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più mancava alle navi per mettersi alla vela se non che ci montasse il Pontefice. E quasi al tempo stesso che questi dal suo alloggiamento scendeva alla marina, ecco tramutarsi il vento, come suole nella stagione invernale succedere, e venire le onde di traversìa, e farsi mare grosso e procelloso. Dalla quale tempesta, che veniva a grado a grado crescendo, ricevettero le navi in quel luogo aperto e senza porto così grande molestia che dopo aver lungamente contrastato tra i colpi del mare che le cacciava in un verso, e la tirata delle gomene che le costringevano in un altro, finalmente non potendo più reggere al tormento tagliarono i canapi, e si lasciarono tutti insieme andare di traverso alla spiaggia. Se là foste stati, o signori, potreste aver veduto cosa spaventevole dopo che le galere ebbero dato in secco, ed i cardinali, prelati, vescovi e personaggi uscir tra mezzo alle spume bianche del mare, tutti bagnati e tremanti per la paura e pel freddo; ed i marinari abbrancare or questo or quello e togliersi su le spalle i vescovi ed i cardinali, e menarli per mezzo l'acqua perigliosa alla riva, e restarsi colà tutti sbigottiti e pieni di amaritudine e d'incertezza, e rimescolarsi e domandarsi a vicenda ; ed il lido bagnato in ogni parte e ripieno di gente confusa, di masserizie abbandonate, e tutto quello che suole nella perdita di quattro grossi bastimenti ad un tempo succedere. Tuttavia vi sareste in mezzo al dolore consolati almeno di questo che niuno perdè la vita, e della masserizie non mancò cosa alcuna di valore anzi indi a poco serenatosi il cielo, i marinari cavarono fuor dell' arena e racconciarono quelle stesse navi, ed insieme ad alcune altre fatte venire da Terracina e da Civitavecchia imbarcarono il Papa e la corte, sciolsero le vele, e con buon vento e celeste guida spuntarono monte Circeo, facendo la prua verso ponente 36

:

1162.

I pisani ch' erano in lega e grandemente amorevoli a Federigo non si scuoprirono palesemente in favor del Papa ma

36. CARD. DE ARAGONIA. Vita Alex. III. S. R. I. Tom. III. P. I. p. 431. BARONIO. Ann. 1161. n 5. e 6. 1162. n. 1.

CONTATORI. Histor. Terracin. Lib. I. Cap. v. pag. 48. in-4. Roma 1706.

sapendo pure che dovesse tra poco transitare per le acque del loro dominio mandarono l'arcivescovo, che aveva nome Villano e costumi opposti al nome molto nobilissimi ed onorati, il quale come se fosse per suo privato diletto navigò verso Civitavecchia incontro al Papa con una galera a portargli quei soccorsi che secretamente venivano dal comune di Pisa, e l'accompagnò per la spiaggia romana sino a Piombino, ove l'arcivescovo prese congedo per tornarsene a casa, ed il santo Padre entrò nel porto onorato e ricevuto con gran segni d'allegrezza in quella città. Poi di là il convoglio dell' apostolico viaggiatore pervenne a Vado, castello dei pisani posto sul mare, e dopo a Livorno; nei quali due luoghi per li rispetti dichiarati non fece dimora ma appresso si riposò alquanti giorni a Portovenere e a Portofino assai caramente ricevuto da quelle genti marineresche e divote, sinchè partendosì di là arrivò a Genova il giorno di santa Agnese, cioè il dì ventuno di gennaio del 1162 87. L'ingresso del romano Pontefice in quella città riuscì più che dir si possa magnifico: il clero, il popolo, il senato gli vennero giocondamente incontro, sciolsero tutte le campane a gloria, ed ogni altra festosa dimostrazione di pubblica esultanza ordinarono che maggior si potesse in simili occasioni praticare. Dimorò il santo Padre in Genova più che due mesi, e come perpetua testimonianza della sollecitudine sua pastorale per la santa Chiesa affidata da Dio al suo reggimento, diverse bolle pubblicò ed apostoliche costituzioni con la data di essa città sino al venticinque di marzo, come si possono vedere ordinate nel registro. Finalmente d'indi partissi alla volta di Francia con tre galere e due saettìe grosse, ch' ebbe dai genovesi. La sera della domenica di passione uscì dal porto; il sabato delle palme per il tempo cattivo appoggiò all' isola d'Hyeres, ove fu obbligato a soprastare tanto che passasse la solennità della Pasqua del Signore : il mercoledì seguente giunse a Magalona città vescovile di Provenza. E poichè quel luogo troppo ristretto non bastava a capir gli ospiti, nè la moltitudine grande dei prelati,

37. RONCIONI. Stor. Pis. ARCH. STOR. ITAL. T. VI. Parte I. p. 307. MARANGONE. Cronaca Pis. Lib. 1. ARCH. ST. ITAL. T. VI. Parte II. p. 26. CAFFARO. Ann. Genuen. S. R. I. Tom. VI. p. 277.

FOLIETTA, Hist. Gen. ext. In THES. HIST. ITAL. Tomo I. pag. 267. A.

dei baroni e di ogni generazione di uomini, che da molte parti convenivano ad ossequiarlo, egli stimò di cavalcare alla più ricca e grande città di Mompellieri, ove giunto pose termine al suo marittimo viaggio.

1165.

XII. Dimorò per tanto Alessandro III alcuni mesi in Mompellieri, e d'indi a certo tempo entrò in Parigi ed in altre diverse parti di Francia, trattando affari di chiesa e di stato sino all'anno 1165; nel qual tempo riuscì al cardinale, che esso Papa aveva lasciato per suo vicario in Roma, di commuovere i fedeli romani affinchè, posposta la volontà imperiale e superato il partito degli scismatici che per il tempo e per il poco contrasto si era tutto illanguidito, si riscuotessero a richiamare il legittimo Pontefice. Ed essi che questa cosa medesima grandemente desideravano aspettando dal detto vicario il segno a muoversi, tolsero dalle griffe di Guido da Crema, che col nome di Pasquale III era stato eletto antipapa dopo la morte di Ottaviano, la basilica di san Pietro e tutto il borgo, poi discacciarono il presidio degli scismatici dalla Sabina e da altri luoghi propinqui a Roma, cosicchè all' istesso Alessandro sembrò esser venuto il momento opportuno per ritornare alla sua sede e ve lo confortavano assai ambedue i monarchi d'Inghilterra e di Francia con tutto il corpo dell' episcopato gallicano, come pure i messaggeri e le lettere che dai romani gli venivano con molto amorevoli espressioni 38

Per la qual cosa prese Alessandro a trattar seriamente del ritorno, e disporre i cardinali e la famiglia, che per essere l' Italia in molte parti occupata dalle genti teutoniche, dovevano rimettersi in viaggio per le vie del mare. Abbiamo quindi una seconda navigazione del Pontefice assai diversa ma non più felice della prima; e quantunque il naviglio che rimenò la curia non fosse stratto dai porti dello Stato, tuttavia batteva lo stendardo del Pontefice, il quale per suo special privilegio ovunque siano cattolici trova ubbidienza come padre di molti figliuoli abitanti in diverse contrade.

38. CARD. DE ARAG, Vita Alex. III. S. R. I. Tom. III. Parte I. p. 436. D.

Agli ultimi di Agosto la curia papale ritornò a Magalona ; vi erano poc' anzi capitati due bastimenti, un galeone grosso ed una piccola galera questa caricata dai mercadanti narbonesi già pronti alla vela per la Sicilia, e l'altro dai cavalieri gerosolimitani, che s' apparecchiavano per condurre in Sorìa la caravana dell' Ordine, che con diverse robe e danari stáva ivi aspettando il passaggio insieme a molti personaggi ragguardevoli e valorosi soldati, che al sussidio di terrasanta se ne andavano. I ministri del Papa fecero conto di noleggiare il norbonese, e staggire il gerosolimitano affinchè servissero al viaggio della curia, tanto più che l'uno e l' altro dovevano far la rotta verso la maremma romana. Il vascello di Gerusalemme siccome più potente e sicuro fu acconciato per ricevere a bordo il Pontefice, e già tutto era in buona disposizione ed ordine, ed i cardinali imbarcati nulla più aspettavano se non che nel dì dieci settembre 1165 all'alba venisse la persona istessa del Papa con la galera sottile trasportata dalla spiaggia al vascello, quando comparve a piene vele ostilmente tutta l'armata dei pisani che stava al soldo di Federigo, ed accennava a circuire il vascello e pigliar prigione il Pontefice. Quindi i pisani attaccarono una specie di battaglia contro il galeone medesimo con tanto schiamazzo di voci e strepito d'armi, quanto bastava a far supporre un combattimento ferocissimo ed una carnificina spietata: ma in fatto non si legge che alcuno vi morisse, talchè si può sti mare che i pisani facessero una guerra da giuoco per meritare gli stipendi imperiali senza offensione dei papali. Ma ap punto in quell' ora che si facevano le mostre di combattere intra i pisani e il galeone, il pontefice Alessandro navigava con la galera narbonese per andare a bordo, ed avendo veduto quel combattimento, che assai più terribile compariva da lungi che da presso non era, fece fare alla sua galera scia scorri, ch'è bellissima manovra di remi onde tutta una banda di vogadori ponza le pale in acqua, e l'altra banda voga per diritto arrancata a fine di farla prestamente girare, e se ne tornò con gran fretta in dietro. 1 cavalieri di san Giovanni imbarcati sopra il galeone e gli altri che quivi erano, mostrando ai pisani che la persona del Papa si fosse già ridotta in salvo a Magalona, ottennero da loro che si ritirassero, poichè al postutto non volevano al

tro; e con questo la nave spiegate le vele senza attendere nè Papa nè corte prese il cammino e se ne andò a Palermo, menando gran rumore di quella troppo facile vittoria.

I pisani nelle loro storie non fanno motto di questa taccherella, nondimeno il fatto è certamente così, chè oltre alla testimonianza di molti scrittori, anche il Pontefice in una sua lettera ne parla, e prudentemente ponderate le circostanze, per non accrescere il numero dei suoi nemici scusa i pisani dicendo aver saputo da essi stessi come non fosse stato mai loro intendimento il fare oltraggio alla sua persona 39.

Ritornato colà in Magalona donde poc' anzi erasi dipartito il santo Padre insieme a Corrado vescovo eletto di Magonza, e con i due cardinali Giovanni e Pietro, nel dolore che provava per le minacce dei pisani e di Federigo e per la partenza dei cavalieri gerosolimitani, non aspettando nè altro tempo nè miglior conforto in tanta miseria della marina francese prese il partito arrisicato di tentare il viaggio con quella istessa e sola galera di Narbona che gli era restata. Per la qual cosa affrontando i pericoli di lunga navigazione per mezzo il mare tra le Baleari e la Sardegna giunse pur dopo molti pericoli a Messina nel mese di novembre 40. Guglielmo il re di Sicilia, che dimorava a Palermo, spedì a complire col santo Padre i suoi ambasciatori insieme con l'arcivescovo di Reggio, al quale dette special commissione di offerire da sua parte al santo Padre cinque galere, l'una delle quali nobilmente dorata per la persona sua, e le altre quattro dipinte di cinabro per i cardinali e per i vescovi, che da diverse parti volevano accompagnarlo in Roma.

39. MARTENE. Vet. Script. et monum. Collectio. T. II. p. 718. Parisiis 1724. BOUQUET. Recueil des historiens des Gaules et de la France. Paris 1738. in-fol. T. XV. p. 846.

GUILLELMUS NEUBRIGENSIS. De reb. Anglicis. Parisiis 1610. in-8. L. II. Cap. xvI. pag. 175.

ROMUALDUS SALERNITAN. S. R. I. Tom. VII. p. 206.

BOSIO JACOMO. Storia dei Cavalieri Gerosolim. in-fol. Roma 1621. Tomo I. pag. 230.

BARONIO. Ann. 1165. n. 13.

MURATORI. Ann. 1165. in princ.

BECCHETTI. Stor. Eccl. Roma 1779. in-4. T. II. p. 264.

40. CARD. DE ARAGONIA. ut sup. p. 456.

ROMUALDUS SALERNIT. ut sup. p. 206.

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