His flame glow'd thro' all his compositions; He never gave one moment pain F. B. In questo ameno ritiro, E con gaia, sebben pura, eleganza, GIACOMO THOMSON. Allettato dalla musica dell' usignolo Oltremodo commosso per tutte le bellezze della Natura Del MONARCA del mondo, Il suo ardore avvampò in ogni suo carme. Dal trasporto il più tenero per la società. Se non che per la sua morte accaduta In questo luogo il 27 di Agosto 1748 (*) (*) Sono tenuto delle riportate locali descrizioni ed epigrafi al cortesissimo amico SIG. GIACOMO YEELES di Londra. Conosciutolo qui in Siena mentre il 1823 v'era ad appren La virtù, che è odiata vivente, fu in Thomson amata e più ancora encomiata dopo l'immatura di lui morte. Perquanto preceduto egli fosse, dirò con taluno, nella sola Primavera dal piemontese Giovanni Botero (forse a lui noto e felice in descrivere l'erbe, gli animali, e le frutta) è certo che esso, unico nel suo genere ed ingenuo incomparabile pittor della natura, diè il primo alla luce e completi tutti quattro i poemi delle Stagioni. Les Saisons di Saint Lambert e del cardinale de Bernis; L' Homme des champs ou les georgiques di Delille; les Mois di Roucher; l'Agriculture di Rosset; Praedium rusticum del Vanier; la Coltivazione dei monti del chiarissimo Lorenzi di Verona; e le moderne Stagioni piscatorie del Barbieri, tutti questi poemi, ed ogni altro di tal titolo o di un genere eguale, non ponno stare a confronto con quelli del nostro Poeta. Afferma però il rinomatissimo Andres Origine d'ogni Letteratura t. 2. p. 1.,, che le Stagioni di Thomson sono state il modello di tante stagioni, che ci ha date in questi tempi la poesia descrittiva dei Francesi e degli Aleman وو dere la lingua italiana; e, gentilmente incaricatosi della mia commissione, si degnò in Autunno 1824 di compiacermi, rimettendomene il più esatto ragguaglio. si ,, ni.... Egli, da genio originale, pensò a formare un nuovo genere di poesia che può dir descrittiva; e diede alla luce ,, un poema senza insegnamenti e precetti, come facevano gli altri didascalici, ma so,, lamente con descrizioni 2,5 ed il دو gran critico Johnson non dubitò di affermare,, che nella vaghezza di Primavera, nel fulgor dell' Estate, nella calma d'Autunno e nell'orror dell'Inverno ei rappresenta tut,, to ciò che ha di più bello e grandioso sì la piacevole che la terribil natura „. Che dirò poi della di lui morale? È sta un singolar pregio degl' inglesi poeti, com'è di parere perfino Voltaire chap. des beaux arts du temps de Louis XIV.,, Nul " دو que le nation n'a traité la morale en vers ,, avec plus d'energie et de profondeur que la nation anglaise,,.La morale di Thomson è inaspettatamente dedotta da ogni menomo oggetto. Nelle tempeste ammira l' onnipotenza di Dio, e nella calma la di Lu bontà. All'ombra di un bosco svegliasi in esso un sacro stupore; parla ad angelici spiriti, ed ha ognora presente la Divinità Creatrice cui tesse fervidi inni di laude. L'amore pell'uman genere, le delizie dell' innocenza, l'aborrimento pel vizio e pel fasto, e l'entusiasmo pel bene della sua patria inspirano la brama più ardente della virtù. Poetando sotto un libero cielo, egli è nemico d'ogni adulazione; nè ricorre giammai a mitologici aiuti, disperato rifugio degli sterili ingegni. Il maneggio però degli affetti, che è l'anima d' ogni bell' opra e che solo scolpisce durevoli tratti, dà alle di lui Stagioni il più gentile ed il più marcato risalto. Nella sua Primavera non è pago sol di smaltar d'erbette la terra, ma avverte il botanico a contemplarne le classi ed a sceglier le più salutari. Descrive il giardino, e a quello ne invita la sua AMANDĀ vezzosa per ornar dei fiori più vaghi il suo crine e il suo petto che ad essi daranno vaghezza maggiore. Nel di lui secol dell'oro, quale armonia del creato! quai veri contenti! ma nel secol di ferro quali sconcerti dalle umane passioni eccitati! Per la natura in scompiglio fa scendere l'universale diluvio, ch' ei solo in soli otto versi mirabilmente descrive. Si vede, non che si legga, scacciar l'aquila a forza dal nido i suoi artigliati aquilotti per erigersi un regno lor proprio. I delirii di un amante infelice e le gioie d'un amator fortunato oh quanto son vere! Sorprende nell' Estate l'Inno filosofico al Sole e l'universale di lui prodigiosa in fluenza. Quanto è mai delicato il quadro di Musidora nel bagno e che il suo Damone, da lei non veduto, vagheggia! Chi non stupisce in legger descritta la torrida zona? Percorre il Poeta tra belve mugghianti le sabbie infuocate dell' Affrica, e là trova il suo troppo virtuoso Catone. L'oro e le gemme d'America, gli smisurati suoi fiumi e le sue aromatiche selve, quelle desolatrici indigene pesti, la comparsa della cometa ed il panegirico all'Inghilterra ed alla filosofia sono, tra i più rari episodii, altrettanti poemi. Nell'Autunno, oh quanto è viva l'immagin dell'uomo che dal selvaggio passa allo stato sociale! Quanto è bello l'encomio all' Industria che l'uom dirozzò! La caccia del cervo, il suscitarsi delle nebbie, la vera origine dei fonti e dei fiumi (per la cui fisica indagine notomizza l'interno delle Alpi e dei più gelidi monti del settentrione) ed infine l'elogio della vita campestre sono oltremodo interessanti e sublimi. Passando all' Inverno, omogeneo a nor dico vate, prende un tuono più grave, e accompagna il suo canto col fremer dei venti e dell'onde in tempesta. All'aspetto d'un padre di famiglia, che smarrito sprofonda e muor sulla neve, chi intenerirsi non può! |