Abbildungen der Seite
PDF
EPUB

Similmente l'armata di Ferdinando, detto il Cattolico, re di Spagna, prese le vie di levante sotto il governo di Consalvo di Cordova, chiamato il gran Capitano. Questi si uni co' Veneziani alla Cefalonia, dove l'armata di san Marco e le fanterie sbarcate in terra stringevano di assedio il castello principale dell'isola; e là ostentò le stesse apparenze, tiri di cannoni, scorrerie di soldati, assalti di marinari. Se non che poco si trattenne, e sempre sur un'ancora di leva, pronto a salpare e a volgersi indietro, secondo le secrete istruzioni della sua corte. Perciò non mette conto confutare quei pochi che, seguendo il Giovio, gli attribuiscono fatti stupendi e specialmente una mina colla polvere da bombarda "5. Piaggerie gioviali, di che non fanno motto i contemporanei, nè gli storiografi ufficiali di Venezia e di Spagna 16.

Filippo e Consalvo sotto il vessillo della santa crociata coprivano biechi intendimenti: non a danno dei Turchi, si dei Cristiani, dei parenti, degli amici, tramavano insidie ". Essi maneggiavano doppio trattato: fingere la guerra contro i Turchi, distendere nello Jonio grandi forze, addormentare Federigo re di Napoli, coglierlo alla sprovvista, cacciarlo dal trono, e dividersi il Regno. Alla Francia, Napoli, Terra di Lavoro ed Abbruzzi; alla Spagna, Calabria e Puglia. Le due armate navali, nel momento con

BOSIO JACOPO, Storia della sacra religione et illustrissima milizia di San Giovanni Gerosolimitano, in-fol. Roma, 1594-1602, II, 543, C, 548, B. 15 JOVIUS PAULUS, Vita illustrium virorum, in-fol. Basilea, 1578, Vita Gonsalvi a Corduba.

IDEM, di Consalvo Fernando da Cordova, tradotta da LODOVICO DOMENICHI, Firenze, 1550.

16 PETRI BEMBI, Rerum venetarum historiæ, lib. V, in-4. Venezia, 1718, p. 174.

GERONIMO ZURITA, Historia del rey don Fernando el catholico, in-4. Saragozza, 1610, lib. IV, cap. xxv, p. 194.

17 RAYNALDUSs, Ann. Eccl., 1500, n. 10: « Decretum in Turcas sacrum bellum, quam male confectum fuerit, turpe est referre. »

venuto, dettero dentro a sostenere gli eserciti di terra, presero ogni cosa, cacciarono il Re, fecero gazzarra. Ma poi, nata questione a chi dei due si dovesse la Capitanata, si azzuffarono tra loro intorno alla preda: e dopo molti scontri finalmente i Francesi colla peggio furono al tutto cacciati dal Regno, e le due Sicilie per tre secoli restarono provincie di Spagna. Quando riscontro nelle storie si fatte vergogne, imposture, tradimenti e soperchierie, resto allibbito. Non dico di più: stimo i miei lettori, e son certo della loro virtù nel patire e nel tacere Ne avrem bisogno, e andiamo innanzi,

[ocr errors]

[Maggio 1501.]

18

[ocr errors]

V. Per questi tempi era in Roma gonfaloniere della Chiesa, e supremo governatore delle armi, Cesare Borgia; uomo già tanto conosciuto, che non fa di mestieri spendere parole a ritrarre i lineamenti della sua laida e crudele natura 19. Congiunto a real principessa del sangue di Francia, sostenuto dal suocero e dal padre, investito del ducato di Romagna, sottomessa la plebe de' tirannetti sotto al giogo di maggior tirannia, agognava a crescere sempre più di potenza e di stati. Esso gittava le

18 SCIPIONE AMMIRATO, Storie fiorentine, in-fol. Firenze, 1641, parte II, 264, E.

19 RAYNALDVS, Ann. Eccles. in indice: «Cæsar Borgia filius nothus Alex. VI... Signifer rom. Eccl... Barbaricam immanitatem exercet... cæsis hominum millibus, fœminisque pollutis... Thesaurum ecclesiasticum expilat, etc. »

BEMBUS Cardinalis, S. R. E. cit., 216: « Borgia perfidia et crudelitas. »

MURATORI, Ann., 1502, in princ.: « Si rivolse l'iniquo Borgia ai tradimenti,... Piniquissimo Cesare Borgia. »

CATALANI GIUSEPPE, Prefazioni critiche al Muratori, (ufficiale censore dell'edizione romana) in-8. Roma, 1788, t. X, parte 1, n. 5: « Del resto quanto dice il Muratori in questo e nei due anni seguenti contro Cesare Borgia, tutti glielo accordiamo. » Dunque impossibile lodarne i fautori, V. appresso nota 26,

armi romane nel vortice incerto delle guerre intestine, donde non avevano a uscire se non col sacco di Roma. Insomma il Borgia, sotto certi pretesti, che a tali uomini non mancano mai, deliberò di fare conquiste in Toscana; e di menarvi dall'altra parte il Capitano della marineria, secondo la forma del capitolo decimoquinto, intorno alla guardia del mare, già da me nei libri precedenti pubblicato 20. L'impresa di Toscana io non per vanto, ma per necessità, devo inserire; perchè nulla manchi alla storia mia, e al tempo stesso si veda come all'ombra di tristo padrone intristisce la generazione dei servi.

Già prima di movere, il Valentino aveva dato voce anche esso di apparecchiarsi per terra e per mare contro i Turchi; e la buona gente di ogni paese tanto meglio aggiustavagli fede, quanto maggiormente tutti desideravano la stessa cosa. Se non che Cesare da Faenza, valicato l'Appennino alla uscita d'aprile con settemila fanti ed ottocento uomini d'arme, scendeva in Toscana appresso a certi fuorusciti fiorentini, per opera dei quali sperava che avessero a nascere novità nel paese, da rivolgere poscia a suo profitto. Ma poichè Luigi XII, il' quale per l'acquisto di Milano e di Genova tanta parte aveva nelle cose d'Italia, ebbe spiegata la protezione sua verso il popolar reggimento di Firenze, e fatto divieto al Valentino di molestarlo, costui per non dire di averci rimesso di riputazione passando di là senza niuno acquisto, se ne andò a danni di Giacopo d'Appiano signore di Piombino. Prestamente occupó Sughereto, Scarlino, Baratto, e le altre terre del contado: e quindi pose il campo sotto alla piazza principale, dove il Signore si era ridotto col nervo delle sue genti, risoluto ad ostinata difesa.

20 P. A. G. cit., II, 476: « Promisit habere et tenere amicos Sanctitatis Suæ præfatæ pro amicis, et inimicos pro inimicis, cujuscumque status, gradus aut præminentiæ fuerint, »

[Giugno 1501.]

Allora Cesare chiamò da Civitavecchia la squadra del Mosca per bloccare Piombino dalla parte di mare, si che ai difensori venisse meno ogni speranza di soccorso ". All'entrante di giugno Lodovico usci dal porto di Civitavecchia con sei galere, tre brigantini, due galeoni, e duemila fanti di sbarco; i quali prima di tutto si rivolsero all'Elba, isola di molta importanza per le miniere e pei porti; isola di rifugio nel nostro secolo a un imperadore spodestato. Di colà cacció i ministri e le guardie dell'Appiano, pose presidio nelle terre, e prese il castello e l'isola della Pianosa: indi strinse più da presso Piombino. Saviamente il celebre architetto Simone del Pollajolo agli otto di giugno scriveva di Firenze a Lorenzo Strozzi, pel quale murava il notissimo palazzo, dicendo 22: « Il Valentino con duemila è ito nell' Elba; molti dichono che fugge i Francesi, io per me credo che vada a pigliar l'isola, considerato che Piombino non può aver soccorso se non dall'Elba. » Sottile e giusta riflessione, schizzata di volo in una letterina, donde si pare quanto stesse bene a Simone il nomignolo del Cronaca.

[Agosto 1501.]

Ciò non pertanto il signor Giacopo con gran cuore e con maggior bravura tennesi più che due mesi a difendere la terra, e dall'altra parte i Borgiani a batterla, e

21 RAYNALDUS, Ann., 1501, n. 15, 20, 81: « Alexander etiam, privatis ductus comodis, in bellis italicis exercuit arma... Plumbinum ad deditionem compulit... Inanes de classe pontificia in Oriente spes: duas naves majoris alvei notho filio ad oppugnandum Plumbinum concessæ. »

BIAGIO BONACCORSI, Diarî, in-fol. Venezia, 1568,

Corsiniana di Roma, cod. 320, 321.

Vedi appresso la lapida, nota 34.

e Mss. alla

22 SIMONE DEL POLLAJOLO, detto il CRONACA, Lettere tre inedite, pubblicate da Jodoco del Badia, in-8. Firenze, 1869.

GUGLIELMOTTI,

3.

2

il cavalier Lodovico sempre innante col suo naviglio a sforzarla. Nel qual tempo il Valentino, senza mai sciogliere l'assedio nè per terra né per mare, segui con parte de' suoi l'esercito francese alla conquista di Napoli; e sfogate in Capua quelle sue tanto conte crudeltà e libidini, tornò con Vitellozzo Vitelli e Giampaolo Baglioni a stringere maggiormente l'espugnazione. Allora l'Appiano persuaso di non potersi più lungamente sostenere, e abbandonato dai vicini, che avrebbero potuto ajutarlo, pensò fuggirsi celatamente verso la Francia per non venire a niun trattato con un uomo, cui la fama pubblica e l'evidenza dei fatti davano taccia di solennissimo traditore 23.

[Settembre-dicembre 1501.]

Uscitone il Signore, la guarnigione si arrese al duca Valentino; il quale volse tutto lo studio a fornire il nuovo Stato d'armi sufficienti tanto a difenderlo, quanto ad accrescerlo, venendone il destro, con qualche altro lembo di Toscana, specialmente dalla parte di Pisa: ed in oltre fece ripararne le fortificazioni per opera (come si deve pensare) del suo architetto ordinario, Antonio Giamberti da Sangallo 24; e certamente coll'assistenza di Leonardo

23 RAPHAEL VOLATERRANUS, Comment. Urban., in-fol. Basilea, 1530, P. 261.

AMMIRATO cit., II, 264.

FILIPPO NERLI, Comment., in-fol. Augusta, 1728, lib. V, princ.
GIO. CAMBI, Stor. (pubbl. da Idelf. s. Luigi), 168.

GUICCIARDINI, lib. V, post init.

ANONIMO, Vita di Rodrigo Borgia, Mss. Casanat., E, IV, 22.

24 VASARI, Le Vite, ecc. Le Monnier, VII, 218: « Antonio contrasse servitù col Papa, che gli mise grandissimo amore... e l'opera di castello Sant' Angelo gli die' credito grande appresso il Papa e col duca Valentino suo figliuolo... finchè quel pontefice visse, egli di continuo attese a fabbricare. »

« ZurückWeiter »