Rapida spiega or l'agil ala, o Musa, E il suo percorri ove a più caldo Sole Cresce, e rosseggia la feconda vigna E la valle corona, o sulla balza
Con torto piè si arrampica, e tra i massi La vampa accoglie, che d' umor l'impregna. Piegano al pondo i rami, e fra 'l volume De' verdeggianti pampini, com' ambra O fiammante rubin splende il racemo. Nutrito è'l frutto di sottil rugiada; E al vario raggio del tranquillo giorno Ognor più forza il dolce succo acquista. I doni primi a ragunar d' Autunno L'amante corre gioventù de' campi, E col canto e la danza i lieti giorni Della vendemmia annunzia. A rivi sgorga Lo spremuto licor: colmi ne vanno I sitibondi vasi, e d'allegrezza
Del buon villan s'empion le tazze. Il vino Là si prepara, onde il color le vive Labbra odorate, che il desio deliba, A Fantasia rimembra. Il generoso Borgogna, onor delle patrizie mense Quivi si forma, e lo Sciampagna, lieve Come lo spirto che nel sen risveglia.
Ma già l'anno declina: della terra Il vapor si condensa, e lungo il colle Cinerea nebbia si diffonde. Il vasto Monte, che d' acque ha le radici ingombre E delle region segna le mete,
Non più in sua varia maestà si mostra. In pigra nube avvolto, onde la selva, Se vento spira, è ricoperta e il clivo, Le luci aggrava. Taciturno e lento Il distinto a fatica oscuro fiume
Chiuso tra gli argin move, e gramo il volto Appar del Sol, benchè al meriggio. Abbaglia Talor, ma non rischiara, e fra nebbiosi Cerchj spavento ai men veggenti inspira. Per mezzo al torbid' aere, degli oggetti S'aggrandisce la forma; e di gigante Sembianza acquista il pastorel, che a tardo Passo all'ostel s'invia. Tutto all' intorno Alfin la densa oscuritade ammanta. Pria che fuor delle tenebre dal cenno Tratta del gran Motor fosse la luce, Tal del Caosse, a fantasia dipinto Dall' Idumeo pennello, era l'aspetto .
Il vagante vapor, che lungo i poggi Fuma, alla pioggia misto e a' liquefatti Alpini ghiacci, le caverne colma Della montagna. Per gl' infranti massi L'acqueo tesor ne sgorga; e quinci 'l rivo Gli umor deriva e sua dovizia il fiume. Altri pensò che negli scabri liti
Ove più violento il mar trabocca, Infra solchi di sabbia la sospinta Onda penetri, e dell' amaro sale Nelle petrose sotterranee celle
Si spogli, s' addolcisca, e vitrea scorra:
Per le arenose vene ai più leggieri Lavacri ascesa al fin dell' arduo monte, Spesso di quinci sulla valle piova, E peregrina da' paterni gorghi, A' rai del Sol ringiovanita brilli E tutto sparga di freschezza il clivo. Sogno di fantasia! Perchè i recessi Cercar l'acqua dovrà di steril alpe, Mentre più queto e men lontano letto Le apprestano le valli? o se per torto Cammin segreto sconosciuta possa
A errar la spinge finchè al sommo arrivi, Perchè repente a mezza via si arresta? Dalla congerie de' raccolti sali Petrificati dall' etade, ostrutti
Sarian que' varchi, e a grado a grado il piano Colmerian sì, che su novello fondo
Il gran padre ocean versando il flutto, Già di Deucalion sovra l'invaso Globo rinnovellata avria la scena.
In qual parte le immense assidue fonti Si celan dunque, che a Natura eguali, Invisibile ad uom serban la stanza, Benchè liberalmente al suol ministre Di tesori e di vita? O tu, che i fieri Arcani a penetrar del negro abisso. Dato fosti al mortal, veloce Ingegno Delle rupi nel sen la via ti schiudi, E alla pupilla attonita l'interna Forma ne mostra. De' lor folti boschi
L' Alpi dispoglia e 'l Tauro, e della tetra Chioma l'indico Imao, che al cammin segna Del vagabondo Tartaro la meta.
L' Emo e l' Olimpo, di sonanti rivi Fecondo padre, alle bramose luci Svela, e d' Offrino mi disserra i gioghi Che dagli Scandinavi alla gelata De' Lapponi contrada ergon la fronte. Sul Caucaso mi porta, ove al nocchiero, Che l'Eusin solca e 'l Caspio mar, sia noto; E del freddo Rifeo sulle scoscese
Rocce mi guida, cui l' ignaro Scita Solido cerchio della Terra estimă. Delle perpetue nevi i monti sgombra, Onde ognor d'acque alteri alzano il corno Della Siberia i solitarj fiumi.
Sovra la spuma, che a' suoi piè si frange, Me dalla cima del superbo Atlante, Cui la vetusta favolosa gente
Gli astri pose in su gli omeri, sospendi, E con subita luce i suoi mi svela Sotterranet prodigj: le spelonche Dischiudi, ove il metallo ignoto cresce, Ed allo sguardo ne risplenda il lampo: · Dell' Abissinia i burron vinci; vola Della Luna sui gioghi, e di que' fieri, Vasti giganti della Terra figli Nell' imo grembo quasi stral penetra. Fa che dell' Ande della chiara zona Stesa sul fosco mar, che attorno freme
All' Antartico polo, a me i tremendi Misteri aperti sien. Tutto a tua possa Cede. Stupenda scena! Ió già de' fiumi La vena scopro, e a sprigionarsi intesi, Errar gli ascolto: gli arenosi letti Miro, e le piogge a tramandar prefissi I socchiusi meati, e gli stillanti Ghiacci, e la nebbia che sottil n'esala. La sabbia ribollir veggio sull' onda, E frammista la selce alla minuta Ghiara, e i rivi de' massi, e i tortuosi Meandri e i seni ove l'umor si accoglie: Sotto le assidue stille io delle balze
Gli ampi tubi discerno, e incontro all' acque Ingente ammasso d' indurata creta.
Il liquido tesor di quinci scorre E '1 varco ovunque sforza, e delle rocce Dall' alto si precipita, o dal centro Sbocca de' poggi. Ne solleva il caldo
Sole allora i vapor; l'aere gli addensa,
E in pioggia vôlti, i monti n' empie e i fiumi. Novello corso a ripigliar, ne' gorghi
Tornan l'acque così del freddo abisso,
E con assiduo moto la sovrana
Legge compion, che all' orbe il Nume impose. Quando l'ultima luce, che non lunge Del Verno annunzia i dì, manda l' Autunno, La schiera delle rondini si aduna,
E scherza e vola e sulla liquid' ala
Si libra, e lieve scende, e l'acque rade.
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