Abbildungen der Seite
PDF
EPUB

poi circondati dai nemici si restrinsero insieme, e come lioni indomiti terribilmente pugnando nel mezzo alla folta degli infedeli si aprirono con le spade la strada, e sul corpo dei saracini oltrepassando, coperti di polvere e di sangue ritornarono al campo 101. Riuscì quella giornata dolorosamente a mal termine, mancarono cinque mila cristiani, e fu chiamata al campo il dì dell'ira della calamità e della miseria grande ed amara assai. Altri dicevano che nel giorno che correva dedicato alla decollazione di san Giovanni Battista, questi volesse aver seco molti compagni del martirio. Ed il soldano di Egitto sapendo a quale altezza di militar virtù fossero saliti i romani, e quanto venissero riputati dagli stessi suoi popoli, per dare alla vittoria il maggior vantamento, spedì in tutte le sue provincie gli araldi d'arme a denunciare il trionfo con queste parole: « Chiunque vorrà comprar schiavi a vil prezzo venga al campo ove abbondano i prigionieri, venga a godere festa, perchè i principi romani sono stati trucidati, e quelli che sopravvivono vogliono ritornarsene a Roma 102 ». Con queste parole rialzava colui le speranze dei maomettani, e lasciava perenne documento di onore ai quiriti, che avevano venduto a caro prezzo il loro sangue, operato una sempre memorabile ritirata, e non già alla fuga si apparecchiavano, ma ad entrar primieri nella contrastata città.

In questo tempo giunse al campo di Damiata quel frate Francesco d'Assisi fondatore dell' ordine de' minori, che fu poi sollevato sugli altari qual fulgentissima stella di virtù nel firmamento della Chiesa. Troppo grave omissione sarebbe nella storia della pontificia marina il tacere la navigazione di questo santo, che condotto dagli anconitani in Egitto fece la mirabil prova, a rischio delle sua vita, di metter fine alla guerra di Oriente per la forza del ragionamento disegno sublime che la

101. MEM. POTEST. REG, S. R. I. T. VIII. p. 1098. B. « Sed romani et latini in media acie saracenorum constituti terribiliter pugnabant et virtute debellabant multos

saracenos ».

MATTHEUS PARISIUS. cit. Hist. Ang. Ann. 1219. p. 212.

MICHAUD cit. T. I. p. 718.

102. MEM. POTEST. REG. cit. p. 1098. E. « Illo die fecit soldanus capita sanclorum (militum occisorum) excoriare et salare et misit ea per provincias Babyloniæ, dicendo si quis vult de sclavis veniat, et tollat quantum vult, quia principes Romanorum mortui sunt, et qui remanserunt, fugere volunt ».

virtù e la fede soltanto possono suggerire ad un' anima grande. Tra le città ov' era continuo l'imbarco dei pellegrini spiccava Ancona, ed in quel porto si ridusse l'eroe cristiano per ottenere il passaggio 103. Dicono che giunto al molo con un miracolo facesse la scelta di nove compagni ed escludesse la turba di molti altri che volevano seguirlo, e di là poi sciolte le vele con un naviglio anconetano se ne venne al campo di Damiata, e domandò licenza al Legato di predicar la fede in mezzo ai saracini. Pelagio rispose così: « Non so qual sia lo zelo che ti muove; nè se provenga dallo spirito di Dio, o dalla tentazione di satanasso. Che tu vada a tale predicazione, io nè ti conforto nè ti dissuado. Ma se dovrà accadere che questo sia, studiati bene che l'opere tue fruttifichino a gloria di Dio ». Uscì tacitamente il santo e camminando agli avamposti dei mussulmani fu da quelli catturato e condotto, siccome desiderava, alla presenza del soldano: il quale veduto l'uomo tanto modesto, miseramente vestito, e senza spavalderia d'armi o d'eloquenza, maravigliando lo interrogò, se volesse per avventura abbracciar la fede di Maometto, o vero si fosse accostato per esplorare, o tenesse ambasceria da rapportargli. Si veramente, rispose il santo, ben ti apponi alle ultime parole, perchè questi miei compagni ed io siamo gli ambasciadori del più gran monarca e signore della terra e del cielo, ch'è Gesù Cristo salvatore del mondo, il quale desiderando la salute di tutti ed anche dell' anima vostra ci manda a voi per dimostrarvi, che non vi è altra speranza di eterna salute fuorchè nella sua legge, per la quale noi quì siamo testimoni e pronti a tutto sino alla morte. Dopo il qual preambolo, entrato in materia, fece molto belle dimostrazioni, e disputò con gli avversari, e profferì parole degne di un santo, cioè ispirate da colui che disse: quando sarete davanti ai magistrati ed ai principi per cagion mia non siate in sollecitudine come o che parlerete, perchè in quella stessa ora vi sarà dato ciò che avrete a parlare; conciossiacosachè non siate

108. WADDINGUS. Ann. Min. in-fol. Romæ 1731. Tom. I. p. 321.
S. BONAVENTURA. Vita S. Francisci. Cap. 11.
BERNARDUS THESAUR. cit. p. 846. in fine.
MANSI in notis ad Rayn. Ann. 1219. n. 19.
PERUZZI. Storia d'Ancona. T. I. p. 366.

voi che parlate, ma lo spirito del padre vostro è quel che parla in voi. Ma le conferenze religiose, che durarono alcuni giorni, avendo confuso i legisti del corano, questi domandarono d'avere il santo, acciocchè come bestemmiatore della fede loro fosse morto: e sultano Camel ch'era uomo di acuto ingegno e di cuore umano, ammirando la virtù di quell' uomo singolare, il salvò dalle loro mani, dicendo, che non si poteva infligger pena a colui che non poteva peccare, perchè privo del lume dell' intelletto; e così destramente maneggiando un tal pretesto lo fece chiamare e gli disse: non sia mai, padre mio, che io dia la morte a voi, che siete venuto per dar la vita a me; perciò vi farò scortare sicuramente sino ai confini, e per amor mio vi prego gradire questo denaro che vi farà la scorta del viaggio. Il patriarca de' poveri mostrò l'animo suo distaccato com'era da ogni cupidigia di cose terrene, e veggendo che da quel luogo lo discacciavano, e che non poteva altrimenti fare nè dimorà nè frutto, prese commiato, e senz' altro imbarcatosi se ne tornò in Ancona.

-

XXII. Era già trapassata la primavera e tutta l'estate nelle vicende della guerra che abbiamo descritta, ed i crociati all' istesso segno nelle linee d'assedio stringevano Damiata per ogni lato: l'esercito anzichè sminuirsi veniva sempre crescendo, perchè se alcuni morivano, ed altri ritornavano in Europa, molto maggiore era il numero di quelli che da ogni parte sopravvenivano in Asia a completar le file dei combattenti. Allora il soldano, forse commosso da quelle parole che il serafino d'Assisi aveva fatto udire alle sue orecchie, e certamente dopo ai colloqui tenuti con l'uomo giusto, mandò suoi ambasciatori al campo dei crociati e fece proporre un trattato di pace o tregua, nel quale, sebbene trasparisse quanto egli avesse cara la città di Damiata e per niun modo volesse perderla, tuttavìa manifestava l'animo suo rivolto a pacificarsi ed a terminar la guerra. Chiedeva pertanto che i crociati si ritirassero dall'Egitto, ed of feriva in cambio restituire il legno della vera Croce, dare la libertà a tutti i prigionieri, rassegnare ai cristiani in pieno dominio Gerusalemme e tutto il suo regno, fare le spese delle fortificazioni ch'erano state demolite intorno alla stessa città, promettendo finalmente che non avrebbe ritenuto delle sue conqui

ste altro più che due piazze forti sul mare, Monreale ed il Cracco, per i quali due luoghi pagherebbe tributo, e li terrebbe in feudo dal re di Gerusalemme 104.

Una generale assemblea dei capi crociati si raunò a discutere sopra le condizioni proposte dal sultano. Il re di Gerusalemme, i baroni del regno ed il maggior numero dei condottieri delle più grandi nazioni insieme con i cavalieri dello spedale opinavano che si dovesse accettar la pace, e ciò non tanto per i comodi che a ciascuno provenivano dalla medesima, quanto anche perchè in tal modo si poteva terminare onorevolmente la pericolosa e dubbia guerra, e conseguire il fine della crociata, ch'era non già l'Egitto e Damiata, ma Gerusalemme e la Terrasanta, i quali luoghi senza colpo ferire sarebbero stati consegnati tutti in un giorno nelle loro mani. Andavano considerando per tanto ad uno ad uno tutti i vantaggi di quel trattato, tutti i pericoli del rifiuto, la fede cavalleresca dei saracini nelle promesse, la difficoltà pe' cristiani di mantenersi in Egitto, l'immenso dispendio, la strage ed il sangue di tante persone, e conchiudevano, come poscia il fatto comprovò, che non avrebbero potuto mai più in seguito sperare nonchè conseguire un così largo partito.

Ma Pelagio Galvani cardinale che voleva render famoso il suo nome con fatti strepitosi e mantenersi il supremo comando militare che si era arrogato, traendosi appresso con l'autorità sua quella del clero e dei romani che dovevano obbedirgli, e quella dei templari che sempre dissentivano dagli spedalieri, fece vincere il partito contrario, e minacciò le censure a coloro che volessero mai contrapporglisi, protestando non doversi mai negoziar coi nemici senza aver prima in mano Damiata. Eccomi ad un argomento dilicato, che per onor della santa Sede io intendo a trattar francamente, siccome colui che voglio il suo bene, e per ciò mi diparto tanto da coloro che la offendono per malignità, quanto dagli altri che la viziano con le adulazioni. La storia pontificia non è, come alcuni accalognano, contesta di falsità, nè abbisogna d'infingimenti per sostenersi: mainò,

104. GODEFRIDUS MONACUS. Chr. ap. FREMERUM. Tom. I. p. 391.
ABBAS URSPERGENSIS. Chr. in fol. Argentorati 1609. p. 246.

perchè noi ben sappiamo distinguere le cose dalle persone; e riconosciamo l'autorità ecclesiastica sempre rispettabile, e la natura umana sempre manchevole : il difetto è degli uomini, non delle dottrine e perciò non solo dimostriamo la verità di queste costanti e ferme, ma proponiamo ancora gli esempi di quelli, sovente virtuosi, e qualche volta tristi, affinchè ciascuno prenda la norma giusta a ben governarsi, e ad infrenar colla ragione il disordine degli appetiti. Così nel caso presente la storia pontificia non tace nè dissimula, ma anzi dichiara che Pelagio abuso del suo potere; ed uno dei più autorevoli scrittori ecclesiastici, ch'è sant' Antonino arcivescovo di Fiorenza, scrive così 105: << In questo tempo per diabolica suggestione nacque discordia tra il legato pontificio, ed il re di Gerusalemme, perchè il legato

105. S. ANTONINUS. Chr. Parte III. Tit. xIx. Cap. 1. §. 4. in-fol. Lugduni 1586. p. 111. « Sequenti anno, diabolo suadente, inter legatum domini Papæ Pelagium et regem Hierosolymorum gravis controversia orta est, nam legatus universorum sibi exercituum usurpabat dominium et omnes ab illo dependere videbantur, insuper et Damialæ urbis captionem sibi attribuere moliebatur.. Movebatur ad hoc zelo quem habebat ad dilatationem christiani nominis et liber ipsum inducebat in quo continebatur quod Machometi lex et gens deberet extirpari, et quod de Hispania veniret qui superstitionem illam aboleret. Et ideo legatus, qui de Hispania eral, illum librum verissimum existimabat... Rex vero erat homo sapiens... Legatus autem moleste nimis ferens ea quæ a domino rege prudenter et consulte dicebantur, excomunicabat omnes generaliler illius turbatores ».

...

BERNARDUS THESAURARIUS. S. R. I. T. VII. p. 842. E. – 843. A. E. - « Et quum tandem legatus, regi adhærentes excomunicasset, rex, ex hoc vehementer turbatus est ... Soldanus quoque nunciavit legato si redderet ei Damiatam restitueret ei totam terram hyerosolimitanam, quam possidebat, excepto Krach et daret ei sumptus necessarios ad reparationem urbium et oppidorum, ac universos relaxaret captivos, et tricennales firmaret treguas. His conditionibus annuebant templarii, et hospitalarii et omnes incolæ Damiata. Cardinalis autem sinistro pertinax voto (pro una enim civitate unum respuit regnum) illas ob audivit. Iterato quoque per nuncios rogavit Johannem regem · promittens se soluturum pro eo centum millia bysantiorum, quibus pro obsidione Damiatæ erat obnoxius. Tandem rex Johannes multis considerationibus, legati precibus victus cum omnibus copiis ad obsidionem ipsam pervenit ». item p. 837. B. et p. 845.

...

SPONDANO. Ann. Eccl. ann. 1221. n. 19.

SEBASTIANO PAOLI. Codice diplomatico del sacro militar ordine Gerosolimitano, in-fol. Lucca 1733. Tom. I. p. 521.

JACOMO BOSIO. Stor. dei cavalieri gerosol. T. I. p. 326.

S. BERTINI. Chr. Part. XIX. ext. ap. MARTENE anecdot. Tom. III. p. 702. E.
GUILLELMI TYRIENSIS Continuator. ext. ap. MARTENE Collect. Script. Vet. in fol.

Parisiis 1729. Tom. V. p. 688. C. D. et pag. 683. C. et 692. E.

MEMORIALE POTEST REGIEN. S. R. I. T. VIII. pag. 1102. B. C.- 1103. E.

MICHAUD cit. p. 713. 714. 721. 723. 726. etc.

MURATORI. Annali 1221. in princip.

« ZurückWeiter »