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vano fondato in Gerusalemme uno spedale sotto l'invocazione di san Giovanni Battista, ove ai pellegrini, agli infermi, ed ai poveri di ogni nazione si dava ricovero ed assistenza. Alcuni devoti, dopo la metà del secolo undecimo, offertisi spontaneamente alle pratiche della ospitalità, elessero tra loro un rettore pel governo della famiglia, presero abito religioso, e cominciarono a vivere monasticamente con certe regole adatte alla loro vocazione. Una dama romana, nomata Agnese, fu la prima delle suore ospitaliere, e un gentiluomo francese, chiamato Gherardo, primo maestro dell' Ordine. Or costoro non restarono contenti all'ospiziare i pellegrini: imperocche vedendoli spesso feriti e svaligiati dai ladroni del deserto o dalla fanatica plebe musulmana, aggiunsero l'ordinamento di un certo numero di frati più giovani e valenti a far la guardia intorno allo Spedale, e la scorta ai viaggiatori. Prese le armi a difesa, secondo il costume di quel tempo anche in Oriente, i frati furono militi a cavallo, cioè Cavalieri; e la prima caserma piantarono alla porta dello Spedale, dove i pellegrini andando o tornando, infermi o sani, si riducevano come ad albergo pubblico. delle nazioni cristiane. Quindi essi presero il nome dello Spedale, di san Giovanni, e di Gerusalemme, cioè della città, della casa e del santo cui professata avevano la loro milizia. Quando poscia passarono in Oriente le armi pietose per liberare il sepolcro di Cristo, allora i Cavalieri dettero maggiormente nelle armi; e concorren

4 PAOLO ANTONIO PAOLI, Dissertazione dell' origine ed istituto del sacro militare Ordine degli Ospitalieri di san Giovanni Gerosolimitano, detto di Malta: dedicata a monsignor Romualdo Braschi Onesti, maggiordomo e nipote di nostro signore papa Pio VI, in-4. Roma, 1781.

SEBASTIANO PAOLI, Codice diplomatico dell ordine Gerosolimitano, in-fol. Lucca, 1733-37.

JACOMO BOSIO, Storia della Sacra Religione et illustrissima milizia di san Giovanni Gerosolimitano, di nuovo ristampata, e dal medesimo autore ampliata ed illustrata, in-fol. Roma, 1621.

dovi da ogni nazione il fiore della nobile gioventù, giunsero a potenza sovrana, ebbero l'approvazione di Roma, e aprirono case e commende in tutta l'Europa. Il capo di quest' Ordine, come colui che teneva al suo comando invitta falange di prodi e nobili uomini, sciolti da ogni legame che potesse illanguidirne il valore, sommessi a lui per solennità di voto, divenne l'uno dei personaggi più ridottabili delle crociate: a lui seggio nei consigli del regno per gli affari più gravi di guerra e di pace, a lui sovranità di molte castella nella terra di conquista. Succeduta quindi la perdita di Tolemaide, il grammaestro e i cavalieri, raccolti dalle galere del Papa, furono condotti a Cipro: nel qual luogo, trovandosi senza convento e incerti del loro destino, dopo aver dibattuti diversi partiti, finalmente chiamarono i maggiorenti a capitolo generale, dove per unanime consentimento fecero tal deliberazione che deve tenersi come chiave da entrare nella conoscenza ragionata della loro storia. Decretarono non già di spandersi colla guarnacca e la sciringa per gli spedali di Europa, come alcuni penserebbero, ma di stringersi in arme e soprasberga vicino all'Asia, e di tenersi sempre pronti alle occasioni che presentare si potessero per rimettersi in Terrasanta, secondo lo spirito del loro istituto 5. Di necessità ebbero in ordine due mezzi a questo fine: la dimora in alcun' isola presso la Palestina, e l'armamento del navilio per traghettarvisi. Quindi il convento in Cipro presso alla rada di Amatunta, e la gioventù in continui esercizî di armeggiamento e di navigazione.

RENÉ D'AUBERT de Vertot, Histoire des Chevaliers hospitaliers de St. Jean de Jerusalem, in-8. Paris, 1726.

5 VERTOT cit., lib. IV in princ., t. II, p. 1, 2, 9, II ec. Bosio cit., II, 32: « Fu risoluto di trovar luogo vicino alle frontiere del nemico più che fosse possibile, nel quale liberamente habitando potessero

[1309.]

Cosi durarono le cose loro per diciotto anni, finché il grammaestro frate Folco da Villaretto, volendo acquistare in pieno dominio alcun luogo forte sulla frontiera dei nemici ed opportuno allo scopo medesimo, fermò il disegno di togliere ai Turchi l'isola di Rodi, fornita di buon porto, a cavaliere tra l'Europa e l'Asia: ed avendo ottenuto da papa Clemente V non solo licenza di far quell'impresa, ma anche la somma di novanta mila fiorini d'oro per le spese, armò il naviglio, e con silenzio secretissimo navigò sopra l'isola. Nel di quindici del mese d'agosto se ne fece padrone, vi pose stanza, e nel divisamento di tendere a Gerusalemme, e di combattere gli infedeli che la tenevano, rincalzò maggiormente gli ordini della milizia navale nell'isola, che presto si popolo di molta gente guerriera tra latini e greci, i quali a schiere dalle terre dei Turchi tramutavansi per vivere più sicura e religiosa vita sotto lo stendardo di san Giovanni.

continuare la degna professione di combattere contro ai nemici della Santa Fede. »

Residenza dell' Ordine Gerosolimitano

nei luoghi e tempi diversi:

1. Gerusalemme, dal 1060? al 1187.

2. Castello di Margatto, dal 1187 al 1285

3. Tolemaida, dal 1285 al 1291

4. Limissone di Cipro, dal 1291 al 1309.

5. Rodi, dal 1309 al 1522 ..

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[1332.]

II. — Descritti in tal modo i principi dei Turchi e dei Gerosolimitani, cioè degli amici e dei nemici della nostra marineria, vengo a' fatti del secolo decimoquarto, quando gli Ottomani cominciavano con molti navigli, tuttoché mal armati, a correre le marine dei Cristiani in Oriente, predando uomini, bestiame e roba, senza trovare contrasto; e cosi seguendo tutta l'estate facevano danni grandissimi, e tornavano periodicamente, carichi di bottino, a svernare nei loro paesi. Nel 1332 furono sopra Costantinopoli, ed avrebbero fin d'allora avuto in mano quella città, se non fosse stata la virtù dei latini, specialmente Genovesi e Veneziani, che, trovandosi in quelle parti per traffico, presero le armi, e francamente combattendo, ributtarono il nemico dalla città e dai borghi. Tuttavia i Turchi, cacciati di là, andarono a sfogar la rabbia nell'Arcipelago, guastarono diverse isole, presero molti schiavi, e ridussero sotto tributo Negroponte, i cui abitanti per paura di peggio pattuirono il servaggio'. Laonde in Ponente venivano continui e tragrandi richiami alla corte del Papa, del re di Francia, e degli altri principi cristiani, perché a tutti pesava di vedere tanta ruina degli amici e tanta oltracotanza dei nemici impunita, con danno notabile della fede, e vituperio di chi, potendo, non si dava carico di ripararvi. Ondeche papa Giovanni XXII volse l'animo a ripigliare le pratiche della guerra sacra, che per la morte dei due Filippi, di Ludovico, e di Carlo re di Francia e per diversi altri impedimenti già più volte si erano interrotte: attese pure a togliere di mezzo la discordia dei Cristiani, pacificò i

7 STEFANO INFESSURA, Diario romano, S. R. I., III, II, IIIо; et ap. PERTZ, S. R. G., XIX.

Genovesi col re di Cipro per vecchie ingiurie presti a venire alle armi, ordinò che si predicasse il passaggio, e che il clero e il popolo per le chiese supplicassero a Dio pel buon esito della impresa. Finalmente strinse tanto il re di Francia, che egli nella Natività del Signore pubblicò dinanzi ai suoi baroni e prelati come imprenderebbe di fare la guerra d'oltremare contro gli infedeli, e che i comuni e il clero deliberassero i sussidî consueti e le decime, e che i duchi e conti si mettessero in punto per andar con lui. Ma tutto questo non fu nulla più che parole date e pecunia tolta: imperciocchè per ventisette capitoli, e in premio della milizia, richiedeva al Papa tali grazie, vantaggi, tesori, investiture, benefizî, signorie, e reami anche in Italia, pel figlio, pel fratello e per altri, che il Papa e i cardinali gli rifiutarono come oltraggiosi e disdicevoli, tanto che in vece di concertarsi a guerreggiare i Turchi si appressavano a inimicarsi tra loro 9.

[1333.]

Passati due anni in questi trattati senza venir mai a negozio stretto, i Turchi (che avevano cominciato ad assaporare il dolce delle rapine, e che non avevano a far lega con alcuno) rinnovarono le scorrerie ladronesche per le riviere ed isole del mare Egéo, sino ad Atene:

8 RAYNALDUS, Ann., 1328, n. 85.

9 CORNELII ZANTFLIET, Chronicon, ap. MARTÈNE, Script. Collect., V, 205: « Multa præterea requirens a Papa quæ partim sunt acceptata, partim refutata. Sed Rege postmodum circa bellum Anglorum occupato, passagium in!ermissum est. »

p. 31.

GIOVANNI VILLANI, lib. X, cap. 198.

RAYNALDUS, Ann., 1331, n. 30.

FROISSART, Histoire et Chronique mémorable, in-fol. Parigi, 1574,

GUGLIELMOTTI.

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