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GIACOMO THOMSON, figlio d'un Parroco merita

mente reputato per la sua pietà ed esattezza di ministero, nacque il dì 7 settembre del 1700 in Ednam della Contea di Rosburgo, ove suo padre era Pastore. La madre, chiamata Hume, ereditò porzione di un piccolo patrimonio. In Iscozia il provento di una parrocchia è di rado considerabile; e dee probabilmente attribuirsi alla compassione eccitata dallo stento, con che il genitore manteneva la numerosa famiglia di nove figliuoli, se Riccarton, Curato vicino, scoprendo in Giacomo speranze straordinarie di un' eccellente riuscita, tolse a dirigerne l'educazione, e a provvederlo di libri.

Apprese i rudimenti soliti del sapere nella scuola di Gedburgo, luogo ch' ei si compiacque di ricordare nel Poema dell' Autunno: ma non era considerato dal maestro come superiore al comun de' ragazzi, benchè sin da quella tenera età rallegrasse il protettore e gli amici con poetici componimenti: de' quali però il giovanetto era sì poco soddisfatto egli medesimo, che al principio di ciascun anno dava alle fiamme tutti i suoi parti d'ingegno del precedente.

Dalla prima scuola fu mandato a Edimburgo, dove appena era stato due anni quando mancò di vita suo padre, lasciando i figliuoli alla cura della lor madre, la quale raccolto quello scarso danaro che potè

ricavare dal mettere a frutto i suoi pochi averi, e ritiratasi in Edimburgo colla famiglia, vide quivi crescere in rinomanza il suo figlio Giacomo.

Era pensiero degli amici di Thomson d'incamminarlo al ministero di Parroco. Egli visse a Edimburgo come alla scuola, cioè senza distinzione ed espettativa veruna, sino a tanto che al debito tempo non die' saggio della capacità sua colla spiegazione di un Salmo. Ma la sua locuzione, ridondante di poetico lusso, gli tirò addosso il rimprovero d' Hamilton, professore di Teologia, per aver usata una lingua inintelligibile al popolo, e qualche espressione, se non del tutto profana, almeno disconvenevole.

Si vuole che un tal rimprovero il distraesse dall'idea di abbracciare lo stato ecclesiastico; ed è credibile che di nuovo si applicasse a coltivare i suoi fiori poetici, che per altro andarono a risico di perire; perchè sottoponendoli esso all' esame di tali persone, che presumean d' intendersene, non udiva da loro che errori. Ma trovando poscia conoscitori esperti, che più favorevolmente ne giudicarono, non disperò più di lusinghiero successo.

Si avvide allora, che il teatro in cui potea mostrarsi un Poeta con qualche speranza di buon incontro, era Londra; luogo troppo vasto per le meschine rivalità o private malizie, e dove il merito si facea presto conoscere e potea trovare amici ogni volta che fosse per tornare a decoro di lor medesimi il favorirlo. Una Signora di relazione con sua madre lo consigliò a intraprenderne il viaggio, promettendogli assistenza, ch'e' non ebbe poi mai, quantunque dovesse in qualche modo ripetere la sua ventura dal

l'incoraggiamento di lei, onde portarsi a Londra in traccia di patrocinio e di fama .

Al suo arrivo ebbe l'opportunità di presentarsi a Mallet, allora precettore de' figli del Duca di Montrose. Era d'altronde provvisto di commendatizie per varj ragguardevoli personaggi: ma queste lettere, in cui era riposta tutta la fiducia pe' suoi futuri vantaggi, gli furono involate per via a causa della distrazione che suol cagionare la prima volta ai curiosi la vista di nuovi oggetti.

Fu il suo primo bisogno un paro di scarpe ; e non avea da poter spendere altro che il suo componimento dell' Inverno, di cui per qualche tempo non trovò compratore; sinchè, in ultimo, Millar s' indusse a farne l'acquisto a sì vil prezzo, che Thomson non potè per alcun tempo non esserne mortificatissimo. Accidentalmente Whatley, uomo non del tutto sconosciuto fra gli Scrittori, gettando l'occhio su quello, ne provò tal piacere che andò qua e là celebrandone l' eccellenza. Si avvenne Thomson altresì in Aaron Hill, cui egli essendo privo d' amici, bisognoso, e anelante di trovar favore, accarezzò con ogni apparenza di adulazione servile.

L' Inverno fu dedicato al Cav. Spencer Compton; ma non fruttò cosa alcuna all' Autore, finchè Aaron Hill non n'ebbe svegliata l'attenzione per mezzo d'alcuni versi diretti a Thomson, e inseriti in un foglio pubblico, dove biasimò i Grandi per la lor non curanza degli uomini d'ingegno. Ebbe Thomson allora un dono di venti ghinee; di che egli medesimo informò Hill come appresso:

"Nell'ultima mia vi accennai che sabato mat

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tina fui a visitare il Cav. Spencer, al quale era stato parlato in mio favore spontaneamente da una tal persona, a cui rispose ch' io non mi era mai presentato a lui ed alla domanda, fattagli in seguito, s' egli gradiva che lo andassi ad ossequiare, non fece motto. Dopo di che la stessa persona mi accompagnò con una lettera al Cavaliere, che mi ricevè (come suol dirsi ) civilmente; mi fece alcune interrogazioni ordinarie; e quindi mi regalò venti ghinee. Confesso che il dono supera il merito della ,, mia Opera; ed io lo ascriverò sempre alla sua generosità o a qualunque altro motivo, anzicchè al ,, pregio della Dedicatoria

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Il Poema che, per essere di una nuova specie, pochi dapprima osavano di approvare, ottenne a poco a poco la pubblica stima; e l'edizioni rapidamente si succedettero l'una all' altra. Dal che provenne a Thomson un credito grande, il quale ogni giorno gli procurava nuovi amici, e fra gli altri il D. Rundle (uomo dipoi sfortunatamente famoso ), che amò di conoscerlo; e trovatolo di ragguardevoli doti fornito, il raccomandò al Gran Cancelliere Talbot.

Colle varie edizioni dell' Inverno andarono unite e prefazioni e dedicatorie, e particolarmente le lodi dell' Autore tributate in versi da Hill, da Mallet ( poi Malloch), e da Mira, nome finto di una Signora una volta ben nota: e qui domanderà forse il lettore perchè le dedicatorie fatte dell' Inverno e delle altre Stagioni sieno, contra il costume, tralasciate nelle Raccolte di tutte le Opere. L'anno susseguente (1727) fu segnalato con tre stampe diverse, cioè, dell'Estate, in conformità del suo piano, d'un Poemetto in

morte del Cav. Isacco Newton (ch' ei potè stendere come esatto filosofo dietro i suggerimenti di Gray), e della Britannia, specie d'invettiva poetica contro il Ministero, in cui la nazione non trovava allora risentimento proporzionato alla vendetta che meritavano le depredazioni degli Spagnuoli. Con quest' ultima Operetta si dichiarò l'Autore aderente al partito dell'opposizione: laonde non avea nulla da sperar dalla Corte.

Trattenutosi per alcun tempo nella famiglia di lord Binning, pensò di contestargli la propria riconoscenza col farlo protettore della sua Estate: ma non trovò in lui quell' istessa cortesia, che lo avea prima disposto ad incoraggiarlo; perocchè ne ricusò la dedicatoria, che per suo consiglio fu fatta a Doddington, uomo più valevole a promuovere la fortuna e la celebrità d'un Poeta.

La Primavera fu pubblicata nell'anno seguente e dedicata alla Contessa di Hertford, che soleva in ogni estate invitare qualche Poeta per udirne i versi, ed esser coadjuvata ad un tempo ne' proprj studj. Quest' onore fu una volta conferito a Thomson, il quale godeva più d' occuparsi nel bere con Lord Hertford, e co' suoi amici, che in prestar l'opera sua alle occupazioni poetiche della Dama; e però non ebbe mai più altro invito.

Dell' Autunno, consecutivo ai Poemetti delle due antecedenti Stagioni, fu differita la stampa insino a che non ebbe dato in luce la collezione intera delle sue Opere (1730).

Nell' istesso anno 1727, pubblicò pure la Sofonisba, Tragedia ricevuta con tanta prevenzione, che

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