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ed energia, ajutato dalla riputazione propria e dalla nobiltà dei suoi natali, venne dall' Alpi in Italia, fu ricevuto a Roma con ammirabile dimostrazione di allegrezza, palme, ulivi, processioni, canti e trionfo: al miraglio della gloria ond' apparve circondato il verace pastore, Burdino antipapa si confuse e fuggì via per ripararsi nella fortezza di Sutri, ove poi assalito dallo esercito dei romani e dalle milizie ausiliarie, e voltatisi contro a lui gli istessi sutrini, venne consegnato alle genti di Calisto, che in foggia di scherno lo tradussero per varie prigioni, sinchè morissi nel castello di Fumone, ove poscia volò in cielo l'anima benedetta di Celestino.

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VIII. Ma non per questo cessò di germogliare la trista pianta dello scisma, nudrita come era da tanti interessi ed ambizioni. Alla morte di Onorio secondo, che succedette a Calisto fu eletto papa Innocenzo secondo romano tanto meritevole dell'eccelso grado, quanto erano grandi le sue virtù, apprezzate generalmente da ognuno e massime da san Bernardo, che allora viveva in grandissima estimazione abate di Chiaravalle. Tuttavia contro di lui levossi un cardinale Pietro Leoni, il quale quanto screditato per suoi rei costumi altrettanto potente per l'autorità e ricchezza di sua parentela, ajutato da alquanti del popolo, e da pochi cardinali usurpò il papato, e si fece chiamar Anacleto secondo 23. Costui opponendosi al legittimo pontefice spogliò le chiese, rammassò pecunia, assoldò milizie, andò con le armi contro il primo e questi vedendo non potersi sostenere cedette al tempo ed alla potenza dell'avversario, prese la via del Tevere, e con le due consuete galere s' imbarcò menando seco tutti i cardinali della sua parte a riserva del vescovo di Sabina, che lasciò in Roma per vicario 24. Con le predette due galere

23. FALCO BENEVENT. edit. a Caracciolo. Napoli 1626. p. 250.- et MURAT. S. R. I. T. V. p. 106.

ANNALES de MARGAN, ext. ap. GALE T. II, p. 6.

ULDARICI BAMBERGENS Codex apud ECCHARDUM Tom. II. p. 359.

ERMANNI CORNERI Chronicon apud. ECCHARDUM Tom. II. p. 673.

24. Vita Innocentii II. ex MSS. BERNARDI GUIDONIS. MURAT. S. R. I. Tom. III.

Part. I. pag. 433.

PANDULPHUS PISANUS. Vita Innocentii II. ibid.

PETRUS DIACONUS Chron. Lib. IV. cap. xcvII. S. R. I. Tom. IV. p. 534.

il Pontefice navigò in verso Toscana, donde i pisani staccarono lo stuolo del loro naviglio, e mandarono ad incontrarlo e scortarlo nel mare Tirreno, come fecero anche i genovesi nelle acque dello stato loro. Per la qual cosa è a notare che i fatti della navigazione d'Innocenzo ribadiscono le dimostrazioni già date dell'altra di Gelasio, e dimostrano che la marineria di Roma, di Ostia e di Civitavecchia soccorreva al passaggio dei Pontefici per servigio della Chiesa e dello stato nelle precipue e repentine occorrenze. E quantunque nel caso presente dica il Roncioni essere il Papa venuto a Pisa con le galere che mandate gli avevano da detta città, senza far parola nè di genovesi, nè di romani, ciò va inteso che i pisani lo vennero a rincontrare per le acque di Toscana, che altrimenti non avrebbe taciuto quello scrittore studiosissimo delle cose sue di raccontare la parte più eccellente dei suoi meriti, cioè l'ingresso dell'armata pisana nel Tevere sino a Roma 25. Anche i genovesi narrano di aver accompagnato papa Innocenzo secondo, e di averlo con le galere loro condotto in Francia, senza nominare nè pisani, nè romani 26: per la qual cosa si vede chiaro che ciascuno ha scritto le cose sue come se altro al mondo non fosse. I romani poi che sin quì non hanno avuta la storia dei fatti loro, comincieranno adesso a rivendicare quel che gli spetta, ed a parlar di se come gli altri fanno, e dire quel che altri tacciono, anzi quel che lasciano travedere, quando per la prontitudine nel descrivere ciascuno minutamente i suoi meriti, ed i suoi successivi sovvenimenti, confermano che non li ebbero nè prima nè altrove prestati. Così dunque i romani salvarono il Pontefice, i pisani e i genovesi lo confortarono; e l'onore del primo soccorso resta assicurato alla marina pontificia, ch' ebbe mente, cuore, sperienza e fortuna da riuscir sempre a buon termine nella più ardua e difficil parte di queste navigazioni, delle quali molto ci sarebbe a dire se in tanta antichità di cose si potesse saperne di più.

25. RONCIONI. Storia Pisana. ARCH. St. It. T. VI. Part. I. p. 237.
SARDO, TRONCI, e MARANGONE. Storia Pisana.

26. CAFFARO. Annales Genuenses. S. R. I. Tom. VI. p. 238.
UBERTUS FOLIETA. Annal. 1130.

IX. Per la fuga d'Innocenzo crebbe la potenza del falso papa Anacleto che, restato in molta parte padrone di Roma e di tutto ciò che seco porta il possesso della capitale, estese il suo dominio nei luoghi propinqui e sottomise o per amore o per violenza quasi tutte le città dello stato ecclesiastico al suo potere, come se ne fosse il legittimo padrone. Alcun dubbio era anche nelle menti degli uomini, che rispetto al fatto d'Innocenzo e di Anacleto non sapevano quale dei due concorrenti fosse stato prima e canonicamente eletto; e per ciò più facile riusciva la sommissione della moltitudine all' antipapa, mentrechè non potevano contradire con certezza ai suoi comandi, già per altra parte grandemente coattivi, perchè sanzionati dalla forza del possesso, della pecunia e delle armi. Nondimeno il resto del mondo cattolico riconosceva Innocenzo per vero e legittimo successor di san Pietro, così che ovunque questi passava per le provincie di Toscana, di Liguria e di Francia tutti gli prestavano ubbidienza: al suo cenno si pacificavano insieme genovesi e pisani, al suo volere convenivano i monarchi di Francia e d'Inghilterra, e per sino l'imperador Lotario, lasciando le oblique strade per le quali avevano camminato i suoi predecessori, si acconciava con il verace Pontefice, ed offeriva le sue forze per accompagnarlo a Roma e rimetterlo nella sua sede. Calarono per tanto Lotario ed Innocenzo giù dalle Alpi in Italia, e per la Lombardia e la Toscana presero il cammino di Roma: consentivano insieme col Papa e coll' imperadore i genovesi ed i pisani i primi sbarcavano a Corneto, ove si riduceva poco dopo anche il Pontefice con la sua corte a confermar la pace tra Pisa e Genova 27: gli altri poi venivano a Civitavecchia; e questa città senza battaglia, non altro aspettando che potersi scuotere, discacciava dalla rocca e dalla piazza i presidiari di Anacleto, ed a voce di popolo proclamava l'ubbidienza al verace Pontefice 28. Al modo stesso si acconciavano col Papa Ostia,

27. CAFFARO. S. R. I. Tom. VI. p. 238.
FOLIETTA. Libro I. an. detto.

28. MURATORI. Ann. 1133. post. init.

BARONIUS. Ann. 1133. n. 1.

RONCIONI. Arch. St. It. T. VI. Part. I. p. 240.

CARD. DE ARAGONIA. Vita Innocentii II. S. R. I. Tom. III. Part. I. p. 435. D.

Porto, Torpolverosa, la Marmorata e quasi tutta la città di Roma. Innocenzo ritornato alla capitale portava la residenza al palagio di Laterano, l'imperadore faceva gli accampamenti sul monte Aventino, le differenze tra l'imperio e la Chiesa amorevolmente si componevano, e la corona degli Augusti per le mani del Pontefice si posava benedetta sul capo a Lotario come premio dei servigi prestati. Tutto questo succedeva in Roma alla vista dell'antipapa Anacleto annidato in castello sant' Angelo e nella città Leonina; ove così tenacemente si manteneva con le forze degli antichi scismatici, con quelle dei napolitani aderenti suoi e con i presidiari che da tutti gli altri luoghi aveva cavati, che a Lotario non bastò la vista di poterlo discacciare.

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X. Poco dopo l'imperadore chiamato dagli affari suoi di Lamagna, e non volendo esporre l'esercito alle intemperie del clima estivo nella campagna romana, si congedò dal Papa per andarne oltre i monti; e di là non ritornò prima che fossero passati quattro anni a ricuperare, secondo che aveva promesso, quelle città, che nelle precedenti vicende erano state occupate dai tiranni o in altro modo s'erano sottratte dall' obbedienza alla Chiesa romana. Alla primavera del 1137 si accostò coll' oste a Bologna e dopo aver ridotta quella ed altre molte città di Romagna venne ad Ancona, della quale io dirò alquante cose più speciali perchè si acconciano al mio proposito.

Ancona si governava allora a signoria del marchese Guarnieri, consorto del duca di Spoleto e del marchese di Camerino, i quali tutti insieme per tradizione di famiglia avevano nei passati tempi favoreggiato gl'imperadori contro i papi; ma quando poi venne il caso che imperio e sacerdozio concordavano, allora i Guarnieri si contrapposero ad ambedue: facendo palese al mondo, ch'essi al paro di molti altri nel seguir l' altrui fortuna guardavano sempre alla propria. Nella impresa che Lotario fece di Ancona io stimo conveniente distinguere il certo dall'incerto, conciliare le altrui opinioni, e fermarmi sopra un fatto rilevante per la marinerìa. Cosa certa è che il marchese Guarnieri e gli anconetani suoi fecero opposizione alle truppe di

Lotario, perchè tutti gli storici antichi e moderni scrivono questa medesima cosa. Tuttavia rimane incerto se la città dopo le varie battaglie rimanesse o no soggiogata. Ottone il cronista, figlio di Leopoldo marchese d'Austria e vescovo di Frisinga che in questi tempi scriveva la sua storia, disse chiaramente che Lotario sottomise Bologna, la Emilia, Ancona, Spoleto ed altre città e castelli; e che rivoltosi dappoi contro Rugiero scorse vittorioso la Campagna e la Puglia. Le stesse cose ripete l'annalista Sassone, aggiugnendo, che dopo una fiera battaglia in campo aperto nella quale restarono morti due mila uomini di quella gente raccogliticcia che tenevano con Guarnieri, la città si arrendesse all'imperadore. Agostino Peruzzi ha sostenuto nei moderni tempi con molto calore la predetta opinione 29. Ma dall' altro lato si presenta l'antico scrittore Jacopo Boncompagni e con lui il Saracini, il Leoni e gli altri tutti storici d'Ancona, i quali negano che la patria loro cadesse mai sotto il dominio di Lotario 30. Io forse direi che le predette opinioni siano vere ambedue, e non abbiano altro difetto fuorchè quello di condannarsi tra loro, come se non potessero stare insieme, distinguendo i diversi rispetti e le significazioni, che si contengono nel contesto degli antichi storici: imperciocchè pare più probabile che dopo il combattimento predetto gli anconitani capitolassero coll'imperadore in guisa che ciascuna delle due parti conseguisse il suo piacimento, e potesse chiamarsi vincitrice : cioè per volontà di Lotario si dasse la cacciata a Guarnieri, e l'ubbidienza al vero papa, ed a talento degli anconetani rimanesse la città libera e senza ricevere dentro il presidio alemanno. In questa maniera possono conciliarsi le diverse opinioni e le antiche testimonianze risguardo a più larga o più

29. OTTONIS FRISIGENSIS Chronicon in fol. Basilea 1569. p. 139. et ap. URSTISIUM Tom. I. p. 130.

ANNALISTA SAXO ap. PERTZ S. R. G. Tom. VI. p. 772. Linea 20-27.
PERUZZI Cit. Lib. VIII. T. I. p. 289.

30. BONCOMPAGNI. De obsidione Anconæ S. R. I. Tom. VI. p. 934. Lin. 3. a 10. MURATORI Ann. 1137. post init.

SARACINI cit. anno 1137.

LEONI cit. anno detto.

PINAURO, ALBERTINI, FERRETTI, ALFEO ed altri cronisti inediti nell'archivio d'Ancona.

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