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storie sublimi, dove non entrano (come nelle tragedie di Sofocle) se non pochi ed alti personaggi: si bene possono essere utilmente richiamate alla memoria per le minute corrispondenze marittime che ci restano nelle pagine dei giornali contemporanei. Ne darò due saggi, cominciando da Genova e dall'anno 1794, quando scrivevano cosi: «Per questi mari sono in crociera i nazionali cor<< sari francesi e côrsi, i quali visitano tutti i bastimenti « che passano. I loro legni sono feluche e leuti armati << ed equipaggiati dai patriotti. Ultimamente hanno pre<< dato un navicello, che da Sarzana andava a Livorno. « Furono arrestate pure due feluche genovesi alla stessa << direzione. I legni si dicono restituiti, e prese le mer<< canzie, come spettanti a sudditi di potenze in guerra. » Peggio ne scrivono le corrispondenze meridionali da Napoli 5: «Abbiamo inteso essere giunta dalla Calabria << una staffetta alla Corte con le notizie che alcuni legni << francesi da corso, essendosi uniti con altri corsari alge<< rini, avevano fatto sbarco alla spiaggia di quella pro<vincia, dove avevano prese molte donne e ragazzi, con <diverso bestiame: e che, accorsi in truppa quelli abi« tanti armati, li avevano obbligati a fuggire, e a rim«barcarsi. Ma non li poterono levare la preda fatta, per <essersela già portata sui loro legni. »

Padrone ciascuno di mettere la tara alla sostanza ed agli accessorî di tali racconti: ma niuno mai potrà menomare di un pelo l'indignazione che simili racconti, pubblicati dal giornale ufficiale, dovevano suscitare nel popolo. Non mi dilungo però, non ricerco altri casi odiosi pei mari lontani; ma volgomi attorno ai fatti che mi toccano più da vicino, cominciando dal principio, onde fu

4 DIARIO di Roma, corrispondenza di Genova, 21 marzo 1794. 5 DIARIO di Roma, corrispondenza di Napoli, data del 17 maggio 1794, pag. 19.

rono appuntate le mezzegalere, per questa precipua ragione di non mettere da presso alla vista ed al contatto coi Sanculotti i riottosi della catena 6.

[1796.]

III. A noi crescevano qu'intorno tanto peggiori le molestie, quanto più montava l'avversione di coloro contro ogni freno civile e religioso; e quanto più teneasi sofferente la pazienza di chi sfuggiva a sommo studio ogni querela cogli amici e protettori degli sbracati. Gli ufficiali, stretti a guinzaglio, fremevano e il Diario romano taceva le fastidiose soperchierie, durate già da un lustro non voleasi crescere esca all'incendio. Fin qui ho taciuto anche io: ma ora incalzano avvenimenti di supremo rilievo, e devo, oltre ai fatti di Genova e di Napoli, venire come ho detto agli speciali del nostro paese.

A mezzo luglio del novantacinque un grosso brigantino provenzale, corseggiando sopra l'isola di Ponza, e messo alle strette dagli sciabecchi napoletani, dopo lunga caccia, preferi d'investire in terra presso capo d'Anzio, dove l'equipaggio di cento e più persone si arrese prigioniero. Lo Smeraglia allora, novello comandante della seconda corvetta, li raccolse tutti; gl'imbarcò su due trabbaccoli, e li condusse a Livorno, perchè più facilmente da quel porto amico potessero ritornare alle case loro .

Al principio dell'anno seguente (vedi gratitudine alla cortesia), un altro Corsaro della stessa risma, sotto falsa bandiera ligure, ciuffò la feluca civitavecchiese del padron Giambattista Lantieri. Lo stesso Smeraglia, che scortava il convoglio di quindici vele dirette alla Fiumara per l'ap

6 DOCUMENTI e lettere cit., a pag. 162.

7 GIAMBATTISTA TAVANTI, Fasti di Pio V1, in-fol. Italia, 1804, pag. 265, e la incisione nella tavola prospettica, 236.

8 ZARA, Giornali cit., 27 luglio 1795.

provvigionamento di Roma, veduta quella feluca sbandarsi e mutar direzione dopo l'incontro del supposto genovese, mandò il caicchio armato sotto il tenente Luigi Castagnola, il quale ricuperò la feluca, e fece prigioni quei cinque corsali che se la marinavano 9.

La sera del diciotto di febbrajo, passando solo il nostro san Giovanni con vento fresco di Ponente, diretto ad Anzio, incontrò ancorato agli Scoglietti, prima di capo Lunare, e di Santamarinella, un bastimento sospetto. Lo Zara sparò il tiro consueto per chiamarlo all'ubbidienza; e colui invece rispose con una cannonata a palla, e spiegò bandiera di Repubblica francese. Rigonfio allora della noja e dell'insulto, lo Zara gli corse addosso con quanta mai velocità potesse maggiore, lo investi nel fianco, ruppegli la murata, fiaccogli l'albero di maestra, e passò avanti 10

Di questo scontro, che non poteva tenersi celato, perchè vi ebbe un morto, parlò il Diario, cosi ": La « mattina di domenica ventuno di febbrajo, con espresso << venuto da Palo, si ebbe notizia che una nostra barca guardacosta aveva predato un legno corsaro con venti < uomini di equipaggio; uno dei quali era morto per << essere rimasto sotto all'albero che cadde pel colpo di << una palla di cannone, sparato dalla nostra guarda

< costa. »

Dimostrazione dura, ma necessaria a tenere in rispetto i tracotanti nell'altrui paese. Ed essi da indi in poi capirono meglio la legge di natura e delle genti, e il dover loro fuor di casa. Cessarono le molestie, si tennero al largo, e resero quieta qui da noi la navigazione e il commercio. In prova di che l'istesso Zara racconta

9 ZARA cit., 6 febbrajo 1796.

10 ZARA cit., 18 febbrajo 1796.

11 DIARIO di Roma, 27 febbrajo 1796, pag. 7.

l'aneddoto di un Capitano veneto, cui non garbeggiando punto la compagnia di siffatti corsari, quantunque essi allora vantassero amicizia verso la repubblica di Venezia, venne il pensiero di mostrare loro da lungi, vero o no che fosse, lo stendardo del san Giovanni. Quelli a smucciar via di presente, e il Veneziano a ridere ancora ci mostra lo Zara, che n'ebbe udito narrare pubblicamente i particolari a Livorno ed a Napoli "2.

Dunque contro le sbrigliate molestie dalla parte del mare ci schermivano la generosità e la forza.

IV.

[1797.]

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Non cosi dalla parte di terra. Gli eserciti regolari della Repubblica, precipitando giù dai monti, come piena di torrente impetuoso, minacciavano dilagare per le basse contrade, non che a Roma, infino a Peloro, e alle Piramidi. Gravissima qui più che altrove la difficoltà, continue le querimonie, incessanti le minacce. Ondechè i ministri di Stato in Roma stavano tutti sullo schermirsi e sull'armare 3. Prima il maresciallo Enea Caprara di Bologna, poi il conte Gaddi di Forli, appresso il generale Colli di Felizzano raccoglievano le milizie al confine. Numerose artiglierie da piazza e da campo si fondevano nel castello Santangelo: l'oro lavorato, e l'argenteria dei prin

12 ZARA cit., 12 giugno 1796.

13 DIARIO di Roma, dal 1792 in giù.

GIACOMO ALBERTO MAGNO (bibliotecario della Casanatense dal 1794 al 1841). Documenti storici del suo tempo, raccolti in un volume, quasi tutto di suo pugno e carte numerate 559, e custoditi nella Camera della stessa Biblioteca presso ai tre preziosi volumi suoi, contenenti il Catalogo ragionato delle edizioni principali del quattrocento, esistenti nella stessa Casanatense.

Il Magno era nato di rispettabile famiglia in Civitavecchia dove tutti abbiamo conosciuto il capitano Gregorio Magno, commissario della Sanità marittima, e fratello del Bibliotecario insigne, coi quali il nome del Magno si spense, e le sostanze passarono al conte Vincenzo Torraca della stessa città.

cipi e dei monasteri al crogiuolo ed al conio in moneta si convertivano. Il contestabile Colonna cedeva per caserma il palazzo della Pilotta; il principe Orsini similmente cedeva il palazzo di Cortesavella; e al modo stesso di seguito venivano ridotti a caserme i palazzi di Sora, di Ravenna, di Casoni, e di Cimarra. Si munivano le fortezze di Ferrara e di Ancona: e di qua nella maremma, Terracina, Astura, Nettuno, Anzio, ed Ostia appuntavano le artiglierie cavate da Paliano e da Sermoneta 14.

La piazza di Civitavecchia, chiave di frontiera ed arsenale marittimo, con studio maggiore rimettevasi in assetto ". Ducencinquanta pezzi guarnivano la cinta del Sangallo, tanto in ogni parte risarcita, diffilata, e rimessa, che parve degna di essere scolpita a memoria dei posteri sopra una medaglia, dove la città medesima si rappresenta assisa tra gli emblemi della marina e della milizia, coll'asta in pugno, e cinto il capo di corona murale “.

16

Per non abbandonare il mio argomento, lascio ad altri ripensare da sẻ dei gravissimi fatti. A chi ignota la Basvilliana del Monti? A chi le ire e le vendette seguenti? Indi le armi francesi sulla destra del Po, fino a Ferrara "; l'armistizio di Bologna 18, la battaglia di Faenza 1, il trat

14 TAVANTI, Fasti cit. COPPI, Annali.

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SALA, Memorie mss. pubblicate dal ch. prof. Giuseppe Cugnoni nei volumi della Società di storia patria in Roma, 1882.

15 DIARIO, 1793; 27 aprile, pag. 4, e 25 maggio, pag. 5.

16 MEDAGLIA di Pio VI, esemplare presso di me, e copie nell' Atlante privato, pag. 131, fig. 33:

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18 DE MARTENS, Traités, in-8. Gottinga, 1801, firmato il 23 giugno 1796;

vol. VI, pag. 640.

19 BOTTA, Storia, 2 febbrajo 1797.

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