L'erba nuova dall' aria temperata Riprodotta, dai prati umidi stendesi Fin sopra la collina inaridita.
Ella cresce, affoltisce, o ride all'occhio Da tutti i lati. Lo spin-bianco spiega Il suo candor; degli arboscelli il succo Dagli occhi lor le giovinette gemmer Fa sortir fuori, e si sviluppa, e accresce A grado a grado. Le foreste l'ampio Abbigliamento loro delli zeffiri.
Spiegano sotto l'ala. Il cervo omaisistaty A orecchio attento il rapido suo passo Occultare non puote, e non può l'occhio Già più veder gli augelli, i cui concerti Odonsi, La man celere, e ascosa Della natura entro i giardini spande Su i fior vaghi colori, e insiem nell' aria Dolce miscuglio dei profumi tutti.
Il frutto che si attende ancor che un germe None nascente sotto spessi, e fini Pannicelli di porpora nascosto. Possa io lasciare in tal stagion sepolta,
Nel sonno la Città, nel fumo, e nella Umidità malefica ! nei campi
Di rugiada bagnati che permesso Siami di errare, ove freschezza amabile Respirasi, e ove le tremanti goccie. the Dall' arboscel piegato ceder vedonsi!
Che i miei pensier nei laberinti io porti Campestri, u'nascon l'odorose erbette, Profumi grati dei prodotti nuovi Lattei! ch'io erri di silvestri rose Lungo siepe odorosa, o che salito
elevat Di Rischmond sopra alcun erta cima
A colpo d'occhio i sottoposti io scorra
Piani smaltati di colori mille
Cute Ben pronunziati, e che quindi passando Di piacere in piacer io mi dipinga Dell' Autunno i tesori entro quei veli Magnifici, che ovunque limitare- Sembran voler gli avidi sguardi miei. Se non alzisi un vento, che pungente Della Russia selvaggia in sortir fuori, Dalle foreste, un seren pernicioso
Con l'umide ali sue spanda, o che un vento Secco non meni una tardiva brina, 4ow-Che riserri, e appassisca i doni della Primavera, i tesori dell'Autunuo Ponno sperarsi. Delle armate spesso D' insulti innumerabili da oscure Nebbie tratti, recando il lor veleno; Gemme, e scorza divorano, e nel cuore Fin della pianta si fan strada. Razza Debole, e dispregievol, ma strumento Di celeste vendetta, il di cui sfogo Passeggier trae la desolante fame, E la speme dell'anno ne distrugge. Il flagello a arrestar, prudente abbruciat he L'agricoltore del suo melo attorno Della paglia, finchè nel fumo avvolto Cada il nemico soffocato. Ei spande Su i fiori ancor la penetrante polve Del pepe a quell' insetto assai fatale, O allor quando ad avvolgersi comincia La foglia avvelenata, egli lo affoga Entro il bozzolo suo, e saviamente Lascia agli augelli farne loro preda.
Della campagna industri abitatori, Non vi perdete d'animo: quei venti Che si crudeli sembranvi, non soffiano Invano già lungi da noi le nubi Respingono: distrutto dell' Estate Esse avriano il calore, e in gran tristezza Ci avriano immersi, la raccolta attesa Pria che matura fosse distruggendo. Suo furore spossato ha il grecal vento: Nella ferrea caverna ove racchiuso Trovasi or stride. Quel di mezzogiorno
AjobRegna a vicenda; egli discende, ei scalda L'acre, e le nubi cariche di pioggie Dolci di Primavera nel suo vasto Impero spinge. Sembrano da primo Queste oscuro cordon formar, che sopra All' orizzonte appena scorgesi; indi Rapidamente ammucchiansi: i vapori Condensati dal chiaro firmamento Troppo carico involansi; è profonda Oscurità sull' orizzonte spandesi .
Non son più quelle fredde onde, Per cui Aquario in suo furore Le sorgenti vagabonde
Cangia in fiumi: egli è di umore Tepidetto un don, građita
Che dà ai fiori e ai frutti vita.
Gradatamente il vento cessa, calma Perfetta gli succede. Un lieve soflio Più non si ode agitare i folti boschi, Nè delle foglie pur dell' Alberello › Premiste Il mormorio. I fiumi già increspati, rives
Or non più, e che di loro onde distese Sembran le pieghe aver, e senza moto Esser, l'occhio che una il corso lorożca Illudono. In silenzio è il tutto, é in una Aspettativa lieta. Dell' inverno Sdegnar le greggie dei foraggi loro Gli avanzi, e ausiose le novelle erbette Divorano coll' occhio, dalle quali Finchè vi è umidità però il Pastore Prudente le allontana. Gli augelletti Dubbiosi ancor fermansi le lor
A ripulire, e dalle perle liquide Delle brine posatevi a sbrogliarle : Con quel liquor naturale oleoso, Che impenetrabili le rende, assidui Fregarle, e quieti attendon che l'istinto, E la natura indichi lor l'istante, In cui cominciar debbon tutti insieme 1 lor concerti. Le montagne stesse. Le valli, i boschi impazienti i doni Sembrano reclamar della stagione.
L'uom superiore a cgni altro essere, in mezzo A questa fortunata creazione
Passeggia di cotanti beni ei sente, Egli medita il prezzo, e il sentimento, Che ad appropriarli a se lo mena, l'empie Di gioja, e di riconoscenza. Al fine Fecondità squarcia la nube, i campi Dolcemente ella abbevera, e di goccie Di cristallo lo stagno asperge, quale Alla sua vista bollir sembra ; in tutta L'atmosfera si sparge una soave Umidità. La pioggia non prevista Che il passaggio di lei addita, appena
Udita è da color, che sotto l'ampie Frondi delle foreste erran. Ma stare
Chi può al coperto, allorchè il ciel pietoso Nel vostro sen della natura senza Risparmio l'erbe, i fiori, e i frutti spande ? L'immaginazion vede incantata
Tutti quei beni nel momento stesso In cui ancor dell' esperienza l'occhio Non può che prevederli. Questa appena Spuntar vede la cima dell' erbetta, Ei vaghi fiori di già l'altra ammira Di cui dee la verzura esser smaltata. Così, pregne le nubi, sul meriggio Sopra la terra spandon rinfrescata 1 lor tesori naturali, ed essa La vita vegetale in seno accoglie Fino all'istante in cui nel declinare Il sol nel firmamento occidentale A un tratto appare. Le nubi vicine Ei squarcia, illumina, cd in lame d'oro Cangiale: tosto rapida la luce
Colpisce i monti fatti rossi; e i suoi extempo Raggi i boschi intersecano, su i fiumi Si spargono, schiariscono una nebbia Gialliccia, che sulla pianura lucida Alzasi, e coloriscono le perle Della rugiada. Di freschezza brilla Tutto il paese, di verzura, e gioja: I boschi si affoltiscono, incomincia Delle aurette la musica, si aumenta In concerto campestre al mormorio Dell'acque mischiasi. Sopra le pendici Belan le greggie, l'eco lor risponde Dal fondo delle valli. Il Zeffir si alza
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