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I lupi che scendono dagli Appennini e dai Pirenei per isfamarsi su i sepolti cadaveri; le madri, che scampare non ponno da quelle belve arrabbiate i loro piangenti bambini, di spavento ricolmano e di pietà! Il riandar ch'egli fa quasi a rassegna, nelle notturne ore del gelo, gli eroi dei vetusti secoli, è un'idea nuova e sublime. Se in Estate percorse la torrida zona, rinfranca il vol la sua Musa e penetra audace la zona gelata. Come sono maestosi ed orribili quei deserti e quei fiumi di ghiaccio! Come è tranquillo il viver dei Lapponi co' loro addestrati rangiferi! ed oh quanto è improvviso, oh quanto istruttivo il confronto delle di lui Stagioni coll'età diverse dell'uomo!

Di tali poemi qual ne è poi fulgido serto l'Inno magnifico! Ivi, imitandosi l'ispirato Mosè, si epilogano į tesori infiniti che IDDIO continuamente-diffonde all' uom benchè ingrato. Per rendere omaggio alla Divinità, s'invita l'intiero universo; e con rapidi tratti se ne descrive ogni bellezza.

- In questo viaggio dell'anno, ove nè climi nè costumi si obliano, i caratteri ed effetti diversi di ciascuna stagione che, quasi in bel paralello, a quando a quando il Poeta v'intesse, sono simili a magistrali sfumati colori di una bellissima tela, in cui

il tutto è un incanto che rende perplessi qual più di loro apprezzare. A me par che l'Inverno primeggi. Altri, secondo il proprio sentire, la palma darà a talun' altra stagione. Thomson amò le sue Stagioni come figlie, e perciò con affetto imparziale di padre; ma reputava l'Autunno il più grato e poetico, perchè allora lo spirito è in una calma perfetta, nè viene distratto dalle delizie di Primavera, nè molestato dagli ardori d'Estate, nè raffreddato dai geli d'In

verno.

Poemi si nuovi e si classici dovettero con ragione fissare un'epoca luminosa nell' inglese Parnaso; ed eccone tosto in ogni straniero la gara d'interpetrarli e tradurli. Chi gli tradusse in sciolti italiani, chi in prosa o in versi francesi; e chi volle tesserne un dranima cantabile, cui l'insigue alemanno Haydn adattò la profonda sua musica.

Ma, sebbene non pochi, specialmente Italiani (quali altrettanti pittori che, innamorati di un'istessa bellezza, gareggiano in farne il ritratto e non ne sono paghi giammai) sfogato vi abbiano il loro poetico ingegno, pure niuno ancora sodisfà gl'Inglesi dalla dolcezza rapiti del nostro dialetto; su di che più volte gli ho intesi bramar tuttora anche in prosa il lor Thomson. Mi ac

cadde ciò con diversi nell'alta e nella bassa Italia; e il Sig. DIANE culto ed affabile, nel suo passaggio da Siena per Roma, a me ripeteva:,, Gl' Italiani si sono lasciati guidare dall'estro poetico, ed i Francesi dal vezzo della lor lingua senza stare per

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ciò al rigore del testo „,. Fu allora ch'io gli promisi di farne una prosa, ove al possibile fosse tutto scolpito il loro Poeta, che per le sue minute ed oscure particolarità sembra sdegnare la poesia; tanto più che la lingua italiana, pella sua pieghevolezza e natia armoniosa indole, è musica anche quando non è poesia (come dottamente si esprimoco i sigg. GIRONI, CARLINI е FUMAGALLI, moderni direttori del noto giornal di Milano la Biblioteca italiana, gennaio e febbraio 1826); anzi essa può ancor sostenersi senza la rima e la misura del verso, conforme avverte ad opportunità ne' suoi moderni elementi di poesia il Sig. Giovanni Gherardini La Poesia non è altro che la facoltà di concepire l'idea del bello e di renderlo sensibile ad altrui. Il fine, a cui ella tende, è di signoreggiare il cuore e la fantasia, rendendo sensibile ad altrui il bello concepito dal Poeta. Il mezzo, col ,, quale ella ottiene questo fine, è il diletto. Cosi definita la poesia, si vede che ella re

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,, gna in tutte le belle arti, e che trovare si può in tutte le opere della parola. È vero che dessa imita col verso, ma pure alle volte fa senza il verso; come si vede nel Telemaco scritto in prosa, ma più ricco di ,, poesia che mille altre rimate freddure,,. A che però (sento esclamare) a che ,, traduzioni di lingue straniere ! L' ele,,ganza mal si combina con la fedeltà; e ,, questa per lo più è servile ,,.Premettendo che sarebbe troppo nazionale egoismo il compiacersi soltanto di opere del proprio paese e non gustar, traducendole, anche l'estranee (mentre già disse Virgilio geor. 2 v. 109,, Nec vero terrae ferre omnes om

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nia possunt),, è indubitato oggimai che le traduzioni sono utilissime. Infatti Girolamo Carli senese nel suo ingegnoso Discorso sulle scelte elegie di Tibullo, Properzio ed Albinovano, egregiamente verseggiate in terzine dal noto rettor Corsetti esso pure senese, così ne ragiona,, Il traspor,, tare le opere particolarmente dalle lin,, gue morte, oltre l'essere impresa non così facile quanto altri suppone, è di van,, taggio grandissimo; non solo perchè in tal guisa si rendono intelligibili a chi della favella originale degli autori o non ,, aveva notizia o non ne comprendeva in

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" tieramente l'energia ed il vezzo; ma aif,, cora perchè, quando una traduzione sia fedele, giudiziosa ed elaborata, gl' intendenti medesimi vi hanno in leggerla

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,, sommo piacere; ed allora in certa maniera si può dire che quell'opera sia si propria della nostra lingua e nata nel nostro suolo

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Impegnatomi pertanto a tradurre il primo in prosa italiana si applaudite Stagioni, mi avvidi esser giusto il riflesso che l'arte della prosa è forse più difficile dell' arte di scrivere in versi, e perciò i poeti precedettero i prosatori. Infatti, avverte un filosofo, l'armonia del verso dipende principalmente da certe determinate regole che insegna la prosodia; e l'armonia della prosa dipende unicamente dalla finezza dell'orecchio, da ciò che dicesi gusto, che è un dono di natura, e soltanto può esser perfezionato da una lunga abitudine e da un indefesso studio della lingua,, ( Biblioteca italiana). Ma pure ad onta ch'io ancor comprendessi che (per essere l'Inghilterra stata interrottamente visitata da popoli varii, cioè Sassoni, Dani, Prussi, Unni ed altri, senzachè alcuno però la conquistasse giammai) la sua lingua non sia la langue des mots, mais celle des

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