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Sutri, che frate Bojolo mandò persona contrasegnata a farli sapere che il dì seguente i genovesi sarebbero entrati nel porto di Civitavecchia. Per la qual cosa Innocenzo si allestì al viaggio, e senza partecipare il suo disegno alla corte, con pochi familiari montato a cavallo venne rapidamente alla Tolfa, e di là scese al mare.

Dopo alcune ore che il Papa erasi dilungato da Sutri si vociferò la partenza sua con quella varietà di sentenze, che in simili circostanze sogliono proferirsi; alcuni della corte in gran diligenza gli tennero dietro, e non lo ritrovarono che la mattina seguente ben alloggiato e sicuro nel castello di Civitavecchia, sotto al quale erano aringate ventitre galere di genovesi con altri legni per riceverlo e trasportarlo in parte più sicura. Di questo fatto gli storici civitavecchiesi non dicono sillaba, quantunque sia cosa non solamente ricordata dalle cronache antiche, ma anche dal Muratori e dal Rainaldo che vanno per le mani di tutti. Ma lasciando nella loro insufficenza gli storici municipali del secolo XVIII e XIX, quasi tutti al modo stesso detrattori delle loro patrie, proseguo il discorso, dopo aver premesso alcune preziose notizie che Matteo Parisio scrittore di questi tempi ci ha lasciato rispetto all'equipaggio delle galere genovesi: egli adunque narra che ciascuna delle predette galere avesse cento e quattro uomini da remo, vale a dire per ogni banda ventisei remi, e per ogni remo due vogadori, donde risulta a capello il novero di cento e quattro teste per la forza motrice del palamento: dice inoltre che avevano un certo numero di marinari pel servigio delle vele del timone, e delle ancore, i quali non potevano essere meno di trenta; e per le faccende di battaglia sessanta uomini ben armati in ogni galera, oltre gli ufficiali. Perciò ognuna portava più di dugento persone, e tutte insieme quattromila e seicento 123.

La sera del ventinove di giugno 1244 il Pontefice Innocenzo con sette cardinali, tutta sua corte, e tre nipoti Alberto,

123. MATTHEUS PARISIUS. Histor. Angl. in fol. Parisiis 1644. p.431. MARIN SANUTO seniore, chiamato il Torcello o Torcellano nel libro intitolato Secreta fidelium Crucis (ap. BoNGARSIUM Gesta Dei per francos in fol. Hanoviæ 1611. Tom. II. p. 76.) dá il novero delle genti necessarie ad armare una galera del suo tempo, 1308.

Jacopo, ed Ugo, sciolsero le vele e fecero la prua per l'argentaro: ma non si erano ancora tolti di vista che volendo passare a ridosso dell'isola del Giglio, una levata di Libeccio li cacciò in avanti, e tra i colpi molesti del grosso mare constrinseli a derivar verso terra, e scorrere più presso al dominio dei pisani per quelli stessi luoghi ove era accaduta tre anni prima la sciagura dei vescovi: tuttavia molti circospetti prodeggando quel giorno, e il dì seguente giovedì trenta giugno oltrepassarono le maremme di Siena, e nella notte senza fanali afferrarono all'Elba che dipendeva dai pisani amici del imperadore e nemici dei genovesi: per la qual cosa temevano grandemente, massime che l'imperadore con la persona sua era in Pisa. Laonde senza farsi riconoscere soprastettero in quel luogo la notte; e prima che nascesse il sole la mattina seguente del primo di luglio, detta la messa della beata Vergine e fatta l'assoluzion delle colpe, tirarono a golfo lanciato verso la Capraja, isola del dominio ligure, ove giunsero la sera del giorno medesimo dopo aver filato cento e ventiquattro miglia in alto mare fuor d'ogni vista di terra. Il dì tre luglio poi approdarono a salvamento in Portovenere, e dimorati in quel luogo la domenica e il lunedì, finalmente a di cinque entrarono nel porto di Genova, accolti con quella solennità e festa maggiore che si possa imaginare in città ricca, splendida, nobilissima, ove il Pontefice era nato, ed ove i suoi congiunti tenevano quell'alto grado di possanza che tutti sanno esser stato abantico il retaggio della celebre casata dei Fieschi 124. Federigo quando fuor d'ogni sua opinione seppe questo giuoco restò grandemente confuso, e come superbo rodevasi in cuore della vergogna, del danno e della beffe, che anche i suoi famigliari facevano di lui per quello avvenimento, e per le conseguenze che ognuno prevedeva doverne appresso venire. A me non ap

124. NICOLAUS DE CURBIO. Vita Innocentii IV. S. R. I. Tom. III. Part. I. p. 592.
RICHARDUS A S. GERMANO. Chron. S. R. I. Tom. VII. p. 1051.
CAFFARI. Ann. Gen. S. R. I. Tom. VI. p. 503.

FOLIETTA. ap. BURMANNUM in Thesaur. Tom. I. p. 350.

RAYNALDUS. Ann. 1244. n. 32. 33.

MURATORI. Ann. 1244. in med.

GEORGIUS STELLA. Ann. Genuen. S. R. I. Tom. XVII. p. 987.

partiene taner registro di altre cose che di quelle del mare : perciò lascio la cavalcata del Papa in Francia, la morte di Federigo, il ritorno del Pontefice a Roma per la via di terra; e concludo ricordando quanto frequente fosse il bisogno che i Papi avevano delle forze di mare, alle quali o proprie o altrui dovevano spesso ricorrere, come si è veduto più volte, prima pe'saraceni, poi per le crociate, appresso pei concilì, e finalmente per la loro stessa sicurezza.

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E tanto era questa necessità sentita alla corte, che nel 1265 allora che Clemente IV stipulò i patti d'investitura del regno di Napoli a Carlo d'Angiò, prescrisse un capitolo affinchè in caso di bisogno fosse tenuto Carlo ed i suoi successori, in ricognizione del beneficio, somministrare agli ordini del Pontefice romano trecento uomini d'arme, cioè un corpo di cavallerìa di circa mille cavalli, ed anche permutare a piacimento dell'istesso Pontefice quel soccorso con uno stuolo di navi armate in guerra 125. Da questo articolo frequentemente poi rinnovato nelle successive investiture e specialmente in quella di Eugenio IV ad Alfonso d'Aragona nel 1445, e di Pio II a Ferdinando nel 1458, si fa palese che il governo pontificio studiava modo di assicurarsi uomini d'arme e forze marittime ausiliarie oltre quelle che poteva in alcune circostanze e secondo il civile ordinamento di quei tempi cavare dallo Stato, che sempre ha prodotto egregi capitani e valorosi guerrieri, donde per la soldatesca di terra vennero su in Romagna e nell' Umbria le due più famose scuole della milizia italiana, che furono la sforzesca e la braccesca, e per le milizie del mare vedremo tra poco nella seconda guerra veneziana quanto sorgesse Ancona : ma prima occorre di ricordare alcuni casi che risguardano gli affari di Terrasanta.

125. RAINALDUS. Ann. 1263. n. 19. « Tum ut trecentos equites egregie armis instructos trimestri integro laborante bello ditione ecclesiastica regiis sumptibus sustentent, idque officii, si ita Pontifici visum sit, cum maritimis auxiliis commutent. » Item ann. 1445. n. 3. Item ann. 1458. n. 39.

LÜNIG JOANNES CHRISTIANUS. Codex Italiæ diplomaticus in fol. Francofurti et Lipsia 1726. Tom. II. Cap. XXXIV. Sec. II. n. 43. p. 945.

MALIPIERO. Annali Veneti. ARCH. ST. IT. Tom. VII. Part. I. p. 240.

XXV. Dopo la morte di Clemente IV, accaduta in Viterbo il dì ventinove novembre 1268, era da tre anni vacante la sede apostolica; ed i cardinali raunati col corpo in quella città divagavano troppo lontani con lo spirito, così che non si incontravano tra loro nella elezione del successore. In quest'anno 1271 Filippo re di Francia, Carlo di Napoli ed Ugone di Gerusalemme vennero per mare con loro navigli a Civitavecchia, e di là cavalcarono a Viterbo per sollecitare i cardinali a toglier via quello scandalo, e dare il capo visibile alla Chiesa; dopo le quali sollicitazioni gli elettori fecero compromesso in sei di loro, e questi di presente convennero nella persona di Teobaldo Visconti di Piacenza, nè cardinale, nè vescovo, nè conosciuto; ma personaggio di nobilissima nascita, di altissimo ingegno e di angelici costumi, che allora stava pellegrinando in Terrasanta al servigio della cristianità. Parve miracolosa agli uomini una siffatta elezione, e ripieni nell'anima di grandissima letizia si auguravano ogni bene, specialmente per le cose orientali. Teobaldo ricevette il decreto della sua esaltazione in Tolemaida, e tra la sua sorpresa e gli applausi dei crociati accettò il grave ufficio con quella rettitudine di volontà che la sua virtù suggeriva; e dappoichè il tempo e le altre circostanze non ammettevano nè rifiuto nè indugio, navigò dalla Siria in Italia.

L'itinerario del Pontefice eletto si trova narrato solamente da Bernardo Guidone, e con poche parole, alle quali dobbiamo tenerci contenti in difetto di miglior testo. Egli dice ch' Eduardo figliuolo del re d'Inghilterra, ed amico carissimo del nuovo Papa allestì il naviglio per condurlo ed accompagnarlo in Italia; che nel decembre 1271 partirono dalla Palestina e, navigando per tutto il mese, il primo giorno di gennajo susseguente arrivarono a Brindisi, donde poscia calcando le vie di terra associati dal re Carlo traversarono la Puglia, vennero a Capua, di là a Viterbo, e finalmente a Roma, ove il dì ventisette marzo Teobaldo fu coronato sotto il nome di Gregorio papa decimo 126

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126. BERNARDUS GUIDONUS. Vita Greg. X. S. R. I. T. III. Parte I. p. 601. C. ANTON MARIA BONUCCI. Vita del beato Gregorio X. in-4. Roma 1711. p. 53. PIER M. CAMPI. Vita del B. Gregorio X. tradotta in latino dal p. PIETRASANTA. CLAUDE CLEMENT. Vie de Gregoire X.

Il quale come ebbe preso possessione della suprema dignità e le redini del governo in mano, per la sola riverenza che al suo merito e virtù tutti professavano, pacificò le private nimistadi dei cristiani, e rivolse gli animi di tutti alle cose d'oriente ch'erano ridotte già in pessimo stato, specialmente dopo la morte di san Luigi re di Francia. Egli poi di presente spedì danaro e soldati in ajuto dei fedeli, che molto si rallegrarono nel vedere come il Pontefice fosse memore delle promesse fatte in Soria, quando sul punto d'imbarcarsi per Roma predicò alle turbe, assumendo per testo il versetto dei salmi : <«< Resti attaccata la mia lingua al mio palato, o Gerusalemme, se io non mi ricorderò di te; se non metterò Gerusalemme in capo d'ogni mia allegrezza 127 ». Per la qual cosa seguì ad armar galere in Roma, a Civitavecchia, in Ancona; chiamò per suoi brevi Venezia, Pisa, Genova e Marsiglia, affinchè ciascuna delle dette città mandasse tre corpi di galere da essere armate nello Stato di sue genti e di suo danaro; scrisse fanti e cavalli alle spese della camera apostolica; nominò commissario pontificio per la spedizione Jacopo da Parma chierico di camera e prima ancora che giungessero quei corpi di galere da diverse parti aspettati, cominciò a mostrar con le opere l'animo grande e volenteroso che aveva di soccorrere la cristianità contro i maomettani: così che prima fece uscire le galere sue ben armate al corso contro i pirati africani che infestavano le marine propinque a Roma; fatto che merita esser ricordato come primo segno di quelle minute invasioni che i maomettani cominciarono a praticare intorno alle spiaggie d'Italia; e poi con quelle istesse galere fece imbarcare un fiorito battaglione di cinquecento bersaglieri a cavallo, ed alcune altre compagnie di fanteria, e le mandò a Tolemaida, ove poco dopo sopraggiunsero altri quattrocento balestrieri levati egualmente dal Papa, ed altrettanti dal re di Francia con molti gentiluomini e venturieri, che fecero bella mostra e buoni effetti

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127. DAVID Psalterium, 136. vers. 7. 8.

128. PIER M. CAMPI. Storia ecclesiastica di Piacenzo, in-fol. 1651. Tom. II. pag. 419.

RAYNALDUS. Ann. 1272. n. 4.

BONUCCI cit. p. 63.

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