È l'oziosa gioventute in preda. L'onor, la pace, la virtù, del sangue
I dritti e d'amistà, tutto va in bando. Al ballo sacra, spaziosa sala
Già și disserra, e di garzon, di ninfe Gentili schiere aduna. Ivi solenne Regal pompa si spiega, e un dolce lume Dalle faci diffuso e da' cristalli,
E da' rai delle Belle e dalle gemme, Con tremulo contrasto il loco avviva. Quasi farfalla attorno agil volteggia Vezzoso Ganimede, e guata, e passa, E di sè stesso si compiace e brilla .
La vagante d' Amleto ombra si mostra Sovra la scena, e lo spavento ha seco. Freme di rabbia Otel, si scioglie in pianto Monima sventurata, e di pietosi Candidi affetti, e di maschil virtute Belvidera fa prova. Arde ed agghiada Ogni petto a que' moti; umida appare Di lacrime improvvise ogni pupilla. Col vivo specchio delle varie usanze Punge altrove Talìa, di riso amica; E quando a figurar felice stato Blanda si volge, di felice spirto In te, Bevil, i graziosi pregi
Ai pregi dell' eroe congiunti addita.
Al brio de' modi, ed all' amore, ond' ardi
Per l'arti, dal favor fatte più belle, Lume accresce così tua patria fiamma,
O Chesterfield, e quel profondo senno, Cui tutto è chiaro, che al natio paese Agi porti e splendor. Pria che alle scene Torni de' campi l'inquieta Musa,
Concedi che 'l tuo nome al canto innesti; Loco le dona a te d' È appresso. questo Dell' Eliconie Suore il santo dritto. L'acuto Spirto una sublima; il prode, Che d' iniquo poter le offerte abborre, L'altra incorona, e a tue leggiadre guise Applaude, invidia dell' altera Senna, E al nitido sermon, del ver ministro, Che da fiel scevro dentro il cor penetra, E piace ancor mentre severo il punge. Di più raggiante, gloriosa luce
Te cinto io scoprirò. D' Anglia l'eletta Prole da' tuoi consigli avida pende Quando i dritti ne libri. Amabil suona E vincitor sulle tue labbra il vero. Di tuo governo al fren Ragion si affina; Ed alla voce tua, che da' recessi Fuor li tragge del cor, piegan gli affetti. Prono il rivale istesso alle gagliarde Prove si mostra. Or mansueti, or vivi Ne son gli accenti, ma profondi sempre. A' tuoi diletti, solitarj alberghi Riedi, o placida Musa, ed i sereni Giorni contempla, cui la bruma adduce. Pel nitid' aer l'etereo nitro vola;
E gl' infetti vapor mentre disperde,
Tesoro piove di futura vita.
Lena acquistan le membra; agile il sangue Scorre, e i nervi e gli spirti il gelo affina. Ratto e lieve così giunge al cerebro, Seggio dell' alma, come il ciel lucente, Della stagione al par limpida e viva. Tutto del Verno, che a volgar pupilla Sol di morte ha sembianza, il vigor novo Natura sente. Più vermiglia rosa Le gote infiamma; il vegetale spirto La terra assorbe, e del volubil anno Le delizie prepara. Quasi terso Tremolante cristal lucido il fiume, Entro il letto natio tacito scorre, E specchio porge al pastorel che passa.
Gel, che se' tu? Donde il poter derivi, Che ogni salda materia, e 'l più sottile Elemento penetra, e tutto investe? Di minuti salini atomi immensi, Ondeggianti per l'aer, fatto sei forse, O d'invisibili angoli, che addentro Fendano acuti la terrestre mole? Rigido vento vespertino spira:
Dal fiammante orizzonte, impetuoso Si spande, e l'ira dell' Inverno accresce. Ceruleo vel copre lo stagno, e a mezzo Si arresta del viaggio il picciol rivo. Diviso il ghiaccio da' solari dardi, Siegue il cammin della volubil onda : Ma presto si rinserra, ed alle rive
Di giunchi sparse lucido si appiglia, E 'l piè cinge de massi, e in cristallino Piano si stende, che si afforza al vento. Nella nova prigion così ristretto,
Scorre non visto impoverito il fiume. Sonore per lo gel fansi le balze; E del molosso, che il ladron notturno Tenta fugar dal custodito albergo, I latrati ripete. È della mandra Noto da lunge il querulo muggito, E'l fragor dell' alpina onda cadente, E'l passo del cultor, che al pian si affretta. Azzurra, pura è la celeste volta,
E immensi globi sfavillanti scopre D' inusitata luce. Senza posa Piove il rigido influsso; in su le quete Ombre si aggrava, e la Natura invade. Sino al tardo mattin, che sovra il mesto Qrbe un pallido lume appena manda, Cresce il gelo così. Dovunque l' opra Della pungente notte allor si mostra. Di ghiacci coronato è l' arduo tetto, Assiderato il pian, muto il torrente . Passeggieri colori, ignote forme Qua e là presenta il gel. Quasi disteso Candido lino allo spuntar dell' alba Il rivo appar. Di condensata brina Sotto l'incarco, e di nevoso manto, Geme la selva, e al calpestio risona Del pastor mattutin, che del languente
Gregge va in traccia, o dall' alpina cima Di paschi esplorator, celere scende.
A insoliti diletti, al Verno in onta, Il cultor si abbandona; e mentre tace Per la terra il lavor, sull'aggelato Fiume carole intreccia; e del fanciullo, Che la scagliata trottola più ratta Scorrer quivi rimira, il cor si allegra. Dove le torte braccia il Reno spande Folta schiera di Batavi si aduna: Librato l'agil piè sovra sonanti Ferri, si slancia, e quasi dardo vola Per le immote lagune. In sulla neve Là nella parte aquilonar la snella Robusta Gioventù così trascorre. In lievi plaustri assisa, a romoroso Corso i destrieri gareggiando sferza; E degli atleti a rinfrancar gli spirti La Scandinava e Scitica Beltade Con lusinghiera pompa ivi si mostra, E nel fulgor di giovanil sembianza.
Vivo, puro, salubre è 'l dì, ma breve. Della diurna stella ampio al merigge Il volto si presenta : indarno tocca È dagli obbliqui rai la fredda rupe. Languido è l'aere, ai bassi laghi in riva O su pingue terren fatto men crudo. Dalle ramose piante si distacca La densa neve, e le disgiunte falde Ne splendon quasi perle al Sole in faccia .
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