ordine dei cavalieri gerosolimitani, e quest' uso divenne poi legge negli ultimi tempi di Benedetto XIV. Per la qual cosa stimo conveniente dire due parole della origine e progressi del predetto ordine militare, che nello istesso principio del secolo decimoquarto conseguì la sovranità dell'isola di Rodi.

I mercadanti amalfitani che avanti alla prima crociata commerciavano in Sorìa e frequentavano i luoghi santi di Gerusalemme avevano quivi eretto uno spedale intitolato a san Giovanni Battista, ove i pellegrini, gl'infermi, ed i poveri potessero trovare ricovero ed assistenza. Allora alcuni devoti si offrirono spontaneamente all' esercizio dell'ospitalità, elessero tra loro un rettore pe'l governo della famiglia, presero abito religioso, e cominciarono a vivere monasticamente con certe regole adatte alla loro vocazione. Gherardo che fu il primo gran maestro dell'ordine non restò contento all'ospiziare solamente i pellegrini, perchè veggendoli spesso feriti e svaligiati dai ladroni del deserto o dal privato fanatismo dei maomettani, aggiunse l'ordinamento d'un certo numero di suoi frati più giovani e valenti, che dovessero far la guardia allo spedale e la scorta ai viaggiatori; e costoro militarmente armati, impresero a difendere i fedeli a rischio del proprio sangue, divennero cavalieri e la prima caserma piantarono alla porta dello spedale amalfitano, ove i pellegrini andando o tornando, infermi o sani si riducevano come ad universale albergo delle nazioni cristiane. Quindi i religiosi presero il nome dello spedale, di san Giovanni, e di Gerusalemme, cioè della città, della casa, e del santo a cui avevano dedicata la loro milizia. Quando poi suo

4. PAOLO ANTONIO PAOLI. Dissertazione dell' origine ed istituto del sacro militare ordine degli Ospitalieri di san Giovanni Gerosolimitano, detto di Malta: dedicata a monsignor Romualdo Braschi Onesti maggiordomo e nipote di nostro signore papa Pio VI. in-4. Roma 1781.

SEBASTIANO PAOLI. Codice Diplomatico dello stesso ordine Gerosolimitano. in-folio. Lucca 1733-37.

JACOMO BOSIO. Storia della Sacra Religione et illustrissima milizia di san Giovanni Gerosolimitano, di nuovo ristampata, e dal medesimo autore ampliata et illustrata. in-fol. Roma 1621.

RENÉ D'AUBERT DE VERTOT. Histoire des Chevaliers hospitaliers de St. Jean de Jerusalem. in-8. Paris 1726,

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narono in oriente le armi pietose per liberare il sepolcro di Cristo, allora i cavalieri di san Giovanni crebbero maggiormente nella professione delle armi, e concorrendovi da ogni nazione il fiore della più nobile gioventù, non solamente pervennero a possanza sovrana, ma riportarono l'approvazione della santa sede, e aprirono case e commende in tutta l'Europa. Il capo di quest'ordine, come colui che teneva al suo comando una invitta falange di prodi uomini, sciolti da ogni legame che potesse illanguidirne il valore, sommessi a lui per solennità di voto, divenne uno dei personaggi più ridottabili nel tempo delle crociate; a lui il seggio nei consigli del regno per tutti gli affari più gravi di pace e di guerra; a lui la sovranità di molte castella nella terra di conquista. Succeduta poi dopo la perdita di Tolemaida il gran maestro ed i cavalieri raccolti dalle galere del Papa furono sbarcati a Cipro; nel qual luogo trovandosi senza convento e incerti del loro destino, dopo aver lungamente dibattuto diversi partiti, finalmente raccolsero l'assemblea dei maggiorenti a capitolo generale, e quivi per unanime consentimento fecero tal dichiarazione, che deve tenersi come chiave per aprire le conoscenza ragionata della loro istoria: imperciocchè decretarono, non già di spandersi per l'Europa appresso agli spedali, ma di stringersi in arme vicino all' Asia; e tenersi sempre pronti a profittar delle occasioni, che si offerissero per ritornare in Terrasanta conforme allo spirito del loro istituto 6. Quindi per legittima conseguenza ordinarono due mezzi a conseguire il fine proposto; che l'uno fu restarsi in Cipro d'appresso alla Palestina, e l'altro armarsi sul mare per andarci. Dopo le quali deliberazioni il convento dei frati si raccolse, consentendolo il re, nel porto di Limissò, fecero quivi medesimo l'arsenale, costruirono navi e galere, e la gioventù all' armeggiare e al navigare grandemente addestrarono. Così restò l'ordine per diciotto anni sino al 1309, allorchè il gran maestro frate Folco da Villaretto volendo acquistarsi in pieno dominio alcun luogo forte, vicino alla frontiera dei nemici, ed opportuno al mestiero del mare, formò il disegno di togliere ai turchi, contro ai quali secondo il gius pubblico di quel tempo manteneva la

5. Bosio. Cit. Tom. I. p. 839. E.

6. VERTOT. Cit. Lib. 4. in principio. Tom. II. p. 1. 2. 9. 11. 12.

guerra perpetua, l'isola di Rodi, fornita di buon porto, a cavaliero dell'Europa e dell' Asia. Ed avendo ottenuto da papa Clemente V non solo la licenza di far quell'impresa, ma anche la somma di novanta mila fiorini d'oro per le spese 7, armò le sue navi provvedutamente apparecchiate, e con tanto silenzio e secretezza navigò sopra l'isola, che nel giorno quindici d'agosto del predetto anno 1309 se ne fece padrone. Il gran maestro impiantossi a Rodi, e nello spirito di tendere a Gerusalemme e combattere gl'infedeli che la tenevano, rincalzò maggiormente gli ordini della milizia navale nell'isola conquistata, che presto si popolò di molta gente guerriera di latini e di greci, i quali a schiera dalle terre dei turchi trasmigravano per venirne a vivere più sicura e religiosa vita sotto la protezione delle stendardo di san Giovanni.

- 1332. ·

II. Descritti in tal modo i principi dei turchi e dei cavalieri di Rodi, cioè degli amici e dei nemici della marinerìa pontificia, vengo ai fatti del secolo decimoquarto, allorchè gli ottomani nella robustezza di loro potenza cominciarono con molte navi armate e piene di gente feroce a correre tutte le marine dei cristiani in levante, menando preda e facendo strage d'infinito dolore. Anzi nel 1332 furono sopra Costantinopoli a tanto sforzo di galere e di popolo, che avrebbero sin d'allora avuto in mano quella città se non fosse stata la virtù dei latini, specialmente genovesi e veneziani, che trovandosi in quelle parti per ragione di traffico, presero le armi e francamente combattendo propulsarono il nemico dalla città e dai sobborghi. Tuttavìa i turchi cacciati dallo stretto andarono a sfogar la rabbia nell'arcipelago, guastarono parecchie isole, presero molti schiavi, e ridussero sotto tributo il regno di Negroponte, i cui abitanti per paura di peggio pattuirono il servaggio 3. Laonde in ponente veniva un continuo e tragrande clamore intorno alla corte del Papa, del re di Francia e degli altri principi del cristianesimo; perchè tutti pativano di vedere tanta

7. Bosio. Cit. Tom. II. p. 34.

GIOVANNI VILLANI. Lib. VIII. c. civ. 8. GIOVANNI VILLANI. Lib. X. c. CCIV.

ruina degli amici e tanta oltracotanza dei nemici impunita con danno notabile della fede, e vituperio di chi potendo non si faceva carico di ripararlo. Per la qual cosa papa Giovanni XXII applicò l'animo a ripigliar le pratiche della guerra sacra, che per la morte dei due Filippi, di Ludovico, e di Carlo regi di Francia, e per diversi altri impedimenti già più volte si erano interrotte e poi attese a toglier di mezzo la discordia dei principi, pacificò i genovesi col re di Cipro i quali per vecchie ingiurie erano vicini a venire all'armi; ordinò che si predicasse il passaggio, e che il clero e il popolo per le chiese supplicassero l'assistenza d'Iddio per quella impresa 9: finalmente strinse tanto il re di Francia, che egli nella natività del Signore pubblicò dinnanzi ai suoi baroni e prelati come imprendeva di fare la guerra d'oltremare contro gl'infedeli, e che i comuni ed il clero deliberassero i sussidi consueti e le decime, ed i duchi e conti s'ordinassero di andar con lui. Ma tutto questo non fu nulla più che parole e pecunia: imperciocchè il principe per ventisette capitoli in premio della sua milizia poco dopo richiedeva al Papa tali soccorsi, grazie, vantaggi, tesori, investiture, benefizi, signorìe e reami anche in Italia pel figlio, pel fratello e per altri, che il Papa ed i cardinali le rifiutarono come oltraggiose e disdicevoli, cosichè invece di concertarsi a guerreggiare i turchi, si risolvevano a inimicarsi tra loro 10.

1333.

Passati così due anni nel trattar quel negozio senza conclusione, i turchi che avevano cominciato ad assaporare il dolce delle rapine in Europa, e che non avevano a far lega con alcuno rinnovarono una scorrerìa ladronesca per le riviere ed isole del mare egèo sino ad Atene, e quanti luoghi scuoprirono tanti ne guastarono a ferro e a fuoco, e abbottinarono non solo le più ricche sostanze dei cristiani, ma le persone ancora rapirono, specialmente donne e fanciulli. I veneziani che avevano patito

9. RAYNALDUS. Ann. 1328. n. 85.

10. GIOVANNI VILLANI. Lib. X. c. cxcVIII.

RAYNALDUS. Ann. 1331. n. 30.

FROISSART JEHAN. Histoire et Chronique memorable. in-fol. Paris 1574. p. 31. Liv. I. c. xxvIII.

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